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Il gesuita Bergoglio e il generale Videla

Sui misfatti del regime dittatoriale di Videla negli anni ’70, esistono non pochi rapporti delle spie di Sua Maestà britannica. Si tratta di resoconti secret e confidential su una delle tragedie più cupe della storia argentina del Novecento, la Guerra sucia, “la sporca guerra contro la sovversione”. Un incubo per un’intera nazione che in sette anni avrebbe portato al massacro di trentamila persone, i “desaparecidos”, le vittime degli squadroni della morte del generale Jorge Rafael Videla.

Una vicenda che l’elezione a papa di Jorge Mario Bergoglio ha ricondotto alla ribalta, sia pure attraverso le supposizioni di un giornalista argentino, anche se per un verso del tutto rovesciato rispetto a quello che ci sembra, invece, uno dei motivi salienti della nomina a pontefice di questo prelato di origini piemontesi, che la storia aveva relegato fino all’altro giorno ai margini del mondo. Ai margini per modo di dire, perché la storia della Compagnia di Gesù non è stata mai ai margini delle attività della Chiesa cattolica, tanto che ai tempi di Pio XII furono proprio i gesuiti ad assolvere al compito di rappresentare l’Intelligence vaticana nel mondo, come dimostra la figura di padre Alfonso M. Martin, responsabile della Compagnia di Gesù in Italia negli anni di De Gasperi, quando la Santa Sede era molto attenta a seguire il corso politico dell’Italia, e in special modo quello che andava assumendo la Democrazia cristiana.

Da un rapporto confidenziale del maggio ’78 delle spie inglesi risulta che monsignor Achille Silvestrini – segretario di Stato vicario della Santa Sede – confida a un diplomatico britannico che “il governo argentino non è in grado di fornire risposte circostanziate [sulla questione dei diritti umani]. Si è limitato a pubblicare le liste delle persone che – si ammette – si trovano in prigione o che sono scomparse”. E rivela un fatto inedito: “La Santa Sede è convinta che il vescovo argentino Angelelli sia stato assassinato. La sua automobile si è scontrata con un camion quando tornava dai funerali di tre sacerdoti uccisi dalla polizia. "Accusato dalla dittatura di essere un vescovo “guerrigliero e marxista", monsignor Enrique Angelelli aveva perso la vita nell’agosto ’76, nella lontana regione de La Rioja.

Nel periodo della dittatura argentina (tra il 1973 e il 1983) Bergoglio, secondo il giornalista argentino Horacio Verbitsky, autore del celebre libro “Il volo”, non fece sentire la sua voce per il rapimento di due gesuiti, Orlando Yorio e Francisco Jalics. Per la prima volta Verbitsky svela l’esistenza del piano sistematico di soppressione degli oppositori al regime attraverso i voli della morte. Ma si tratta di una informazione distorta in quanto ingiustamente coinvolge Bergoglio. In contraddizione del fatto che il futuro papa avrebbe aiutato moltissimi dissidenti a fuggire dalle grinfie mortali della polizia politica di Videla e di quanto dicono oggi gli stessi giornali argentini che riferiscono i giudizi delle madri della “Plaza de mayo”.

I fatti, in realtà, andarono diversamente. Due giorni dopo il golpe del marzo 1976 Bergoglio, che era Superiore provinciale della Compagnia di Gesù, non accettò che i principali diritti umani fossero violati, e andò a protestare contro i maltrattamenti che avevano raggiunto persino i sacerdoti del suo Ordine, che esercitavano la loro missione nelle baraccopoli di Buenos Aires. I due sacerdoti furono infatti liberati. Può mai significare questo che Bergoglio fu complice di Videla? Assolutamente no. Prova semmai il contrario.

Oltre alla sua austerità, al suo stile di vita, al suo essere con i perdenti e con gli ultimi, ora Papa Francesco dovrà affrontare prove difficili per lui. Ma potrà superarle con l’aiuto di tutti. Sono le azioni concrete contro il potere curialista che si insinua nella Curia romana, e il potere finanziario su cui ruotano fatti e vicende oscure della storia della Chiesa. Su questo campo di battaglia si misurerà la sua vera statura.

 

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Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.35) 18 marzo 2013 10:21

    leggo: "andò a protestare contro i maltrattamenti ... I due sacerdoti furono infatti liberati. Può mai significare questo che Bergoglio fu complice di Videla? Assolutamente no. Prova semmai il contrario." 

    Ma Casarrubea aggira i punti contestati:
    Bergoglo ha indicato o no quei sacerdoti ai golpisti?
    davvero protestò o semplicemente ne concordò la liberazione?
    concordò o no, che altri non fossero liberati ma eliminati?

    Se Casarrubea non ci porta argomenti validi su questi punti il suo post non "prova" assolutamente niente.

    GeriSteve

    • Di (---.---.---.93) 18 marzo 2013 12:42

      Non c’è traccia di proteste delle gerarchie ecclesiastiche sia locali che romane contro le dittature sudamericane. Oggi ci si dà un grandaffare a presentare il nuovo Papa come un oppositore o un protettore degli oppositori o almeno uno che contrastava la giunta. Ma di prove non se ne vede una. Al contrario il silenzio della Chiesa è stato ampiamente provato.

  • Di (---.---.---.150) 18 marzo 2013 13:00

    secondo il giornalista argentino Horacio Verbitsky, autore del celebre libro “Il volo”, non fece sentire la sua voce per il rapimento di due gesuiti
    ma questo giornalista all’epoca dei fatti quanti anni aveva?

    e in generale la sua categoria, i giornalisti, fece sentire la sua di voce?
    Qua mi pare che passata la buriana della dittatura son tutti eroi che accusano altri di non aver fatto gli eroi abbastanza. Ma loro? Che titolo hanno a parlare se loro che scrivono non hanno fatto lo stesso?

  • Di (---.---.---.227) 24 marzo 2013 11:35

    Mi eri sembrato uno storico attento, puntiglioso sui fatti, ma in questa occasione sei davvero una delusione. Forse sei cattolico e quindi l’ideologia religiosa ti abbaglia.

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