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Il buco nero della politica italiana

Chi pensa che la politica italiana sia ormai diventata uno scontro tra tifoserie, tendenzialmente prova a dare l’impressione di una falsa quanto impossibile imparzialità. Le tifoserie si sono schierate e rappresenterebbero la semplificazione mediatica di un retroterra culturale presente e reale che si sta trasformando in una vera e propria guerra civile. 

di Tobia Savoca

Anzi in due guerre civili. Quella dei ricchi contro i poveri, e quella tra “sinistri” e “sovranisti”. La prima è quella reale, la seconda è quella mediatizzata. Salvini ha sostituito la seconda alla prima, invertendone e scompaginando l’assetto preesistente. Così facendo ha sostituito ai “problemi reali”, i “problemi degli italiani”.

Attraverso questa sostituzione ha imposto una forte polarizzazione del dibattito, complice una mediatizzazione che la alimenta e che la semplifica fino a trasformare, protagonisti e figuranti, nella veste di macchiette che si esibiscono in un dialogo tra sordi. Proveremo qui a fare esercizio di astrazione in questo universo in cui le distanze tra le persone non cessano di aumentare.

Un universo politico e mediatico polarizzato

Da un lato chi, ritenendo che la competenza, la ragione, la professionalità della classe politica non abbiano risolto i problemi della gente, pensa ora che chiunque possa occuparsi della cosa pubblica. A questa pretesa si unisce quella tipica degli italiani, che più che della cosa pubblica, vogliono occuparsi di quella piccola porzione della cosa pubblica che li riguarda. Con questo non indico solo i tornaconti personali ma anche la capacità di identificarsi con una mediocrità ostentata ed esaltata a marchio di genuinità contro l’ipocrisia dilagante.

Si dice che in fondo questo governo non sia altro che la sublimazione politica di chi non ha mai combinato un granché nella vita, di chi adesso, trova un motivo finalmente per sentirsi meglio di qualcun altro dopo una vita di fallimenti. Da qui tutta la teoria del caprio espiatorio del diverso che già conosciamo.

Inoltre, queste persone pensano che la politica della competenza, delle élites intellettuali, dei più preparati non solo non abbiano creato benessere ma spiegano questo fallimento con il piano complottista della “sostituzione etnica”, come se la classe dirigente precedente avesse una masochistica passione per non pensare agli interessi degli italiani, preferendogli a questi gli stranieri gli immigrati. Conosciamo la conseguenza di questo pensiero nei social: l’odiatore seriale viene scatenato al guinzaglio della felpa eversiva contro il buonista radical-chic.

Questi ultimi, invece, ritengono sempre e comunque di trovarsi dal lato giusto dell’universo politico e che vi sia una crociata da fare contro il male, il sovranismo, il fascismo, che si alimenta dell’ignoranza della gente.

Contrariamente ai primi, questi pensano che la Ragione e la Competenza siano tutto e non si rendono di quali danni queste entità abbiano provocato dopo anni di inconsistente opposizione al berlusconismo o di mal governo liberista. Hanno abbandonato la loro capacità di ricercare attrattività di tutti i corpi celesti intermedi (l’elettorato dell’astensione), puntando il dito contro l’ignoranza delle persone piuttosto che analizzarne le necessità, i cosiddetti “problemi reali”.

I protagonisti di questa sinistra che “dovrebbe ripartire” ogni volta da Greta, Mimmo, Carola eleva questi eroi di un antifascismo, che per l’aria più radicale è sempre stato d’attualità, ma che talvolta non è che strumentale prefabbricato di convenienza e d’emergenza, eretto da tutta quell’area liberal che ha creato il virus e ora pretenderebbe di avere la cura.

Questo universo è retto da un incantesimo fatto di leggi fisiche, create da un buco nero, Salvini, che genera questa polarizzazione, dal suo verbo social o dal vivo, dettando con una velocità spasmodica i tempi e i temi dell’agenda politica e mediatica del paese, provocando una soddisfazione alla pancia e agli intestini del paese paragonabile soltanto a quella provocata dall’evacuazione di questi organi.

Questo buco nero non fa che spaccare il paese, al punto tale che ormai non si può più mediare.

Il buco nero attira e polarizza. Impossibile restare imparziali

Impossibile da fare intendere le due parti. Basta un mezzo commento su facebook per schiacciare l’altro in una delle due tifoserie e, rispondendo, pretendere di riuscire ad essere più giusti ed imparziali dei nostri interlocutori, sulla base della nostra ignorante presunzione di sapere.

Persino chi ha provato a fare esercizio di imparzialità, i pentastellati, sono ormai completamente attirati nell’orbita fascio-leghista, vittime della loro ondivaga e neutra politica, che ormai non può più a quel voler rappresentarsi come “né di destra né di sinistra”. La vacuità politica della dirigenza cinquestelle è la stessa del suo incerto elettorato, ed ha ben chiaro di essere stata eletta contro la casta. Ora che governa ha paura di perdere consenso, e nell’incertezza e nella vaghezza ideologica, forse comprende il motivo principale della loro triste caduta.

Ma la forza del buco nero è tale per cui in parte si sono ritrovati a riciclare il voto dell’astensione in consenso per i leghisti, permettendo a tanti cripto fascisti repressi presenti nelle loro file di fare coming-out. Così facendo ormai sono entrati nel cono d’ombra o buco nero della propaganda leghista divenendone gli alfieri più o meno complici.

Persino questi indecisi quindi che hanno rappresentato per tanti la speranza di un rinnovamento vero sono stati spinti in uno dei due poli, permettendo ad una parte dell’elettorato astenutosi negli ultimi anni di far parte di un progetto in cui sono protagonisti.

Chi sta in mezzo?

Osservando il rapido passaggio di consenso che ha portato i Cinquestelle al potere, e la Lega a ribaltare i rapporti di forza durante le elezioni europee, si osserva un elettorato molto fluido. Prima solo contestatario d’opposizione, ora cane da guardia social del governo.

Ciò dimostra che proprio da questo “brodo primordiale” e magmatico, si nutre il consenso che affluisce ai due poli sopracitati, attraendo miriadi di persone, meteore di pensiero, profili che da un lato ripetono a pappagallo quanto già detto ed elaborato nelle rispettive sedi, e chi invece prova a ragionare, lì in mezzo, pur avendo delle idee simpatizzanti, viene schiacciato da un lato o dall’altro.
Convincersi, discutere, animare un dibattito sui social è inutile quanto controproducente per la natura stessa del supporto.

Eppure sono convinto che sia in mezzo a questo brodo in mezzo ai due estremi che nasca lentamente e si alimenti il passaggio di una persona indecisa in persona razzista e xefonoba. Questo passaggio è lento ed inesorabile ed è lì che bisogna intervenire.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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