Il Referendum in Catalogna? Una questione di soldi

La Catalogna ha votato, con il 42 % di affluenza e il 90% di “si”, per l’indipendenza, dopo aver votato una costituzione che la nega. E oggi rivendica la sua autonomia, senza legittimazione giuridica, senza legittimazione politica.

Il numero dei votanti è stato esiguo, rispetto alla importanza del referendum, e la votazione illegale, perché così ha stabilito,il Tribunale costituzionale di Madrid. E tuttavia la votazione catalana avrà influenza in Europa, ma anche in Scozia, e Italia, dove la Lombardia e il Veneto si apprestano a votare il referendum,per la loro autonomia finanziaria.

Ma dietro tutto questo c'è la passione di un popolo, il sentimento patriottico di un popolo?

No!

In un periodo di crisi, conseguente al fallimento della gestione liberista della globalizzazione, non c'è spazio per passioni e i sentimenti, ma solo per egoismi finanziari, sociali, etnici, per la nascita e lo sviluppo di spinte identitarie dettate dalla paura e dalla voglia di uscire dalla crisi al grido “si salvi chi può”.

E allora è solo una questione di soldi.

Per la Catalogna oggi, per la Scozia e il lombardo-veneto domani, è solo questione di soldi.

In Spagna come in Italia e nel Regno unito, le regioni ricche, chiedono che i loro soldi restino sul proprio territorio, e non vadano allo stato nazionale.

La Catalogna vuole uscire dalla Spagna, ma non vuole uscire dall'Europa, che bene o male costituisce un rifugio economico, di cui non vuole fare a meno.

Ma si illude, perché l’Europa, che fino ad oggi è stata zitta, negherà questo ingresso, anche perché non può fare a meno della Spagna, e tantomeno favorire processi di polverizzazione territoriale, che sono l'anticamera della sua polverizzazione finanziaria .