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Il masochismo del Pd

Si avvicina il 9 settembre data in cui la giunta del Senato dovrà pronunciarsi sulla decadenza di Berlusconi dopo la sua condanna a 4 anni per frode fiscale.

Ed aumentano i dubbi sulla compattezza del Pd nell’affrontare la questione. Le continue minacce ed i ricatti del Cav., infatti sembrano far breccia nel Pd e in alcuni tra i dirigenti più di spicco del partito. Ed è cosi che Violante, Fioroni ed altri esponenti del partito democratico prospettano scenari in cui la legge Severino che non consente ai condannati di sedere in parlamento possa essere rimandata alla Suprema Corte per presunta incostituzionalità.

Un regalo a Berlusconi ed uno schiaffo al Parlamento che nella scorsa legislatura votò la legge anti-corruzione a grandissima maggioranza. Il PD che dovrebbe gantiriere il rispetto delle regole, e dovrebbe distinguersi dal PDL, si piega ai desideri di Berlusconi in maniera inconprensibile e vergognosa.

Il maggior partito della sinistra che dovrebbe essere impermeabile alle richieste improponibili che arrivano dal frote opposto, e fare in modo che il Cav. paghi il proprio conto con la giustizia come succederebbe ad ogni cittadino italiano che non si chiami Berlusconi, tiene una linea politica ondivaga e poco chiara.

Ogni giorno che passa infatti sembra che il Partito Democratico diventi il più fedele alleato del leader del PDL, gli ha concesso l’abolizione dell’Imu e tra un po’ gli potrebbe consentire il rinvio dell’applicazione della propria condanna in tutte le forme che le norme prevedono.

Fa bene Beppe Grillo a stigmatizzare la deriva in atto che in nome della governabilità porta i maggiori partiti italiani (PDL e PD) ad essere i primi trasgressori delle leggi sancite dal Parlamento. È ora di finirla con questo pietismo nei confronti di Silvio Berlusconi. È assurda l’idea che colui che gode del consenso di una parte del’Italia possa sentirsi al di sopra delle leggi come sostiene il PDL.

Il Pd non può cedere alla bufala delle toghe rosse e della macchinazione attuata dalle procure per far fuori il leader della destra, recherebbe danno prima di tutto alla propria intelligenza e poi a quella dei propri elettori. Qualora il PD dovesse evitare la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, Epifani ed i suoi colleghi sancirebbero la morte del diritto, decreterebbero la propria scomparsa dal panorama politico e ricoprirebbero di ridicolo l’Italia al cospetto della comunità internazionale che considera il Cav. un misto tra una macchietta impresentabile, un oligarca che non sa tenere a freno i propri istinti sessuali ed un politicante di quart’ordine.

Basterebbe soltato che il Pd facesse il proprio dovere e non si inventasse bizantinismi legali per salvare le proprie poltrone e gli italiani gliene sarebbero infinitamente grati. Ce la faranno? Oppure il loro masochismo li porterà all’ennesimo errore di valutazione?

Visti i precedenti, leggi mancata approvazione di una legge seria sul conflitto d’interessi, bisogna essere pessimisti, ma visto che la speranza è l’ultima a morire, l’eventualità di vedere Silvio Berlusconi finalmente fuori dal Senato è ancora possibile. Pd permettendo.

 

Foto: Alessandro Capotondi/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.173) 30 agosto 2013 19:43

    Memento civis >

    Il potere del feudatario si misurava dalla sua “immunità” di fronte a sudditi e vassalli.
    Nei sistemi democratici la rappresentanza popolare non è un mandato “divino”, né una delega “irrevocabile”. E’ un diritto esercitabile “secondo i requisiti stabiliti dalla Legge”.

    Nessuna parte del corpo elettorale può quindi “pretendere” che il proprio leader sia al di sopra delle regole collettive.
    La giustizia e la legalità sono i pilastri della civile convivenza.
    Se non si difendono i valori civici è la legge del più forte quella destinata a prevalere.
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce né remore, né limiti fino a …

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