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Il reddito di cittadinanza e i poveri evasori

Il reddito di cittadinanza viene erogato anche agli evasori? La statistica dice che ovviamente sì, e che servono correttivi. Ma, come al solito, prevarranno gli strepiti di fazione ed il sommerso italiano verrà ulteriormente gonfiato, post pandemia

Prosegue e si arroventa la polemica sul reddito di cittadinanza. Quali e quanti casi di frode esistono? Lo strumento è da riformare, per evitare che produca effetti avversi ed asimmetrici sull’economia, nel senso che chi assume titolo per percepirlo finisce ad avere un forte incentivo al sommerso ed alla inattività, soprattutto in alcune zone del paese. Sono tutti argomenti di cui ho già parlato più volte ma è utile seguire il dibattito, evitando i soliti riflessi pavloviani di favorevoli e contrari “a prescindere”.

L’ultimo capitolo della polemica, in ordine cronologico, è la reazione del presidente Inps, Pasquale Tridico, ai rilievi critici del suo predecessore, Tito Boeri. Il quale, in una trasmissione televisiva, aveva affermato che “la metà dei percettori del reddito di cittadinanza sono evasori fiscali”: Tridico se ne è adontato, accusando Boeri di “dire castronerie” e “fare chiacchiere da bar”.

A proposito di questi due filoni di ricerca economica (castronerie e chiacchiere da bar), indicati dall’economista calabrese presidente pro tempore dell’Inps, non ricorderemo l’ardita teoria, ancora in attesa di validazione empirica, del reddito di cittadinanza che fa aumentare l’output gap consentendo cosi di fare più deficit e vivere felici e contenti.

Oggi Boeri torna sul tema in una intervista a La Stampa, ribadendo le sue critiche:

Io mi sono limitato a riferire che ci sono stime attendibili svolte dall’Inps secondo cui la metà dei tre milioni di persone che percepiscono il sussidio sono evasori (…) Sono temi discussi all’Istituto a partire dall’incrocio fra i dati amministrativi e campionari e sulla base di modelli di microsimulazione in seminari cui forse Tridico avrebbe fatto bene a partecipare. Sono stime a mio giudizio plausibili.

Questo punto è fondamentale: Inps ed Istat stimano che in Italia ci siano 3 milioni di evasori totali tra gli autonomi ed altrettanti tra i dipendenti. Attenzione: riguardo quest’ultima categoria, parliamo ovviamente di lavoratori “dipendenti” ma in nero, invisibili. A questo numero complessivo di senza reddito ufficiale, occorre sommare i familiari; portando il totale, secondo la valutazione spannometrica ma realistica di Boeri, a circa 10 milioni di potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza. Pertanto,

Se il 15% di questi lo percepisce, abbiamo che la metà dei suoi beneficiari è evasore.

La replica di Tridico a questa argomentazione di Boeri non pare esattamente da economista, nel senso che l’attuale presidente Inps afferma che, in tal modo, Boeri attribuirebbe ai poveri circa 60 miliardi di evasione, la metà dei 120 miliardi stimati per il nostro paese. Qui io vorrei mettere l’emoticon del facepalm ma fate come se lo avessi messo, e leggete la risposta di Boeri:

Credo non abbia capito. Non ho detto che la metà degli evasori ottiene l’assegno, ma che la metà dei percettori del reddito potrebbero esserlo. Si tratta, come dicevo, di circa il 15 per cento degli evasori. Quindi semmai la cifra dovrebbe essere di 18 miliardi. Inoltre, tra chi froda il fisco molti potrebbero avere redditi comunque bassi. I 120 miliardi di sommerso non sono distribuiti uniformemente fra la popolazione. Ci sono grandi e piccoli evasori.

A parte queste nozioni elementari di statistica, la disputa tra i due economisti verte ovviamente sui controlli. Sono fatti ex ante su base sistematica all’atto dell’analisi delle domande oppure a campione ex post, e sulla base di quale incrocio di banche dati? Se persino il Terzo Segreto di Fatima è caduto, anche questo segreto dell’Inps dovrebbe essere facilmente superabile.

Per Boeri, il punto è molto chiaro:

Queste cose vanno accertate prima di concedere il sostegno. Un conto è bloccare un pagamento prima di erogarlo, un altro è recuperare dopo quanto versato, superando i ricorsi.

Per farla breve, l’Italia è un paese piagato dall’evasione fiscale. Solo gli sciocchi ed i capipopolo non colgono che, anche tra i “poveri” si annidano sacche di evasione, anche minima in valore assoluto ma che sommate determinano importi rispettabili, in funzione del “Teorema di Petrolini” (“i soldi vanno presi dove ce ne sono tanti, tra i poveri: presi singolarmente ne hanno pochi ma i poveri sono tanti”).

Il tutto senza scordare che, tra gli evasori non ci sono solo poveri ma un numero non trascurabile di essi lo è, ai fini del welfare, in quanto evasore. Borges sarebbe stato affascinato. Noi, nel nostro piccolo, dovremmo ricordare che il welfare italiano è fallito anche per queste dinamiche, cioè quelle dei falsi poveri da sommerso.

Ora, senza iniziare con la teologia dell’evasione di sopravvivenza, e restando seri, bisognerebbe essere consapevoli che uno stato serio eroga welfare ai bisognosi veri. Nel caso del reddito di cittadinanza, secondo Boeri ed il senso comune, fondamentale è l’ISEE precompilato e l’incrocio delle banche dati, conti correnti e motorizzazione civile su tutte.

Serve quindi qualcuno che si prenda l’incomodo di mettere nell’agenda politica il tema dei controlli, realizzati in modo razionale e non persecutorio o come tattica dilatoria per pagare il più tardi possibile. Purtroppo, quello che otteniamo sono da un lato gli strepiti per cancellare il reddito di cittadinanza, dall’altro il solito sdegno progressista al grido di “ecco, volete fare macelleria sociale!”.

Il tutto senza scordare quello che già abbiamo ribadito ad nauseam: riformare il reddito di cittadinanza separando le politiche attive del lavoro da quelle sociali, rivedere le erogazioni per evitare di tenere troppo altro il salario di riserva e, per questa via, alimentare il sommerso e di conseguenza le richieste di ulteriori erogazioni di reddito di cittadinanza, con scomparsa delle basi imponibili. Evitare che le aliquote marginali effettive dei percettori del reddito di cittadinanza siano pari al 100%, nel senso che se mi offrono un lavoro “in chiaro”, io perdo il sussidio. Meglio una forma di integrazione al reddito come l’EITC.

Ovviamente, nella repubblica degli slogan, si predica nel deserto. Molto meglio produrre quantità industriali di droplet, sbraitando nei teatrini televisivi dove di solito vengono poste domande analitiche del tipo “Ma lei è favorevole o contrario al reddito di cittadinanza”?

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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