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Il fenomeno vegano

Abbiamo visto cosa è la Rivoluzione Integrale, un percorso di trasformazione sociale completo e senza compromessi. Integrale appunto. Cosa può facilitare la diffusione di un percorso come quello della Rivoluzione Integrale? Sicuramente la creazione di uno stile di vita che partendo da analisi teorico-ideologiche faccia breccia nei comportamenti umani nel campo del consumo. Prima di elaborare un nuovo stile di vita è necessario fare un’analisi di quello che è il modello di consumo più di successo negli ultimi anni, quello vegano.

Lo stile di vita vegano si basa sull’esclusione dalla propria alimentazione di qualsiasi prodotto composto da ingredienti di origine animale. Basta un colorante di origine animale a rendere un alimento non adatto per vegani. Oltre che all’alimentazione vegana, i vegani antispecisti dovrebbero stare attenti a non acquistare prodotti testati su animali, abbigliamento con parti di origine animale e a non assistere e sostenere economicamente spettacoli che utilizzano animali. Gli antispecisti sono coloro che rifiutano qualsiasi tipo di discriminazione da parte dell’uomo nei confronti degli altri animali.

Ma quale può essere la chiave del successo del veganesimo?

La dieta vegana, oltre alle ragioni etiche antispeciste, può avere delle ragioni salutiste in quanto basata su vegetali, ragioni ambientaliste in quanto gli allevamenti intensivi producono inquinamento, ragioni sociali perché gli stessi allevamenti sottraggono territori, coltivazioni e cibo a popolazioni in via di sviluppo. Quindi vi sono anche altre o più ragioni per cui si diventa vegani.
Ma le ragioni del successo del veganesimo non sono solo nelle ragioni che portano alla adozione di questo stile di vita ma anche nella modalità di sviluppo e diffusione di questo modello. Colui che diventa vegano si fa portatore di questo stile di vita nella società, non è una scelta che resta nel privato delle cucine domestiche. C’è chi organizza conferenze, chi dibattiti, chi organizza cene ed aperitivi vegani, chef che scrivono libri di ricette vegane e chef che organizzano corsi di cucina. C’è tutto un movimento che fermenta. Anche, se vogliamo, disorganizzato nel senso che non fa capo ad una organizzazione specifica. Tante sono le associazioni che ne promuovono la diffusione, alcune di rilevanza nazionale ed altre locali.

Ma l’aspetto principale di questo fenomeno è sicuramente questa specie di adesione incondizionata verso determinate scelte di vita e di identità individuale e collettiva, comunitaria. Ogni vegano, per coerenza con la propria scelta, deve necessariamente scontrarsi con il mondo esterno, principalmente con l’industria alimentare e con le attività ristorative. Per cui nel momento in cui un vegano all’interno di un ristorante dichiara la sua scelta alimentare, e man mano che questo fenomeno cresce, costringe il ristoratore a proporre dei piatti vegani all’interno del proprio menù.

Questo fenomeno ha, però, anche i suoi lati negativi perché sviluppa una certa intolleranza da parte dei vegani nei confronti di chi non vuole “convertirsi” a questo “credo”. In questo modo cresce anche una “schiera” di persone che odiano profondamente i vegani e la loro scelta estrema. Ciò avviene essenzialmente per una ragione . La scelta vegana si basa principalmente su ragioni etiche che appartengono alla sfera della coscienza individuale, ovvero la consapevolezza o sensibilità di non voler contribuire all’uccisione e sfruttamento di animali con il proprio consumo.

Seppure questa scelta si possa spiegare agli altri, non è logica, immediata, matematica se vogliamo, ma legata ad una sensibilità che una persona può avere mentre un’altra no; per cui chi non ha questa sensibilità resta libero di non condividere la scelta e non farla propria. Questo è il limite del veganesimo, ma non solo questo. Un altro limite o distorsione del veganesimo è l’effetto che produce nella grande distribuzione che per sfruttare questa nuova fetta di mercato ha messo in vendita linee di prodotti per vegani, non necessariamente salutari, ma privi di sofferenza animale.

Sono le stesse aziende multinazionali che hanno costruito i loro business su carne e derivati a proporre alternative vegane alle quali in molto abboccano felicemente. C’è quindi nel fenomeno vegano qualcosa che non funziona, se concepito acriticamente, come dovrebbe nonostante il suo grande successo.

 

Foto: romana klee/flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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