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Il Pd può risalire la china? Si che può, ecco come

Il Pd può riprendersi e tornare in serie A? Certo che può, ci mancherebbe altro, e potrebbe anche riconquistare il governo. Solo che dovrebbe fare alcune operazioni necessarie: rottamare il 97% del suo gruppo dirigente, parlamentari e quadro intermedio, abbandonare la sua attuale “cultura” politica, cambiare linea, trovare una diversa committenza sociale, cambiare simbolo, nome ed anche sede. Ma per il resto potrebbe continuare: ad esempio non ci sarebbe necessità di cambiare i mobili delle sedi ed anche segretarie e centraliniste potrebbero restare al loro posto. Ma dubito che faranno quel che suggerisco.

Quale è la situazione attuale del Pd? Provo a dirlo in varie lingue: Rien ne va Plus. Default, xaque mate, Game Over, Fine corsa, elettroencefalogramma piatto, final de dia, shacmatt, non c’è più niente da fare… E’ sufficiente o devo ricorrere al Giapponese ed all’Hindi?

Ora vediamo perché. In primo luogo perché ci sono battaglie definitive che non prevedono rivincite. Se così non fosse, Napoleone non avrebbe perso a Watterloo, Hitler non si sarebbe suicidato nel bunker e il Sacro Romano Impero d’Occidente non sarebbe caduto nel 476 dC. Poi il Pd è un partito debole per ragioni demografiche, avendo l’elettorato mediamente più avanti negli anni.

Poi perché, al pari di Forza Italia, non ha speranza di recuperare i voti perduti. Come ho detto in una trasmissione, può benissimo darsi che la Lega o il M5s o entrambi deludano i loro elettori e facciano analogo fallimento, quasi tutto è possibile, quello che non è possibile è che i loro elettori tornino a votare i partiti che hanno abbandonato. Mettetevi l’anima in pace: quelli sono elettori disgustati che non tornano indietro, forse si asterranno, magari preferiranno nuovi partiti, al limite una parte di loro voteranno CasaPound o Potere al Popolo, ma Pd e Fi sono bandiere definitivamente logorate.

Il Pd, in particolare, ha perso ogni credibilità. Qui il punto merita d’essere chiarito perché vedo che qualche lettore mi dice “Ma allora Lega e M5s sono più credibili?”. Intanto i due nuovi vincitori sono parsi più credibili del Pd già ora, diversamente non avrebbero avuto quei voti, monsieur di Lapalice, ma io mi riferisco ad altro: il Pd non ha più credibilità come partito che compete per la conquista del governo. Sin qui, la sua posizione di comprimario in competizioni di tipo bipolare ha giocato a suo favore con l’argomento del “voto utile” che oggi gli si ritorce contro, Non solo: il Pd, sin dalla nascita, non ha avuto altro disegno che andare al governo, senza nessun progetto. E’ stata solo una confederazione di sultanati tenuti insieme da un progetto di potere e basta. Quando ha tradotto questo progetto di potere in una riforma costituzionale è stato fracassato di botte e questo ha posto le premesse dell’attuale disastro. Infatti, in questi anni, il Pd è riuscito a contenere le scissioni che ha avuto (da Mussi a Civati, a Fassina, a Rutelli, alla stessa Leu) perché aveva gioco facile a dimostrare che chi si allontanava usciva dal cono di luce ed era seguito da quattro gatti. Oggi non è più così, perché è il Pd in quanto tale ad essere uscito dal cono di luce e, come si sa, quando la nave affonda o topi scappano.

Per di più il Pd ha due handicap: in primo luogo un gruppo dirigente di imbecilli che neanche in queste condizioni capiscono che il maggioritario li stritola e continuano a lamentarsi che non c’è una legge che permetta di dire chi è il vincitore sin dalla sera delle elezioni (e in questa gara di stupidità, anche il salumaio di Piacenza, Bersani, non scherza). In secondo luogo un elettorato vecchio e menagramo: ne conosco qualcuno che porta una sfiga micidiale (mi telefonò il 2 dicembre 2016 annunciandomi il suo Si al referendum che li avrebbe visti sicuramente trionfatori, poi la domenica prima del 4 marzo mi disse che avrebbe votato Pd e di farlo “con piacere”… io non sono superstizioso, però spero che voti ancora per il Pd).

E tanto per chiudere il discorso, per di più il Pd ha poca fortuna dal punto di vista dei tempi: anche se scampasse alle micidiali elezioni anticipate, anche se non subisse nuove scissioni, anche se non ci fossero prevedibili guai finanziari, dovrebbero comunque misurarsi con nuove elezioni generali fra appena un anno, alle europee, che segneranno una nuova flessione. Peccato…

Questo articolo è stato pubblicato qui

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