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Il DEF del governo dei primati

Dal Documento di Economia e finanza, licenziato ieri dal consiglio dei ministri, ma di cui al momento non pare essere disponibile la versione finale ma solo una bozza circolata ieri pomeriggio, alcune spigolature per aiutarci a prendere coscienza dell’enorme golfo tra desideri e triste realtà, fatta di una stagnazione perniciosa che si spera non diverrà recessione conclamata. Pensate quanto sono generoso: non lo credevate possibile, vero?

A mo’ di premessa, ecco la spiegazione di cosa è mutato tra il Def 2018 ed il 2019:

Se si confrontano le nuove previsioni con quelle del DEF 2018, la diversa configurazione delle variabili esogene pesa per la maggior parte della revisione al ribasso. All’interno delle esogene, le peggiorate prospettive di crescita del resto del mondo e del commercio internazionale sono il fattore più rilevante per l’abbassamento della previsione, soprattutto per il 2019. Negli anni successivi giocano invece un ruolo crescente nello spiegare la revisione al ribasso il più elevato livello dello spread sui titoli di Stato e il lieve abbassamento delle stime di crescita potenziale.

Il che significa che i nostri eroi prendono atto che lo spread corrode le prospettive di crescita. Ma come, non era una bufala da mangiare a colazione, magari con bel selfie? Qui suggerirei di cercare nei ranghi del Mef il disfattista che ha vergato questo sinistro passaggio. Ma anche quello in cui si segnala che le stime di crescita potenziale sono state ridimensionate! Ma siamo impazziti? E allora tutte le fantasmagoriche misure messe in campo dal governo, che fine fanno?

Quanto al rapporto deficit-Pil strutturale, cioè corretto per il ciclo economico, non è chiarissimo: ad esempio, nella Tavola I.2, pagina 16, colonna “Misure previste o implementate”, apprendiamo poi che

L’indebitamento netto strutturale peggiorerebbe di 0,8 punti nel 2019.

Ma dalla versione ufficiale comparsa in serata sul sito del Mef si apprende che in realtà il deficit strutturale nel 2019 peggiorerebbe di “solo” lo 0,1%, per digradare dolcemente nel 2020 rispetto al tendenziale. Come che sia, i nostri eroi pensano di attuare l’ennesima manovra espansiva, visto che il deficit-Pil al netto del ciclo economico (in rallentamento) verrebbe ulteriormente ampliato. A Bruxelles e dintorni (Berlino, l’Aja, Helsinki, Vienna, Budapest ecc.) saranno d’accordo? Si conferma che l’Italia è sempre più un tossico da deficit. Chissà perché non sono stupito.

Non so se ricordate gli strepiti dei nostri patridioti, quando tutte le istituzioni economiche, interne ed internazionali, segnalavano un forte deterioramento congiunturale per la nostra economia. Ebbene, ora anche i nostri eroi ne prendono atto, e divengono pure prudenti. Infatti, per il 2019 il quadro tendenziale (quello a legislazione invariata) prevede una crescita di 0,1% e quello programmatico, figlio di due misure fantasma quali lo “Sbloccacantieri” e il “Decreto crescita”, che presto saranno oggetto di puntata dedicata di “Chi l’ha visto?“, arriva a +0,2%. Si attende con fiducia lo scimunito di governo, maggioranza, stampa fiancheggiatrice o servizietto pubblico che sentenzierà che l’azione correttiva determina il raddoppio della crescita.

Quello che forse non sapete è che per il 2019 i gialloverdi prevedono anche una riduzione dell’occupazione, a conferma che sarà un anno bellissimo.Infatti, sia nel tendenziale che (soprattutto) nel programmatico, l’occupazione scende, sia in termini di unità di lavoro equivalente (al tempo pieno), che per il tradizionale numero di teste. Singolare quindi che le due misure “programmatiche” introdotte in corso d’anno risultino ad impatto nullo sul lavoro.

Ma la cosa davvero fantastica è che la geometrica potenza di fuoco di queste misure espansive, finisce col peggiorare il quadro di crescita tendenziale! Infatti, nel 2022 (certo, certo), il tendenziale vede la crescita a +0,9%, il programmatico a +0,7%. Delle due l’una: o ci stiamo prendendo per i fondelli, oppure al Mef (vedi sopra) ci sono dei disfattisti che sabotano il governo. Che diranno i commissari europei, quando leggeranno questo testo? Che gli italiani sono ubriachi, stupidi o autolesionisti. Appunto.

C’è poi il capitolo dell’impatto espansivo delle due misure-bandiera (gialla, per rischio contagio), cioè reddito di cittadinanza e Quota 100. Ebbene, qui troviamo altri numeri frutto di un rave party. Il reddito di cittadinanza induce nel 2019 un aumento aggiuntivo dei consumi dello 0,5% rispetto allo scenario base, che resta elevato anche nel resto dell’arco previsionale, pure accelerando a +0,7% nel 2022. Ma si sa, il reddito di cittadinanza non si limiterà a pagare soldi a soggetti con propensione al consumo prossima all’unità ma riuscirà pure a trovare lavoro ad un sacco di gente, quindi sostenendo per via indiretta i consumi.

Non solo: il reddito di cittadinanza determina da solo nel 2019 un’espansione differenziale del Pil dello 0,2%, che nel 2022 sale allo 0,5%. Ma il dato del 2019 è meno demenziale di quanto sembri: alla fine, con un pro rata di circa 4 miliardi erogati quest’anno, il Pil crescerebbe di quasi altrettanti, quindi propensione al consumo 100% confermata. Eh.

Invece Quota 100 (Tavola II.4, pagina 29), nel 2019-2020 avrebbe impatto nullo sulla crescita ma ridurrebbe il tasso di partecipazione alla forza lavoro di 0,1% e di 0,3% ogni anno sino al 2022. Ottimo per questo paese, dove notoriamente lavorano in troppi. Per contro, è prodigioso quello che Quota 100 farà al tasso di disoccupazione: lo ridurrà ogni anno, sino ad un massimo dello 0,9% nel 2022. Questo deve essere frutto di una staffetta generazionale agli steroidi, non mi viene in mente altro.

Purtroppo il tasso di disoccupazione non è realmente destinato a calare, perché si prevede che il reddito di cittadinanza lo spinga in su in modo gagliardo, per permetterci di andare dalla Commissione Ue e dire che abbiamo un enorme output gap e quindi devono farci fare più deficit, in ossequio alla nota “dottrina Tridico“. Un tempo si diceva che il mondo resta condizionato dalle grandi idee di economisti morti. In questo caso, diciamo che gli economisti vivi faranno un bel danno ma fortunatamente limitato ad un solo paese. Sempre quello. Il nostro, purtroppo.

Dulcis in fundo (si fa per dire), il governo ha anche isolato l’impatto sull’occupazione delle due misure-bandiera. E anche qui, l’infedele del Mef ha messo zampino e coda perché (udite, udite), quell’impatto è negativo, per quest’anno ed il prossimo:

 
 

Il #DEF è chiaro: nel 2019 e nel 2020 l’impatto sull’occupazione di reddito di cittadinanza e Quota 100 è negativo (-0,2%).

 
 
 
 

Il tutto, è appena il caso di accennare, senza uno straccio di ipotesi sulle modalità di disinnesco degli aumenti Iva. Però nel frattempo stiamo parlando di “flat tax a più aliquote”, ci mancherebbe. Non ci sono più limiti alla ignoranza e stupidità.

In serata, sul sito del Mef compare non il documento completo bensì il quadro programmatico, da cui si evince che la bozza è stata martellata nei numeri per ottenere esiti meno cupi. Ad esempio, la crescita a fine periodo passa da +0,7 a +0,8%, e per rendere meno pesante il calo di occupazione nel “bellissimo” 2019. Confrontate con pagina 23 della bozza. State certi che il documento ufficiale cambierà ancora, prima di arrivare a Bruxelles.

Che dire, giunti a questo punto? Che il documento conferma ad abundantiam che questo è il governo dei primati. Nel senso che produrre simili numeri (negativi) dopo aver spalato nell’altoforno ulteriore spesa corrente, ponendo le basi per una crisi finanziaria, è indiscutibilmente un primato. Se poi pensate che, col termine primati, io stia pensando altro, ad esempio ad un ordine di mammiferi euteri, potreste non aver tutti i torti.

Foto: European Parliament/Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

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