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 Home page > Attualità > Economia > Il fallimento del Welfare modello Camusso e Fassina

Il fallimento del Welfare modello Camusso e Fassina

Nell'Europa della crisi vincono quasi tutte le forze politiche che puntano ad allegerire uno Stato sociale fatto di troppe tasse e spesa pubblica, per rilanciare un modello più liberale e meno opprimente per i cittadini. 
Una lezione che il Pd non ha capito.

Sui risultati post-elettorali stiamo assistendo in questi giorni ai commenti più disparati e ne avremo per molti mesi a venire. Inutile, dunque, soffermarsi su tematiche quale "rischio ingovernabilità, accordo Pd-Pdl, Grillo contro Bersani". Tutti i media ne parlano già abbastanza.

C'è invece un aspetto che noi di Libero Mercato, orfani di una forza politica credibile, vorremmo sottolineare e che è rimasta un po' a lato rispetto alla scena politica principale: il fallimento elettorale di un modello di sinistra ormai desueto.
 
Il Partito Democratico ha sicuramente sofferto di una mancanza di leadership del suo segretario, e chissà quale sarebbe stato il risultato se alle primarie fosse emerso un profilo più moderno e combattivo come quello di Matteo Renzi.
 
A pesare sull'esito negativo delle urne è stata inoltre la visione di politica economica del Pd, troppo schiacciata sulle idee del responsabile Stefano Fassina ed appiattita sulle posizioni "conservatrici" della Cgil di Susanna Camusso, consacrata all'alleanza con la sinistra di Nichi Vendola.
 
In Europa quasi tutte le elezioni tenutesi all'indomani della crisi, ad eccezione della Francia, hanno visto soccombere le piattaforme programmatiche basate su un welfare di stampo novecentesco, un mix depressivo di tasse, spesa pubblica e statalismo, con pochi riferimenti agli indispensabili tagli dei costi alla pubblica amministrazione
 
Bersani avrebbe dovuto guardare ai risultati elettorali in Irlanda, Spagna, Portogallo e Grecia prima di presentarsi con una compagine di post-socialisti, in un paese già martoriato da una pressione fiscale al 45,3%.
 
La difesa del tradizionale modello di Stato Sociale europeo in contesti di mercati sempre più globali, prevede costi eccessivi e non può durare ancora a lungo senza l'avvento di profonde e radicali riforme.
Anche la Svezia, esempio classico di socialdemocrazia ben organizzata, ha rinnovato il mandato ad un premier "conservatore" impegnato però su un programma di riduzione fiscale e tagli del welfare e spesa pubblica. 
 
Stesso discorso in Gran Bretagna per il promotore della "Big Society" David Cameron
Mantenere un sistema attuale, con un basso grado di innovazione e crescita, ha bisogno di una fiscalità robusta per essere finanziato e francamente è un modello che non incontra molto successo al di fuori dell'Europa
 
Negli ultimi anni sempre più cittadini sembrano preferire i vantaggi di una pressione fiscale meno opprimente piuttosto che i servizi offerti da un livello costante di spesa pubblica, senza considerare che troppo spesso a tasse elevate non corrisponde purtroppo un'assistenza di qualità adeguata.
 
Una lezione che potrebbe servire per svecchiare il Pd, non solo anagraficamente, ma soprattutto sul fronte delle idee e delle proposte sul campo economico.
 
Non significa certo trasformare un partito di (centro) sinistra in una destra ultra-liberista, ma riformulare le offerte politiche per venire incontro ad una società che ha poca dimestichezza con il concetto di "lavoro dipendente", "contratto nazionale" e contributi pensionistici.
 
C'è invece un'intera generazione di giovani tenuti fuori dal mercato del lavoro e di piccoli imprenditori a partita Iva che aspettano che qualcuno si occupi seriamente dei loro problemi, favorendo lo sviluppo e l'insediamento sul territorio, l'avvio di nuove attività autonome attraverso un piano di de-fiscalizzazione, incentivi alle start-up, crediti d'imposta e agevolazioni per il finanziamento bancario.
Una fetta di popolo e di elettori, spesso moderati e lontani dall'immagine dei forconi di piazza, che Bersani ha voluto ignorare, consegnandoli alle braccia di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle, ai quali si sono affidati per disperazione

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.30) 2 marzo 2013 21:03

    Articolo pieno di nozioni ma usate in modo errato e fuorviante.

    a queste elezioni ha raccolto consensi enormi GRILLO azzerando Monti ,la lega e Fare come prima dimezzando quasi il PDL e raccogliendo voti in parte minore anche da Ingroia, Sel e PD

    I temi erano:
    salario minimo garantito
    articolo 18 pre fornero
    pensioni a 60 anni
    stop al alvoro domenicale obbligatorio
    sanita pubblica
    scuola pubblia
    ...

    siamo ben oltre il conservatorismo siamo al ritorno del classico COMUNISMO!!

    questo e’ quello che vuole la gente !! un Welfare piu’ ampio e sviluppato (come in germania e Francia ..) insomma tutti ne hanno piene le scatole delle falsita di un cieco liberismo finanziario che riempie la pancia solo ai banchieri!!

    queste idee da scuola di cicago , tacherismo e alla von Haieck sono finite... speriamo evaporate ..su questo il Grillismo e’ stata la cosa piu’ importante ,rivoluzionaria e VERA !!

    Hanno forse inconsapevolmente dato ragione CAMUSSO e la CGL .

  • Di Libero Mercato (---.---.---.60) 18 aprile 2014 13:31
    Libero Mercato

    Peccato che in Italia le idee liberali siano evaporate prima ancora di essersi minimamente affermate.

  • Di (---.---.---.241) 19 aprile 2014 09:57

    SI PUO AZZERARE IL DEBITO DELLO STATO ? 

      SI incominciando   a eliminare tutti i politici servi delle lobby sostituendoli con le  MASSAIE 

      Veri  Ministri dell’Economia  Laureate a L’università   della Vita  dove gli esami si danno tutti i giorni .

      Con miseri   stipendi che quando va bene ammontano a Euro 1200,00 al mese.

      Abituate  come sono a  eliminare il superfluo   in breve tempo il debito  Pubblico tornerebbe in pari

     Assicurando una vecchiaia dignitosa a tutti i Lavoratori.

     ( Gestendo  le risorse con oculatezza  potremmo vivere senza essere ricattati da chi gestisce i capitali   sottratti al Popolo con le ruberie ).

     L’Italia detenendo il 60% del patrimonio Artistico Mondiale  potrebbe vivere in prevalenza di Turismo 
    E di prodotti  ( Mede in Italy)  come alta Moda Prodotti Gastronomici Artigianato  Ecc

      VITTORIO 

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