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Il potere in qualsiasi modo

Todo Modo, film del 1976 di Elio Petri, dal libro di Leonardo Sciascia.

Com‘era cristiana la Democrazia Cristiana nel 1976! I suoi maggiori rappresentanti, collocati in Parlamento oppure nelle molte società-carrozzone statali, si riunivano in residenze religiose per esercizi spirituali, pronti a farsi fustigare per i propri illeciti da un religioso, in questo caso il severo ammonitore Don Gaetano-Marcello Mastroianni, inevitabilmente colluso con la politica. Fuori c’era il Paese alla deriva, persone che morivano a causa di una sconosciuta epidemia. L’uso dei conventi da parte di politici per ripensare ai propri comportamenti o per una sosta mistica prima di riprendere i propri traffici non è tramontato, anche se oggi si chiamano ritiri di saggi.

I personaggi di Petri diventano maschere, caricature, loschi figuri in giacca e cravatta, facce enormi e incombenti sullo schermo, a volerne evidenziare le brutture. Oggi ci siamo abituati a politici con occhiali dalla montatura meno pesante, con calvizie assente o celata da trapianti, gente che sa badare al suo aspetto, dalla biancheria al portamento e all’acconciatura più moderna, abbiamo pure le lady-like, tutto gli paghiamo, e le commissioni e gli accordi sono più evoluti. Gli esercizi spirituali, per quei perfidi baciapile, diventano nel film occasione per regolamenti di conti tra correnti, preghiere pagane e faide in nome di Dio, Dio lo vuole!: i politici che hanno solo rubato per il partito (Ciccio Ingrassia), quelli che in un sussulto di dignità si interrogano Non abbiamo forse mangiato abbastanza in 30 anni alla guida del Paese? Governavano, insomma, in nome della Fede. Uomini che si identificavano con le istituzioni che occupavano, senza potersene separare.

Così impietosamente Petri (o Sciascia) li vide o li volle rappresentare e così in fondo erano, fu un precorritore che vide il re nudo e gli fece fare la fine desiderata, non facendone uscire alcuno vivo dall’elegante albergo-bunker. Del resto all’arrivo lo stesso “presidente” della combriccola, Gian Maria Volonté, rimase perplesso alle parole del vice-questore che li accoglieva: Sono distaccato qui dal Ministero fino alla Fine. Il presidente è il personaggio più rappresentativo di quel gruppo e non si può non vedere in lui l’onorevole (onorabile?) Aldo Moro: il capo e il busto reclinati da un lato come a cercar consenso in un finto protendersi, le mani che si accarezzano l’un l’altra, le frasi enigmatiche ma che rivelano l’immobilismo di quella classe. Sogno di prendere decisioni, desidero, è come un’erezione mancata, mi sento magmatico, ma sono il migliore, chi può sostituirmi (più o meno la stessa cosa disse, più di recente, il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni, segno che il Potere, apparentemente, non logora). Ho una missione da compiere, compiti e responsabilità gravi verso il Paese. Petri gli fa dire che desidera la mediazione e il mutamento nella stabilità, che è poi il cambiare tutto perché nulla cambi. E forse fu lui stesso l’autore (o Forlani, questi e altri pari erano) delle famose e criptiche definizioni opposti estremismi e convergenze parallele. Ha con sé, il presidente, un’amante-segretaria-consulente-tuttofare, la splendida Mariangela Melato, che sogna per lui potere onore gloria e settennato. Gli raccomanda Parla difficile solo se non hai niente da dire, ma tutti in questo riuscivano benissimo.

Ai primi omicidi che accadono negli esercizi spirituali il partito consiglia loro telefonicamente di collaborare col magistrato, ma sempre con le dovute precauzioni. Sicuramente non fecero e non fanno, molti degli attuali politici, tesoro dei moniti di Don Gaetano: Il peccato non esiste se non c’è il potere di esercitarlo. Il maltolto va restituito, non c’è vero pentimento o contrizione se ciò che si è rubato non viene restituito. Le auto al tempo del film erano davvero tutte blu e, più sobriamente, solo italiane. Che peccato, Petri (Sciascia) li fa morire tutti, da ultimo il presidente, un potere che si scioglie, in un allegorico cammino disseminato di carte, i loro documenti, le risoluzioni, gli emendamenti, i programmi, le mozioni.

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