• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Il nucleare fa paura, ma la Nato ancor di più

Il nucleare fa paura, ma la Nato ancor di più

Il nucleare non ci piace, ci spaventa, cozza con la nostra idea di Nazione all'avanguardia nella difesa dell'ambiente e della salute. Che senso ha tornare al nucleare quando la popolazione non lo vuole. Che senso ha opporsi al ritorno al nucleare quando, in realtà, non ne siamo mai usciti. Sul nucleare sappiamo quanto ci è permesso sapere, perché, sul nucleare, passato e futuro, regna il segreto di Stato: il nucleare è ritenuta materia da sicurezza nazionale; terra di spionaggio industriale. Siamo atomici da prima di Hiroshima, lo siamo da quando abbiamo le basi americane.

Abbiamo, in Italia, 90 bombe nucleari americane. Ne parla in un rapporto uno specialista del Natural Resources Defense Council, autore di un rapporto sulle armi atomiche in Europa. Secondo il rapporto, nelle basi americane in Europa ci sono 481 bombe nucleari, dislocate in Germania, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Olanda e Turchia. In Italia: 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia. Si tratta delle B 61: sganciate dai cacciabombardieri. «Le ragioni di un arsenale nucleare così grande in Italia – ha spiegato Kristensen – sono nebulose e la stessa Nato non ha una strategia chiara. Le atomiche continuano a svolgere il tradizionale ruolo dissuasivo nei confronti della Russia, e in parte servono per eventuali obiettivi in Medio Oriente, come l’Iran. Un’altra ragione è di tipo politico istituzionale. Per l’Italia è importante continuare a fare parte degli organi di pianificazione nucleare della Nato, per non essere isolata in Europa. Altri paesi come la Germania hanno lo stesso atteggiamento». Tra Italia e Stati Uniti esiste un accordo segreto per la difesa nucleare, rinnovato dopo il 2001. William Arkin, un esperto dell’associazione degli scienziati nucleari, ne ha rivelato recentemente il nome in codice: Stone Ax (Ascia di Pietra). Nel settembre 1991, dopo il crollo del muro di Berlino, il presidente George Bush aveva annunciato il ritiro di tutte le testate nucleari. Gli Stati Uniti vogliono produrre bombe atomiche con potenza limitata e non escludono di servirsene contro i paesi che considerati terroristi; chi si arma ha sempre l'intenzione di servirsene. La soluzione concordata prevede l’istallazione in Italia di due postazioni dotate di bombe atomiche, con un meccanismo detto “della doppia chiave”. Le bombe americane per essere azionate devono essere innescate da questa doppia chiave: una in mano al capo della guarnigione italiana della base (Aviano e Ghedi), l’altra al capo americano. Le bombe sono caricate su Tornado italiani o tedeschi, i cui piloti sono addestrati negli Stati Uniti, ed anche l’accesso ai bunker in cui questi sono posteggiati è regolato con la doppia chiave. Il Capitolo 5 (Chapter 5) del regolamento Nato prevede che, in caso di attacco ad uno Stato membro, tutte le basi debbano immediatamente rispondere. Cosa spaventi di più, se il nucleare in sé o le conseguenti scorie radioattive, non cambia il discorso e la polemica. Da una parte abbiamo un Paese con un alto consumo di energia, dall'altro, una popolazione che si oppone al nucleare. Abbiamo la Edison: uno dei parchi di centrali elettriche tra i più efficienti ed eco-sostenibili d'Europa. Infrastrutture all'avanguardia per l'importazione del gas come il primo rigassificatore offshore al mondo e quasi 4.000 persone impiegate in oltre 10 paesi del mondo. Edison da 130 anni produce l'energia elettrica e fornisce il gas per le imprese e le famiglie del nostro Paese. 12,3 Gigawatt di capacità installata, 68 impianti idroelettrici, 28 centrali termoelettriche, 29 impianti eolici e 1 solare, 41,6 Terawattora di produzione netta di energia elettrica. Edison copre il 15% della produzione elettrica italiana. 13,2 miliardi di metri cubi di disponibilità di gas, Edison copre il 17% del fabbisogno italiano di gas, 79 concessioni e permessi esplorativi in Italia e all’estero, 3 concessioni stoccaggio gas & 1 terminal LNG, 56,1 miliardi di metri cubi di riserve di idrocarburi. Abbiamo l'Eni: Eni opera nelle attività del petrolio e del gas naturale, della generazione e commercializzazione di energia elettrica, della petrolchimica e dell'ingegneria e costruzioni, in cui vanta competenze di eccellenza e forti posizioni di mercato a livello internazionale. Abbiamo l'Enel: Siamo la più grande azienda elettrica italiana, con una capacità installata di circa 40.400 MW e una produzione di 84 TWh. Con quasi 30 milioni di clienti, contribuiamo in modo determinante al fabbisogno energetico del Paese e alla sua crescita. Dal 2006 siamo anche il secondo operatore nazionale nel settore del gas. Tre grandissime multinazionali storiche, operanti in tutto il mondo; da sole rappresentano il ministero degli Esteri e la diplomazie di tutte le ambasciate. Eppure, non hanno saputo rendere indipendente il nostro Paese sul piano energetico, anzi, hanno ucciso chi ci lavorava, Enrico Mattei, rendendoci partner di persone come Putin o Gheddafy e altri criminali politici orientali ed occidentali. Banche, fabbriche di armi, miriadi di piccole società da loro controllate, anarchici, liberi e indipendenti, capaci di scegliere governi e coalizioni. Vercelli, Saluggia, un paesino italiano dove sono stoccati oltre l’80% dei rifiuti radioattivi presenti in Italia. Un paese di 4.201 abitanti: a pochi metri dalla Dora Baltea e a monte dei pozzi del più grande acquedotto del Piemonte. Altra colpa riconducibile alla Sogin. Eurex, impianto di processamento dei combustibili nucleari, entrò in funzione a Saluggia negli anni settanta. Enea, proprietaria del sito, vi svolgeva attività di ricerca scientifica pericolosa. In Piemonte ci sono 3 siti interessati dai residui nucleari: Saluggia, Trino e Bosco Marengo. Ma, a Saluggia è stato accumulato il combustibile nucleare esausto, per recuperare il plutonio. Il sito contiene così l’84% del materiale radioattivo presente in Italia. Da non dimenticare l’incidente del 2000, quando,secondo il premio nobel Carlo Rubbia, si sfiorò “una catastrofe planetaria”: un’alluvione alzò il livello della Dora Baltea, che inondò il deposito Eurex, rischiando di trascinare con sé veleni pericolosissimi, tra cui plutonio e uranio. E chissà quanti treni vediamo passare senza sapere che essi trasportano materiale radioattivo, da una nazione all'altra, da una città all'altra.

