• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Il referendum in Grecia e l’editoriale di Repubblica. Che tragedia...

Il referendum in Grecia e l’editoriale di Repubblica. Che tragedia...

Ho letto e riletto quanto ieri scriveva Ezio Mauro su Repubblica

È difficile per tutti riacchiappare l'Europa dopo questo salto nel vuoto. L'unica cosa chiara è il risultato del referendum, che era anche l'unico prevedibile vista la scarsità dell'offerta politica che i greci avevano davanti. Da un lato, un nuovo ciclo di austerity; dall'altro, la possibilità di negoziare ancora il grado di quell'austerity, in un Paese stremato e tuttavia incapace di riformarsi.
Apparentemente, la scelta era semplice. Così basica che si è facilmente caricata di sovrastrutture simboliche: Davide contro Golia, il povero che si ribella al diktat del ricco, la democrazia diretta e popolare contro la regola europea burocratica e ottusa. Questo sovraccarico di significati impropri ha fatto convergere su Atene una zattera della Medusa di vecchie e nuove destre, vere e false sinistre, portando in piazza fianco a fianco nazionalismi e anticapitalismi, lepenismi e radicalismi, uniti dalla leggenda nera dei poteri forti europei distruttori delle sovranità nazionali. In questo, il racconto della crisi che Tsipras fa oggi alla Grecia è identico a quello che Berlusconi fece all'Italia per spiegare la sua caduta: le colpe sono comunque altrui, c'è sempre un nemico in agguato con una gigantesca congiura esterna pronta a spiegare in modo elementare situazioni complesse, restituendo il populismo intatto alla fine della crisi, magari vittima ma comunque innocente.

Tsipras come Berlusconi (avrà anche lui uno stalliere mafioso?), in piazza c'erano solo fasssscisti, lepenisti, radicali... Tutta brutta gente.
Tutta gente che avrebbe dovuto festeggiare per le ricette della Troika. 

Per una preoccupazione politica comprensibile e per un istinto burocratico di conservazione, Bruxelles potrebbe reagire a questa vera e propria crisi di statualità europea facendo pagare il conto interamente ad Atene, con un default controllato come esempio negativo oggi per domare possibili ribellioni domani, magari di Podemos in Spagna, di Le Pen in Francia, di Grillo o Salvini in Italia. 

Ma non è quello che sta facendo? Solo aiuti umanitari...

Non è quello che fa Renzi (oggi rifugiato al Cern)? Prendere le distanze da Tsipras per dare un segnale alla sua minoranza? 

Infine la conclusione:

Che altro? Più Europa e più democrazia: è l'unica risposta alla crisi greca dettata dalla visione e non dalla paura, da un sentimento della politica e non dai risentimenti dell'antipolitica, o dalle fredde vendette burocratiche di Bruxelles.

Che è una vera e propria contraddizione: indire un referendum è roba da populisti, mentre far cadere dall'alto scelte economiche (che impattano sul sociale) è democratico.

E la campagna politica a favore del "sì" è stata fatta sulla paura. Ma avete così paura che si formi qualcosa a sinistra, in Europa, da screditare la gente in questa maniera?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità