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Il Ripasso 15: Frank Zappa, compositore

Premessa 1: Frank Zappa è ancora un bambino quando si mette ad ascoltare Rhythm and Blues. Ma sarà lo spot di un negozio di dischi in grado di vendere anche l’orrendo disco in sottofondo ad aprire un nuovo mondo musicale al giovane Frank. L’orrendo disco altro non è cheIonisation di Edgard Varese, e passeranno almeno un paio di anni prima che il giovanissimo Frank Zappa ne entri in possesso. La curiosità, motore principale della cultura e della preparazione artistica, travolgerà Zappa che si circonderà di quegli “orrendi dischi”, dedicando nella sua penosa carriera scolastica attenzione solo alla classe di musica (che ritiene comunque inadeguata).

Zappa graduation

Zappa diplomato

Premessa 2: Frank Zappa è un autodidatta, e lo si capisce perché, nonostante uno stile proprio e inconfondibile, le sue partiture mancheranno sempre di alcuni elementi fondamentali per l’interpretazione (i cosiddetti “segni dinamici”) e supplirà ad essi concordando coi musicisti la modalità di esecuzione utilizzando un vocabolario proprio (“mettere le sopracciglia a un passaggio” “fate con stile” “con ricciolo o doppio ricciolo”, indicazioni convenzionali per ottenere modalità esecutive specifiche). Inizia comunque subito a produrre musica orchestrale fin dalle superiori (“a Pound for a Brown on a Bus” è un tema del 1958), lavorando quindi per colonne sonore cinematografiche. Gigioneggia in tivù proponendosi come un John Cage in erba suonando un poco convincente brano per bicicletta e orchestra da camera.

Il salto di qualità avviene quando, avviata da poco l’esperienza discografica con le Mothers of Inventions registra a suo nome Lumpy Gravy (1967), disco composto di collage sonori postmoderni che vanno dalla surf music a conversazioni casuali registrate dentro un pianoforte, a brani orchestrali. Un altro brano che recupera e assembla numerosi temi, in modo orchestrale, dal primo periodo di Zappa fino ad arrivare a quelli dell’esperimento cinematografico di 200 motels, è Bogus Pomp, dal disco Orchestral Favorites.

Alla sua musica orchestrale dedicherà un album doppio, intitolato “London Symphony Orchestra“, nel quale la celebre orchestra inglese diretta da Kent Nagano farà infuriare Zappa per le poche prove concesse e le esecuzioni approssimative, in alcuni punti stonate, delle sue partiture. Zappa non era una persona dal carattere facile: l’antiaccademismo ha formato il suo stile musicale ma è stato anche un grave limite. Perché lo portava a un atteggiamento di continuo confronto con gli altri basato su critiche a volte superficiali, e alcune sue composizioni, soprattutto quelle più tarde, erano il risultato di programmazioni operate su un computer musicale, il Synclavier, che risputava fuori degli spartiti eseguibili da una macchina ma impossibili per un ensemble umano. E con questo, scorrettamente, voleva dimostrare la superiorità della macchina sull’uomo e, ancora peggio, riteneva che la difficoltà della sua musica fosse un importante coefficiente di qualità. Dall’album doppio della London Symphony Orchestra ascoltiamo un altro tema da 200 motels, Streectly Genteel, nel quale, racconta Zappa, la sezione ottoni era andata a farsi pinte di birra durante la pausa prima della registrazione, non beccando poi l’intonazione di una sola nota.

Discorso ben diverso quando dopo breve tempo incontra il grande compositore francese Pierre Boulez, di cui Zappa era un sincero ammiratore. La stima è reciproca, tanto che il prestigioso Ensemble Intercontemporain diretto da Boulez commissiona alcuni brani a Zappa e ne fuoriesce un disco molto interessante, intitolato “Boulez conducts Zappa: The Perfect Stranger“. L’album contiene anche materiale precedente, come il brano “Naval aviation in art?“, che viene eseguito a parere di Zappa in maniera soddisfacente (sic!).

Un piccolo divertimento al Synclavier, che ci riporta alle sonorità di Walter/Wendy Carlos, è il disco dedicato al poco conosciuto violoncellista barocco Francesco Zappa, realmente esistito, di cui Frank arrangia una scelta antologica di brani. Il sottotitolo sarà: “il primo disco digitale dell’artista in oltre 200 anni“.

Zappa amava sopra ogni cosa le composizioni orchestrali, e la sua attività nel mondo del rock era finalizzata a finanziare, senza guadagnarci nulla, i concerti e le registrazioni con le orchestre che selezionava o che gli commissionavano brani. Sempre in lotta con i sindacati dei musicisti che non concendevano abbastanza tempo per le prove (e quindi nel tentativo costante di far quadrare i bilanci per portare a termine i progetti) ha costellato la sua vita artistica di proposte. Come il folle “Dio Fa” per i mondiali di calcio in Italia del 90. Presentato al sindaco di Milano Paolo Pillitteri, aveva come protagonista un’enorme riproduzione dell’indimenticabile mascotte dei mondiali a cui si allungava il naso (come pinocchio) per le numerose balle che diceva. Il tutto eseguito da un’orchestra che doveva prevedere anche un gruppo di canto a tenores sardo. Poco prima della sua morte riceve l’ennesima commissione. Sta per rinunciare quando scopre che l’ensemble è quello che ha sempre cercato: si tratta del giovane Ensemble Modern di Francoforte, una formazione di ottimi musicisti che si autofinanzia coi concerti e che è pienamente nello spirito della musica di Zappa. Con loro realizzerà il suo ultimo album. La televisione tedesca registra uno dei concerti, che dimostra soprattutto come Zappa sia stato compositore di “tessuti sonori” dalle trame complesse, sovrapposte, assolutamente affascinanti.

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