Come a Torino, dove due notti al mese passano treni pieni di scorie nucleari. La Regione Piemonte dovrebbe, per legge, avere un piano di emergenza in caso di incidente a uno di questi treni. Una evacuazione immediata, un piano per le esplosioni, gli incendi e fuoriuscite di materiale altamente radioattivo, chissà quanto piemontesi ne sono a conoscenza. Basterebbe sapere se, come legge regionale prescrive, tutti quelli che abitano nel raggio di tre chilometri dalla ferrovia fanno le esercitazioni. Dopo quasi venticinque anni dalla chiusura delle centrali nucleari italiane la questione delle scorie non è stata risolta. E non lo sarà mai, perché le scorie restano pericolossime per la salute umana e per l’ambiente per decine di migliaia di anni. In nessun paese c’è un sito per lo stoccaggio. Nell’impianto di La Hague, Francia, le scorie vengono “riprocessate” e poi rimandate in Piemonte. Il sito di Saluggia non è sicuro: nell’ultima alluvione le falde sono state contaminate. No, il nucleare non lo vogliamo, perchè se è vero che le conseguenze sull'ambiente e sugli esseri umani hanno tempi lunghissimi, noi, non vogliamo morire con questo peso sulla coscienza, non vogliamo lasciare ai posteri questa pesante eredità. Noi vogliamo che la nostra classe politica e le nostre grandi multinazionali lavorino per: chiudere, smantellare e bonificare tutte le vecchie centrali nucleari in Italia. Abbandoni la politica del nucleare, agisca nella Unione Europea affinchè gli altri Stati si adeguino a nuove politiche energetiche ecocompatibili. Agli anti nuclearisti li si invita a provvedere, autonomamente, a rendere le proprie case alimentate a fotovoltaico; alle amministrazioni comunali, provinciali e regionali a rendere scuole, illuminazione pubblica, ospedali ed uffici indipendenti energicamente con eolico e fotovoltaico e magari utilizzare per l'impiantistica, i tantissimi capannoni industriali abbandonati; risparmierete di pagare le bollette.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares