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Il fronte Pro-Tav perde pezzi

Il senatore PD Salvatore Esposito sbatte la porta.

A giugno scorso, circa quattro mesi fa, scrivevo - basandomi su un articolo di Franco Cordero su Repubblica, ripreso da Micromega - che un chilometro di alta velocità in Italia costa sei volte più che in Francia.

Ragion per cui ritenevo di poter dire che forse è meglio lasciar perdere. Un po’ perché di soldi non ne abbiamo (nemmeno prima ne avevamo, ma quando servivano li stampavamo e buonasera); e un po’ perché mi secca parecchio sentirmi sei volte più scemo di un francese.

Oggi, con colpevole ritardo, scopro che già nel 2007 Andrea Malan aveva pubblicato su Il Sole 24ore uno “speciale TAV” dal titolo emblematico “in Francia l'alta velocità costa un quarto rispetto all'Italia”. Più moderato Sergio Rizzo sul Corriere che indicava nel triplo il differenziale dei costi tra Italia e Francia, ma anche tra Italia e Spagna.

Evidentemente le cose poi sono peggiorate.

Ma devono essere peggiorate ancora di più in questi ultimi quattro mesi se oggi leggo su Il Manifesto - «No alla Tav, “Se lo dico io“» - che il più convinto sostenitore dell’opera, il battagliero fan pro-Tav e senatore PD Stefano Esposito ha improvvisamente cambiato opinione dichiarando «presenterò una mozione parlamentare per chiedere al governo l’immediata interruzione dei lavori».

Cambiare opinione non solo è lecito; ma può essere indice di onestà intellettuale o di intelligenza riflessiva, anche se a volte invece è solo volgare voltagabbanismo.

Ma quella dell’esponente piemontese del Partito Democratico non sembra essere né l’uno né l’altro; né ponderata riflessione sull’inutilità di un’opera da più parti contestata né opportunismo politico. Sembra essere uno sgomento di tipo economico-finanziario. Alla buon'ora.

Forse non si era accorto dei costi italiani assolutamente sproporzionati quanto ingiustificabili rispetto a quelli francesi, ma ora ha scoperto che c’è un “un accordo di pro­gramma” – non tanto reclamizzato (“In Par­la­mento nes­suno lo sapeva”) – tra il mini­stro dei Tra­sporti Mau­ri­zio Lupi (Comunione e Liberazione) e Rfi (Rete fer­ro­via­ria ita­liana) nei documenti della quale si leggerebbe che i costi previsti per completare la tratta internazionale sarebbero lievitati da 2,9 a 7,7 miliardi di euro.

Che tante imprese (e tanto cemento) girino attorno al festoso, ma non poi così tanto spirituale, meeting di Rimini è cosa nota e forse non c'è da stupirsi più di tanto se gli ultrà del cattolicesimo conservativo si trovano più che a loro agio all'ombra di un governo ormai palesemente "democristiano".

Ma se 2,9 miliardi erano già 3, 4 o 6 volte più alti dei costi d’oltralpe, fate voi il conto di quante volte stiamo per diventare più stupidi dei francesi. Il buon Lupi ne avrà di cose da spiegare.

Per fortuna che il senatore Esposito sembra combattivo contro il progetto, diventato più che faraonico, tanto quanto lo era prima, quando era schierato a suo sostegno.

Un po’ ingenuamente il giornalista gli chiede “pensa che dietro all’ipotetico lievitare dei costi ci sia una macchinazione?” e la risposta suona piccata “È ora di dire basta al Paese dei furbi... C’è una nube nera die­tro que­sti numeri. Costi così alti non fanno altro che for­nire alibi ai poten­ziali cor­rut­tori”. Che devono essere 3, 4 o 6 volte più numerosi (o più avidi) che in Francia.

Se lo dice lui sarà vero.

Quattro mesi fa scrivevo: "Quindi, abbiate pazienza, ma sarebbe opportuno varare un No-Tav non ideologico né per preconcetta opposizione politica... un atto di clemenza verso quella valle e verso le nostre beneamate capacità di sopportazione... stremate più che altro dalle notizie quotidiane che ci parlano di bustarelle sempre, ovunque, a qualsiasi livello, per qualsiasi lavoro, per qualsiasi gara d'appalto".

Ma soprattutto per non essere così incommensurabilmente più stupidi dei francesi.

 

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