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 Home page > Attualità > Cronaca > Il nostro futuro non è un debito. Verso il 15 Ottobre

Il nostro futuro non è un debito. Verso il 15 Ottobre

Roma. Banca d'Italia assediata da forze "dell'ordine" imponente, è dir poco. Tutte le strade adiacenti e limitrofe sono bloccate. E' tutto un luccichio di lampi di luce blu intermittente. Sono ancora le 14.00. Alle 16 si blocca il tratto di via Nazionale prospiciente la sede della Banca d'Italia. Riesco a sfuggire all'accerchiamento dei defender per un soffio! Ora per uscire dalla trappola si è costretti a fare un lungo giro. Un giovanissimo poliziotto mi aveva avvertito , quando ho lasciato lo scooter in una traversa di via Nazionale. "Stia attento", mi ha detto, "non vi conviene lasciare lo scooter qui. C'è rischio che te lo rompono!" Ma la manifestazione non doveva essere pacifica? Sicuro di ciò, ringrazio, ma lascio lo scooter là dove l'ho parcheggiato.

Le scalinate del Palazzo delle Esposizioni sono piene di giovani. Un po' pochi per la verità, rispetto alle mie aspettative. Poi però piano piano la strada si riempie. Vedo facce note e meno note, giovani che ho ascoltato nelle varie assemblee tenutesi in queste giornate. Faccio ad alcuni di loro qualche domanda. Ci si avvicina pericolosamente vicino ai gipponi schierati della polizia. Ma davanti vi sono fotoreporter e blogger con le loro macchine fotografiche e video, quasi a difenderli da un ipotetico attacco da parte dei poliziotti, che rimangono asseragliati dentro i loro gipponi, anch'essi a fotografare e filmare i manifestanti dietro le tendine dei finestrini appena sollevate. I gipponi diventano murales per volantini e tazebao del movimento.
Toh! rivedo la poliziotta emula della Santanchè con il suo capo. Sì, insomma, quelli della divisione infiltrati. Figuriamoci se non ve ne sono anche in questa strada! Li tengo d'occhio, ma fino alla fine si comportano bene!

Poi c'è una provocazione che poteva avere delle conseguenze. Un manipolo di poliziotti, bardati di tutto punto esce e strappa i manifesti e i volantini dai gipponi. Oscuravano le loro telecamere spie evidentemente. Se ci fosse stato qualche manifestante vicino, il raid poteva avere degli sviluppi imprevedibili. Meglio così. Incosciente il funzionario che ha dato l'ordine!

Poi incominciano i canti, i balli, le tamburriate, i rap coinvolgenti. Incomincia ad imbrunire. Si piantano le prime tende, qualcuno grida che da qui non ci si muove, Ma non vedo molta convinzione. Chiedo a qualche compagno, cosa ne pensa, come si evolverà la situazione. Ma c'è incertezza. Poi si tratta con i funzionari. Si chiede di poter essere ricevuti dal Presidente Napolitano per fargli recapitare la lettera degli indignados. Ci si accorda. Parte una delegazione. Ma è il solito rito. La via si svuota, di irriducibili rimangono quasi un centinaio. Ci si accampa, Ma la polizia interviene e dopo una lunga trattativa gli indignados vengono spostati a mano, uno per uno e depositati lungo le scalinate del Palazzo delle Esposizioni. Oggi è la prima tappa di un percorso che vede il 15 ottobre lungo il suo cammino. E' anche una dimostrazione che se la polizia e le "forze dell'ordine" non creano provocazioni le manifestazioni sono e rimangono pacifiche!

 

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