• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Il pantano libico

Il pantano libico

Le difficoltà dell’Isis in Siria e in Iraq hanno diffuso la sensazione che il Califfato potrebbe intensificare l’attività terroristica in Europa, oltre ad accelerare il “trasloco” verso il golfo della Sirte.

Barack Obama vorrebbe chiudere in gloria una stagione presidenziale considerata neo-isolazionista, riconquistando Raqqa e stroncando l’Isis in Libia. Quindi Renzi dovrebbe essere consapevole del fatto che a Washington, in occasione della conferenza sul nucleare, la Casa Bianca vorrà convincerlo ad appoggiarlo nei suoi intenti. E’ noto che i francesi e soprattutto gli inglesi sono pronti ad appoggiare Obama in ogni sua iniziativa contro l’Isis e dunque il Presidente del Consiglio ha ridotte vie di fuga dall’impegno diretto.

Le difficoltà dell’Isis in Siria e in Iraq hanno diffuso la sensazione che il Califfato potrebbe intensificare l’attività terroristica in Europa, oltre ad accelerare il “trasloco” verso il golfo della Sirte. Si sarebbe cioè aperta la possibilità di assestare all’Isis colpi incisivi.

L’Italia dovrebbe essere consapevole del fatto che sarebbe un grave errore, in un contesto come l’attuale, inviare soldati in Libia solo perché chiesto da un governo insediato dall’assemblea generale dell’Onu a settembre, che deridererebbe una “leadership italiana in Libia”. Tuttavia il nostro governo parrebbe disposto a dispiegare, con modalità da valutare, le eccellenze militari a disposizione: Tornado e reparti speciali di piccole dimensioni ma di forte impatto operativo.

Da qualche giorno Serraj e il suo Consiglio Presidenziale sono attesi a Tripoli, sospinti dal via libera dell’Onu, ma l’amministrazione della città ha dichiarato lo stato di emergenza proprio per impedire l’insediamento del nuovo governo, provocando scaramucce per ora dimostrative. La presenza di militari occidentali getterebbe ulteriore discredito sul già delegittimato governo libico, questo rischierebbe di rafforzare la presenza Isis insediata nella città di Sirte.

A questo punto pare chiaro che la benedizione dell’Onu non trasforma l’esecutivo Serraj in qualcosa di diverso da un governo fantoccio. Serraj che dovrebbe porsi al di sopra delle due fazioni che comandano a Tripoli e a Tobruk, ha avuto le prime difficoltà allorché ha formato un esecutivo record con 32 ministri, 64 sottosegretari e 9 consiglieri presidenziali in tutto ben 105 persone.

Per esemplificare occorre ricordare che a seguito di una complicata mediazione tra Tobruk e Tripoli è stato nominato ministro degli Esteri Marwan Ali Abu Sraiweil appartenente ad una famiglia importante della Tripolitania con qualche interesse in Cirenaica. Molti hanno allora rilevato uno sbilanciamento. Si è quindi deciso di nominare altri due pari grado, uno alla Cooperazione internazionale e un altro per gli Affari arabi e africani. Le ironie e le polemiche da parte degli osservatori si sono a tal proposito sprecate stimolando una drastica riduzione dei titolari di dicastero. I quali, in ogni caso, sono restati a lungo a Tunisi dal momento che nella capitale libica non erano ben accetti.

Il capo dell’entità governativa della Tripolitania vicina ai Fratelli musulmani, Khalifa Ghweil, ancora oggi considera quello di Serraj un esecutivo imposto dall’esterno che i libici non accetteranno mai. In una occasione si è lasciato sfuggire che qualora Serraj si presentasse a Tripoli, lui lo farebbe arrestare.

Sull’altro versante, quello di Tobruk, grande incognita è il generale Khalifa Haftar, già al fianco di Gheddafi e adesso, sostenuto dall’Egitto, uomo forte di quella fazione. L’ufficiale, appoggiato anche da commandos francesi, è alla guida dell’offensiva per la liberazione di Bengasi contro diversi gruppi islamisti come i qaedisti di Ansar Al Sharia che nel 2012 uccisero l’ambasciatore americano Chris Stevens e la Brigata Martiri del 17 febbraio vicina ai Fratelli musulmani.

Si tratta, in tutta evidenza, di una situazione caotica, anche se solo accennata, che convincerebbe chiunque a non inviare contingenti ad impantanarsi in Libia. Sarebbe più saggio proseguire la politica già in atto, cioè dare supporto ai primi passi governativi di Serraj, il quale dovrà farsi carico di conquistare il consenso e la legittimazione che, come abbiamo visto, al momento gli mancano. Solo quando avrà ottenuto questo, potrà eventualmente permettersi una richiesta di sostegno militare internazionale per combattere l’Isis.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Giacomo Nigro (---.---.---.15) 30 marzo 2016 17:18
    Giacomo Nigro

    desidererebbe in luogo di deridererebbe (refuso)

  • Di Giacomo Nigro (---.---.---.15) 31 marzo 2016 08:32
    Giacomo Nigro

    a coordinare il «Liam» (Libya International Assistance Mission, prevista dalle Nazioni Unite) c’è un team di nostri alti ufficiali. Sono il primo embrione di quella missione a leadership italiana di cui tanto s’è parlato. Secondo i piani, il «Liam» ha bisogno di 1 mese per arrivare sul terreno, di 3 mesi per essere operativo, di 6 mesi per attivare le prime forze regolari libiche.
    http://www.lastampa.it/2016/03/31/e...

  • Di jgniger (---.---.---.211) 3 aprile 2016 10:51

    l clan libico dei Warshafana, nella regione di Zintan al confine con la Tunisia, ha lanciato ieri un appello alle forze politiche nazionali affinché "prestino aiuto al governo di riconciliazione nazionale per riportare la stabilità in Libia". In una nota diffusa alla stampa i membri della potente tribù libica hanno chiesto di "lavorare per la riconciliazione e contro la violenza, per ricostruire l’economia del paese e combattere il terrorismo, cacciando le bande criminali che minacciano la sicurezza dei cittadini".

    • Di Giacomo Nigro (---.---.---.15) 6 aprile 2016 08:53
      Giacomo Nigro

      Alla fine il governo di Tripoli si ’arrende’ a quello di unità nazionale di Fayez al Sarraj.

      La notizia rimbalza nella serata quando un comunicato dell’esecutivo dei ’ribelli’ di Al Ghwell annuncia di "cessare le proprie funzioni esecutive, ministeriali e presidenziali per mettere fine allo spargimento di sangue e alla divisione del paese". Lasciando, di fatto, il potere all’esecutivo Sarraj, sostenuto dalle Nazioni Unite, mentre resta ora il nodo Tobruk. Il Parlamento di Tobruk ha infatti respinto ieri le sanzioni dell’Onu contro Aguila Saleh, il presidente dell’Assemblea che ancora non ha dato alcuna luce verde al governo Sarraj. E il governo di Abdullah al-Thinni, nominato da Tobruk, continua ad alzare muri con il ministero della Giustizia che ha bollato come "illegale" le attività del Consiglio presidenziale. E, intanto, è corsa alla riapertura delle ambasciate a Tripoli. La Tunisia annuncia il ripristino della sua sede, mentre Parigi vuole farlo "nel più breve tempo possibile".

      Nella partita per il ritorno delle rappresentanze della comunità internazionale nella capitale libica anche l’Italia punta a essere tra i primi Paesi occidentali a rimetterci piede. "Sulla Libia c’è stato un passo in avanti vero, il governo Sarraj è un promettentissimo inizio ma ci andiamo con i piedi di piombo. Speriamo che lavorino nel mondo più inclusivo possibile", ha detto il premier Matteo Renzi. L’Italia è in prima linea per la soluzione della crisi libica, e issare quanto prima il tricolore sulla sede diplomatica a Tripoli avrebbe un grande significato politico. L’inviato speciale dell’Onu Martin Kobler è volato ieri nella capitale per incontrare il premier designato Fayez al Sarraj, "per discutere di come andare avanti", mentre a Tripoli - ancor prima dell’annuncio dei ’ribelli’ - saliva il consenso al governo di unità, anche tra la popolazione. "Sono venuto a Tripoli da visitatore ma voglio esserci da residente", ha scritto l’inviato dell’Onu. E dopo l’incontro con Sarraj e i membri del consiglio presidenziale nella base dove hanno istituito il proprio quartier generale, si è concesso un tour nella città vecchia. "Tripoli deve essere la città della pace nella regione", ha ribadito il diplomatico tedesco.

      http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/africa/2016/04/06/-libia-tripoli-lascia-e-cede-potere-a-governo-sarraj-_e1b730d0-ea54-424c-96d1-de6fcf224596.html

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità