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Il crepuscolo degli dei

Il mutato quadro internazionale e l’intervento di Fini aprono una falla nel partito azienda e rimettono tutto in discussione.

Le favole, che sono una forma allegorica per trattare principi profondi dell’esistenza umana, sono piene di storie nelle quali uomini potenti arrivati ad un pieno dominio, proprio quando la corte si appresta a celebrarne meriti e fasti, cadono nella polvere improvvisamente e rumorosamente
 
Gli antichi greci parlvano di "invidia degli dei" come pericolo mortale per chi osa troppo.
 
Anche un detto popolare ben noto recita: "chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente".
 
Sono convinto che proprio questo stia avvenendo al presidente del consiglio Silvio Berlusconi ed al partito azienda che intorno a lui si è costruito negli ultimi quindici anni della nostra storia.
 
Questo cervello collettivo, questo gruppo di persone che si nasconde dietro l’ingombrante figura onnivora, sembra oggi quasi onnipotente, sicuro di un controllo totale del paese, dei suoi sistemi di comunicazione, delle
istituzioni democratiche.
 
Eppure, a ben guardare, gli dei sono nervosi, preoccupati, aggressivi ben oltre quanto la forza di controllo di cui dispongono lascerebbe pensare lecito.
 
Perchè?
 
Cosa è che li preoccupa così tanto
?
 
Cercherò di rispondere sinteticamente.
 
Innanzitutto è cambiato il quadro generale di riferimento.
 
Dal punto di vista strutturale Berlusconi è arrivato al potere in Italia perchè è stato l’espressione di un notevole processo di cambiamento del paese, quello rappresentato dall’avvento delle televisioni private. 
 
In quel tempo la televisione generalista era lo strumento fondamentale della comunicazione ed il nostro intuì che una prateria immensa si apriva di fronte a chi avesse avuto la forza di dare le carte. 
 
Questa fu la grande intuizione dell’uomo, realizzata in modo oscuro soprattuto per i fondi usati mai chiariti fino in fondo, ma realizzata.
 
Oggi è la rete lo strumento di comunicazione dominante
 
Sinteticamente si può dire che in termine di relazioni la tv sia uno strumento di comuniczione uno a molti e la rete invece sia molti a molti. Nella tv c’è uno che parla, il canale, e molti che ascoltano, gli utenti, nella rete, invece, sono tanti che parlano ed altrettanti interagiscono con i contenuti proposti.
 
Questo cambia drasticamente tutto e benchè in Italia non sembra ancora è così nel mondo che conta, come hanno dimostrato le elezioni americane dove la rete ha giocato un ruolo deerminante nella vittoria di Obama. 
 
Ora quel che succede negli USA avverrà presto dappertutto e dunque anche qui da noi.
 
Dal punto di vista politico generale Berusconi è un sotto fenomeno locale del reganismo.
 
Il reganismo ha dominato l’occidente fino allo scorso anno quando la situazione è drasticamente cambiata con la crisi e l’elezione di Obama e poi col grande cambio avvenuto in Giappone di cui non se ne è discusso abbastanza ma che è tanto importante.
 
Dunque riassumendo potrei dire che il quadro generale non è più dalla parte del premier e, come tutti sanno, remare contro vento è sempre piuttosto difficile: il senso del tempo aiuta molto e da questo punto di vista "il migliore presidente del Consiglio che l’Italia ha avuto nei suoi 150 anni di storia" è un sopravvissuto, un morto che cammina.
 
Ma il quadro generale, per quanto dominante, non basta per determinare un processo di crisi: ci vuole anche qualcosa di endogeno, di propriamente locale.
 

E ciò sta accadendo proprio in questi mesi sotto i nostri occhi.
Tutto si riassume nell’intervento che Fini ha fatto ieri (10-sett-2009) che va sotto il titolo "Contro di me uno stillicidio indegno".
 
Chi si occupa di politica farà bene a leggerlo e ieri su Sky è stato possibile sentirne la versione integrale.
 
Sia chiaro: Fini non è il salvatore del mondo, l’uomo che ci libererà dall’incubo di Arcore, chi pensa questo è un po’ puerile e non capisce molto di quel che sta avvenendo. Una crisi non è mai un processo lineare ma quel che conta è capirne le mosse essenziali e l’intervento di Fini appartiene a questa categoria.
Quel che è interessante dell’intervento del presidente della Camera sta nel confrontare quel che ha detto con le posizioni di Berlusconi e del suo stretto entourage. 

Tutti abbiamo notato il cambio di passo che dopo l’estate il premier ha fatto nella sua comunicazione politica.
 
Dopo aver scelto il basso profilo rispetto ai tanti attacchi ricevuti, improvvisamente c’è stato un cambio netto.
 
Le polemiche stavano perdendo di intensità ma improvvisamente sono state riaccese dai fedelssimi del grand’uomo e da lui stesso: il volgare attacco a Boffo da parte dell’organo di famiglia, le denuncie dei giornali che hanno usato parlare delle sue "scappatelle", la durissima ed articolata risposta data ieri al giornalista del Pais che chiedeva chiarimenti sulle sue intenzioni.
 
In molti ci siamo domandati il perchè di questo comportamento ma con l’intevento di Fini tutto si sta chiarendo.
 
Qualcosa si muove nel PDL. Fini ha capito che non c’è spazio per lui né per nessun altro dentro un orizzonte monarchico assolutista come quello oggi regnante.
 
Un riflesso vitale naturale, indotto anche dal vergognoso articolo di Feltri, ha fatto sì che si sia aperta una falla dentro la corazzata inaffondabile.
 
Quanto vasta sia questa falla lo vedremo presto: propabilmente nel palazzo è piuttosto ristretta che il grande capo ha comprato tutti o quasi col potere sapientemente elargito ma nel corpo storico che fu Alleanza Nazionale
la reazione di Fini è vista con grande interesse e, mi viene da dire, anche come una sorta di liberazione.
 
Alleanza Nazionale è stato un partito classico con la sua territorialità e mal sopporta il dipotismo di un uomo solo al comando come è costume e tradizione nel partito azienda. Era stata promessa una mediazione che non c’è stata e la gente è delusa e molto ma molto indispettita. Se Fini si è mosso è anche e soprattutto per questo.
 
Ma ciò che colpisce, ancor più, è l’ampiezza dell’attacco, sembra quasi che voglia rinegoziare tutto, anche il partito unico.
 
Come reagirà Berlusconi? Al momento non c’è reazione diretta ma le indiscrezioni dei giornali lasciano intendere che la reazione sarà durissima. Capiremo da questa se il nostro ha ancora una saggezza politica o è puro muscolo.

Se accetterà il contraddittorio allora dovrà accettare di modificare tante cose, se cercherà lo scontro sarà il principio della fine.
 
Fini è stato silente finchè è prevalso il buon senso ma ha rotto la tregua quando i falchi hanno invaso il campo di battaglia.
 
E’ difficile tornare indietro quando le cose si lacerano in modo così pesante.
 
Stamattina anche Marina Berlusconi è discesa in campo per sostenere il padre.
 
Insomma c’è un’agitazione ed una preoccupazione enorme nel gruppo al potere.
 
Si teme il complotto internazionale ed interno, ecco perchè ho parlato di crepuscolo degli dei.
 
Quando si perde la serenità vuol dire che le cose sono più grandi di quel che appaiono e chi ha tanti scheletri nell’armadio ha buone ragioni per preoccuparsi.
 
 

Commenti all'articolo

  • Di Francesco Rossolini (---.---.---.247) 11 settembre 2009 18:48
    Francesco Rossolini

     Il "Sultano" è prossimo alla fine. Quel che più mi preoccupa è chi occuperà il vuoto realizzato ad arte da Berlusconi. C’è veramente il rischio che il dopo Berlusconi, se mal gestito, possa essere addirittura peggiore del presente.


  • Di Willy Wonka (---.---.---.112) 11 settembre 2009 19:14

    E’ un’interpretazione dei fatti che stanno accadendo ma penso che, non essendo al momento pronta un’alternativa credibile, a meno di "fattori naturali" non ponderabili Mr. B durerà almeno un lustro ancora.

  • Di Ocram (---.---.---.175) 11 settembre 2009 19:27

    Mi pare la facciate sembrare una faccenda semplice mentre non lo è.
    Il sultano è ancora in sella, e ci resterà.
    Fini è chiaramente contrario a dare a Berlusconi la presidenza della Repubblica, su questo si gioca la partita di questi giorni.
    Confindustria, vera ispiratrice e sostenitrice del berlusconismo/reaganismo/privatismo ha ancora molti adepti nel governo e nei posti che contano nonostante le sue fallimentari politiche economiche e sociali; tutto ciò, unito alla mancanza di alternative che non siano Di Pietro, Casini o il PD (tutte facce già viste), lascerà l’Italia sulla china discendente in cui si è infilata ormai da molto tempo.
    Meno male che gli italiani sono maestri nell’arrangiarsi.

  • Di paolo praolini (---.---.---.142) 11 settembre 2009 22:52

    Il Premier ha sostenuto molti scossoni e con la sua maestria saprà superare anche questa momentanea crisi.
    Al di là di Fini non vedo nessuno nel PDL che abbia la volontà di alzare la testa e dire quello che pensa, pertanto sarà chetata anche questo principio di sommossa.
    Ed il Sultano governerà per almeno altri 4 anni.

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