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Il privilegio di essere bianche, le mutande “color carne” e l’Orsa Daniza

La nostra società si basa su alcun norme che regolano la percezione di noi e degli altri. La norma prevede un amore etero e un’esistenza tale. Prevede di essere magri e perfettamente abili, pena la squalifica immediata da ogni rappresentazione non stigmatizzata.
Prevede però soprattutto, di essere bianche. La norma della società occidentale è bianca, tutto il resto è un’eccezione. E tutta la società si organizza e produce e vende in funzione della pelle bianca dei suoi principali rappresentanti.

Un esempio banale, ma rilevante è quello degli abiti e soprattutto dell’intimo “color carne”.

Che colore vi è venuto in mente leggendo “color carne”? Forse persino a chi la pelle ce l’ha nera sarà venuto in mente qualcosa di rosa e pallido.

color carne

Intimissimi. Il colore naturale Skin ( color pelle ).

color carne2

Color carne secondo Yamamay

Il color carne, è il colore della pelle dei bianchi di questa nostra società occidentale. Raramente un prodotto “color carne” ha una variante per tutte le carni, che sia della lingerie, dei cerotti o un abito da sposa.

colorcarne4

Non solo i produttori, ma anche i media usano l’espressione “color carne” o “color nudo” per intendere questo beige rosato che si mimetizza sulle pelli chiare.

color carne4

Usare questi significanti per questo significato, denota, se mai ci fosse bisogno di conferme, la totale centralità della persona bianca come “persona base” di cui chi ha la pelle scura, nera, olivastra o che, è una derivazione, una variazione.

Il linguaggio riflette la cultura di una società più di quanto lo status quo e le nostre pretese di libertà e diritti possano fare. Così capita che persino riferendosi alla first lady USA, Michelle Obama, i giornali, forse nemmeno coscientemente, tradiscano l’alterità di quella donna nera, sebbene potente, dal vero modello, bianchissimo.

Michelle Obama all’Administration State Dinner indossa un vestito "flesh colored”, color carne. Ma non la sua.

color carne5Barack Obama, Manmohan Singh, Michelle Obama, Gursharan Kaur

 

Scrive Lisa Wade, professoressa di sociologia al Occidental College, su Sociological Images

Questo è quello che succede quando le persone bianche sono considerate persone e le persone nere sono considerate uno speciale tipo di persone, le persone nere. “Color carne” diventa il colore associato con i bianchi e le persone con la pelle più scura sono lasciate fuori dal quadro. Succede ogni volta.

 

color carne 6

“Normal to darker skin” Normale è bianco.

 

Sono sottigliezze, non sono cose gravi, queste. Rispondono in coro le donne bianche e normali.

Proprio mentre questo post prendeva forma, su una nota pagina fb, “Il corpo delle donne”, l’autrice femminista Lorella Zanardo pubblicava questo stato e tutto quello che avevo scritto finora mi è sembrato ancora più necessario. Se persino una donna intellettuale e femminista usa argometazioni simili.

corpo delle donne

 

L’orsa Daniza è stata uccisa nella sua cattura e i media e i politici italiani hanno parlato solo di quello, perché si sa che è più semplice schierarsi in favore degli animali che dire qualcosa di sensato sul welfare o la riforma della scuola.

Vale la pena specificare che noi tutte ci auguriamo sempre maggiore spazio alle tematiche femministe sui media. Ci augureremmo anche che il femminismo trasmesso e comunicato fosse vario, non semplice espressione di antisessismo.

Ci piacerebbe che oltre a parlare di femminicidio ci si preoccupasse anche di come se ne parla e che se ne ricercassero le cause e si chiedessero misure di prevenzione, non solo punitive.
Vale la pena anche ricordare che in realtà contro il femminicidio e contro la violenza sulle donne in tante e tanti sono sces* in piazza e ogni giorno si continua a lavorare, educare, scrivere per combattere questa realtà.

Sebbene d’accordo con la voglia di maggiore visibilità per il femminismo, Zanardo però decide di unire la sua perplessità per lo spazio mediatico riservato all’animale a quella per l’attenzione riservata al RAGAZZO NERO.
Si riferirà, immaginiamo, a Michael Brown, il diciottenne ucciso nel Missouri il 9 agosto scorso da un agente di polizia. La sua morte ha portato alla ribalta mediatica il tema del razzismo negli Stati Uniti, le condizioni di gestione dell’ordine pubblico da parte della Polizia, molt* sono scesi in piazza, la notizia ha occupato a lungo le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo. GIUSTAMENTE, aggiungerei.

Strano come ci si ricordi il nome dell’orsa e non quello di un ragazzo nero.

Altrettanto strano che le rivendicazioni femministe siano ormai dimentiche di non cadere a loro volta nella discriminazione. Ed il razzismo forse è talmente interiorizzato che non ci rende conto dell’assurdità di chiedere attenzione sul femminicidio paragonando un diciottenne nero a un’orsa.

Per la seconda volta in pochi giorni ci ritroviamo a leggere su una delle pagine femministe più ricche di contatti qualcosa che ci lascia veramente perplesse. Verrebbe da chiedersi poi perché stupirsi di quelle giovanissime che dicono di non aver bisogno del femminismo, quando il femminismo più fortunato, quello che riesce a parlare in prima serata e sui giornali, veicolando a sua volta forme di discriminazione o di paternalistico giudizio, fa tentennare anche le più convinte.

Se il femminismo non si preoccupa di non essere (o sembrare, o scoprirsi) razzista, che femminismo è?
Più volte da questo blog abbiamo rivendicato di aderire a un femminismo intersezionale e plurale, che lotta contro il razzismo con la stessa forza con cui ci ribelliamo a sessismo e omofobia.

Perchè scrivere post su come l’immagine femminile sia svilita e rappresentata secondo stereotipi, sarebbe del tutto vano per noi se queste discriminazioni non potessero essere inserite in un quadro economico-sociale più ampio, che contempla al suo interno discriminazioni per colore della pelle, religione,orientamento sessuale.

Se il femminismo è scisso da questo tipo di riflessione più grande, che collega tutte le categorie discriminate ad un’unico oppressore, se il femminismo cade e inciampa nel discriminare esso stesso, forse femminismo non è, somiglia di più al girl power e da fare politica si passa a fare solo costume.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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