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Il M5S deve dire se è di destra o sinistra per non essere travolto dalla “piazza”.

Se oggi le piazze italiane non sono a ferro e fuoco come quelle francesi il merito è del M5S che ha saputo intercettare il malessere delle periferie. Adesso che è al Governo non può assolutamente permettersi di tradire le aspettative.

I media di regime e i partiti che fanno l'opposizione a questo governo e cioè Forza Italia e PD e la Lega, che nel governo rappresenta il regime, tentano in tutti i modi di dirottare l'azione di governo verso le solite politiche liberiste.

La Lega lo fa mascherando il tutto con la difesa dell'ordine pubblico e lo Stato forte e nazionalista; il PD agitando la sciocchezza del ritorno fascista; Forza Italia, a seconda dei casi in attesa che Renzi e Salvini se ne spartiscano le spoglie, appoggia ora l'una ora l'altra posizione. Ho molti dubbi che il M5S possa reggere a lungo da solo.

Se dopo l'incontro con Junker i provvedimenti a favore del sociale slitteranno, ho paura che la situazione possa esplodere. I dati sulla povertà assoluta e relativa, il livello di disoccupazione, il livello dei salari, la precarietà lavorativa ed esistenziale di milioni di persone dicono che siamo di fronte ad una tragedia sociale. Questa mattina ascoltavo per radio il lancio di una campagna a favore dei bambini italiani in povertà da parte di Save the Children. Ci rendiamo conto, o no, che una questione che sembrava appartenere alla generazione dei nostri nonni è diventata di nuovo attuale.

I dati aggiornati a luglio 2017 dicono che 2 bambino su 8, in Italia, vivono in povertà assoluta. I dati dell'Istat dicono 1.778.000 famiglie vivono in povertà assoluta, ossia 5 milioni di persone pari al 12% della popolazione residente. L'incidenza della povertà assoluta aumenta nel Mezzogiorno e nelle periferie delle grandi città del Nord. Le famiglie in povertà relativa sono 3.171.000 di altre 9 milioni di persone. Il che significa che un quarto degli italiani vive in miseria. Di fronte a un dato di questo genere pensare ad ulteriori politiche di austerità e di precarizzazione del lavoro e dell'esistenza è solo da irresponsabili. Interventi a favore del sociale e per limitare la povertà diventano essenziali per il mantenimento della stessa Democrazia.

La crisi della Democrazia nasce dalle politiche di austerità e non viceversa. E' la Storia a dirlo. La Democrazia va in crisi e viene percepita come inutile quando crescono disuguaglianza sociale e povertà. L'avanzata dei diritti civili è stata sempre favorita da politiche economiche redistributive miranti a ridurre la diseguaglianza sociale e non viceversa. Non ci sarebbe mai stata nessuna riforma del diritto di famiglia se non ci fosse stato il boom economico degli anni 60 che consentì a milioni di donne di entrare nel mondo del lavoro e di rendersi autonome. Non ci sarebbe stato nessuna liberalizzazione dell'accesso all'università se non ci fosse stato il boom economico che facendo crescere i redditi ha reso possibile a molti figli del proletariato e della piccola borghesia di coronare il sogno della laurea.

Il vero pericolo non viene dal ritorno del fascismo. Sbandierare questo pericolo è da idioti. Il pericolo viene dal neoliberalismo che è fondamentalmente antidemocratico e anti sociale. L'eurotecnocrazia neoliberale e gli interessi che rappresenta attraverso l'imposizione di politiche di austerità stanno creando le condizioni per l'avvento di un Governo neoliberale, autoritario e antidemocratico.

In Italia un tale disegno passerebbe attraverso il ridimensionamento elettorale del M5S. Per farlo bisogna imbrigliare le politiche sociali a favore del Mezzogiorno come è appunto il reddito di cittadinanza, bloccare e impedire la nazionalizzazione delle autostrade in concessione, impedire la riforma del processo penale, impedire che lo Stato torni ad essere imprenditore. Ma è soprattutto sulle politiche sociali e a favore dell’occupazione che si gioca la partita. Ritardare l'entrata in vigore di questi strumenti o limitarne la portata come è successo con il “Decreto dignità”, che ha inciso poco o nulla sulle politiche del lavoro e sul sistema introdotto dal Jobs Act, vuol dire creare le condizioni per una sommossa popolare che potrà essere tenuta a freno solo con un Governo forte che affronti le criticità sociali in termini di ordine pubblico.

