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Il regime degli ayatollah della Repubblica islamica e la protesta dei popoli dell’Iran

La rivoluzione in atto, senza precedenti nella storia dell’Iran, per la prima volta rivendica la separazione netta tra religione e politica, in quanto la coesione di questi due elementi fu un atto senza precedenti nella degenerazione della rivoluzione modernista che riuniva l’intera popolazione nel 1979 contro il regime di Pahlavi.

La maggioranza dei partecipanti nelle piazze dell’Iran sono giovani, figli nati dopo la rivoluzione del 1979, sono gli stessi che hanno partecipato alla rivolta nel 2009 dopo l’esclusione di Mussavi e Karoubi dalle competizioni elettorali con i brogli elettorali e che hanno votato candidamente ed ingenuamente Mussavi e poi Rouhani, credendo che si possano avviare delle riforme strutturali all’interno della Repubblica Islamica, non prendendo in considerazione che la Repubblica non è compatibile con l’islam e viceversa.

I giuristi indipendenti iraniani hanno sempre definito che la carta costituzionale, il codice civile e il codice penale non sono modificabili in quanto rappresentano la sharia di turno.

Nessuno, dico nessuno, neanche le opposizioni in mille pezzi, aveva prospettato una rivolta cosi oceanica e improvvisa in Iran, e tanto meno che potesse iniziare dalle città religiose a livello mondiale nello sciismo:

a. Mashad: prima città religiosa di circa 2.5 milioni di abitanti, ove è sepolto Imam Reza 8° santo dello sciismo;

b. Qum: seconda città santa in Iran, con circa un milione di abitanti, in ci è sepolta Hazarate Fatimeh, sorella di Imam Reza e nella quale possono entrare solo i mussulmani. La città di Qum oltre ad essere la città di molte scuole coraniche, è famosa perchè Khomeini, dopo il suo arrivo in Iran, ha guidato per un periodo la rivoluzione antimodernista da questa città.

In queste due città sono iniziate le rivolte; normalmente esse sono blindate di gruppi speciali in borghese gestiti direttamente dai Pasdaran, e quindi dai servizi segreti e dal giureconsulto, nella persona di Ayatollah Alì Khamenei. 

La cosa sorprendente risulta nel fatto che da parte dei pseudo riformisti e dei conservatori che si dichiaravano di essere dalla parte di poveri, contro il carovita, non risulta nessun appoggio, in quanto essi si battono per la sopravvivenza del regime, mentre il popolo si batte per il superamento di questo. Non si sentono assolutamente slogan di referendum tra i manifestanti se non da parte di intrusi nei cortei.

Fondamentalisti, conservatori e pseudo riformisti sono uniti nel definire i milioni di manifestanti comandati dagli USA, Israele e Arabia Saudita e al massimo dichiarano che il governo deve rispettare la richiesta dei manifestanti e che questi ultimi devono agire nei limiti della costituzione islamica. Infine richiedono di riservare loro lo stesso trattamento riservato ai manifestanti arrestati nella prima primavera iraniana.

Da una parte il limite del regime di essere all’angolo, a causa di una crisi finanziaria senza precedenti provocata dalla corruzione e poi un movimento che rapidamente si è esteso in tutto l’Iran; il regime vorrebbe fare quello che non ha fatto il regime Pahlavi, cioè costringere il movimento ad essere aggressivo e armato, in modo da essere legittimato a procedere con la violenza contro i manifestanti, il movimento dei manifestanti, consapevole di questo, chiama alla solidarietà le forze dell’ordine (militari e paramilitari).

Il movimento, unito dall’estremo sud al nord, in oltre 80 città iraniane, nato alcuni mesi fa, cresciuto ed entrato in azione per rivendicare e combattere;

  • contro la povertà;
  • contro la pena di morte (mentre scrivo questo articolo, è stato giustiziato un minorenne, che secondo il calendario lunare islamico, aveva compiuto 18 anni); 
  • contro il carovita;
  • contro la discriminazione nei confronti delle donne, una vergona dell’umanità il codice penale e civile soprattutto nei confronti delle donne;
  • per la libertà dei prigionieri politici;
  • contro la corruzione;
  • contro il giureconsulto, definito dittatura dell’Iran;
  • contro l’inquinamento dell’ambiente;
  • contro l’insensibilità assoluta del regime nei confronti dei terremotati, vivono in tende fatiscenti, nonostante la temperatura sotto zero.

Conclusione:

Purtroppo, quello che si osserva, è una mancanza di organizzazioni e/o partiti politici in opposizione al regime uniti per la guida del movimento, questa assenza, renderà difficile la sopravvivenza delle proteste, da sottolineare, che la barriera anti regime essendosi espansa in tutto l’Iran, continuerà a resistere trasversalmente in tutto il territorio Iraniano.

La comunità internazionale, con le primavere arabe, ha sempre appoggiato i regimi precedenti e al massimo quelli religiosi che non erano altro che le fotocopie dei precedenti, tutto ciò ai fini di stabilità geopolitica, che ovviamente, ha prodotto dei disastri (vedi la Libia, L’Egitto, la Siria, l’Iraq, per non parlare del centro Africa), senza precedenti nella storia dell’umanità di queste nazioni, essi devono, difendere le opposizioni democratiche, e la condanna totale dei regime. In Iran in questi giorni, gli appelli della comunità Europea e del nostro governo, rasentavano una ambiguità politica, per la difesa status quo degli interessi di oggi, senza minimamente pensare a domani.

Dopo il superamento dell’embargo contro l’Iran (veramente contro i poveri che provocò il carovita), le aziende che si sono fatte avanti per stipulare i contratti con l’occidente, nella maggior parte sono, quelle private non pubbliche.

La realtà è che i popoli dell’Iran, sono avanti anni luce rispetto il regime religioso antioccidentale della Repubblica Islamica, in tutti gli ambiti (sociale, politica, economica, ricerca, produttiva e ecc.), e quindi il regime giureconsulto (velayat – e – faghih) risulta essere un freno al progresso e al riallacciamento dei rapporti, con il mondo libero dai condizionamenti. 

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