A sentire Piero Fassino a proposito delle manifestazioni in Francia schierarsi con Macron contro la “canaille” si capisce bene da che parte sta il PD. Il M5S è una sorta di lista civica nazionale, non ha cultura politica, non ha una visione, ha i limiti propri di tutte le liste civiche. Il M5S cerca la soluzione alla crisi applicando o introducendo regole che disciplinano il modello neoliberale. La soluzione alla crisi non è nell’essere più bravi ad applicare la disciplina neoliberale ma nel mettere in discussione quelle regole per sostituirle con altre. Il Governo Renzi/Gentiloni ha creato i presupposti giuridici funzionali alla costruzione di un sistema neoliberale. Il M5S deve avere la forza politica di modificare quei paradigmi. Non è impossibile fare qualcosa anche rimanendo nell’ambito dei vincoli rivenienti dai Trattati UE: come è accaduto in Portogallo o come sta facendo il Governo Socialista Spagnolo con l’appoggio di Podemos, è possibile varare politiche capaci di mettere in discussione le politiche neoliberali.

Questo tipo di politiche, però, non sono realizzabili da un Governo sostenuto dalla Lega che è il riferimento dei ceti dominanti, gli stessi che sostengono il PD e Forza Italia. Faccio un esempio: se la spesa in deficit verrà ridotta dilazionando l’introduzione di alcuni provvedimenti quali categorie sociali e quali interessi verranno penalizzati? Questa è la domanda alla quale il M5S deve dare una risposta politica. Una tale risposta non potrà mai venire dal “contratto” sottoscritto con la Lega. Ciascuna clausola contrattuale ha costi e benefici. Bisogna vedere su chi vengono scaricati i costi e a chi attribuiti i benefici. Una scelta di questo genera implica fare una scelta di campo e cioè essere pro o contro il neoliberalismo. 

Una lista che si caratterizza per essere civica ha difficoltà a fare scelte di questo genere senza una componente culturale forte. Parlare di competenza come fa il M5S non è sufficiente. Favorire l’ascesa di bravi medici nella Sanità, per quanto positivo, non risolve il problema che attiene la scelta di fondo e cioè la Sanità deve essere pubblica o privata? Non può essere la Lega il soggetto portatore di una cultura alternativa a quella neoliberista attualmente dominante, serve un soggetto politico di alternativa alle destre, portatore di valori forti e con una forte connotazione sociale che possa dialogare con il M5S e favorire la nascita di un governo di riscatto sociale e di ripresa economica.

(Foto: Vetralla5Stelle/Flickr)

 

Commenti all'articolo

  • Di Kindlyreqd (---.---.---.21) 27 novembre 2018 15:41

    Certe domande hanno risposte semplici e lapidarie.

    D: "la Sanità deve essere pubblica o privata? "

    R: Deve essere la migliore possibile nel pubblico, compatibilmente con i soldi disponibili e grazie a corrette procedure di reclutamento e controllo dei dirigenti sanitari e del personale medico e paramedico.

    Il dilemma sinistra/destra è un falso obiettivo, buono per chi un tempo si dichiarava orgogliosamente di sinistra e si accontentava che chi era al governo si dichiarasse anch’esso tale.

    Poi negli ultimi vent’anni, abbiamo visto che l’attaccamento alle poltrone conta molto più di qualsiasi professione di fede, e dichiararsi sinistra (o destra, è lo stesso), non garantisce proprio un bel nulla.

    E forse dobbiamo ringraziare perfino Berlusconi prima, Renzi adesso: è grazie alla loro esistenza che abbiamo aperto un po’ gli occhi, dato che la cosiddetta sinistra di governo ha giocato tutte le sue carte a cercare di combatterli nelle aule giudiziarie nel tentativo di restare incollati alle poltrone, scordando di fare politica vera e dei bisogni reali della gente.

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