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Il Coronavirus ridimensiona Defender Europe e l’Italia si esercita nel Nevada

“Dopo un’attenta valutazione delle attività in svolgimento per l’esercitazione Defender Europe 2020 e alla luce dell’odierna epidemia di Coronavirus, modificheremo l’esercitazione riducendo il numero dei partecipanti Usa; le attività associate all’esercitazione saranno rimodulate in stretto accordo con gli Alleati e i partner per andare incontro alle nostre maggiori priorità degli obiettivi addestrativi”.

 Adesso è ufficiale: il Comando delle forze armate degli Stati Uniti in Europa con sede a Stoccarda (Germania) ha deciso un taglio netto ai war games previsti in Europa centrale ed orientale nei mesi di aprile e maggio nell’ambito nella maxi-esercitazione a cui avrebbero dovuto partecipare oltre 37.000 militari, migliaia di mezzi pesanti, cacciabombardieri e unità navali e sottomarini dei paesi aderenti all’Alleanza atlantica. “La protezione sanitaria delle nostre forze armate e di quella dei nostri alleati Nato è un obiettivo prioritario”, prosegue la nota emessa da Us European Command. “Noi prendiamo seriamente in considerazione l’epidemia di Coronavirus e siamo fiduciosi che nell’assumere questa decisione continueremo a fare la nostra parte nel prevenire l’ulteriore diffusione del virus, mentre stiamo ancora massimizzando i nostri sforzi per far crescere la nostra alleanza e partnership e rafforzare la risposta generale contro ogni crisi e contingenza”. Ulteriori aggiornamenti relativamente a Defender Europe saranno comunicati nelle prossime ore.
 
La decisone statunitense è stata formalizzata dopo la cancellazione della prima fase dell’esercitazione prevista in Norvegia e nel mar Artico (Exercise Cold Response 20). Proprio per l’esplosione in tutto il vecchio continente dell’emergenza coronavirus, qualche giorno fa la Finlandia aveva annunciato il ritiro dai giochi di guerra nel Baltico; anche il ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guarini, con una nota dell’12 marzo, aveva reso noto l’intenzione di non partecipare a Defender Europe. “Gli uomini e le donne della Difesa sono in campo senza sosta per fronteggiare, in questo delicato momento, l’emergenza sanitaria e per garantire l’attuazione delle importanti delibere decise del governo”, ha dichiarato Guerini. “Per questo ho valutato, congiuntamente con lo Stato maggiore della Difesa e informando il Comando Nato, di non confermare il nostro contributo all’esercitazione. Pur sostenendo il suo valore strategico, ho ritenuto opportuno mantenere massimo l’apporto delle Forze armate in questa situazione”.
 
La decisione del governo è stata condivisa da tutte le forze politiche e dall’opinione pubblica. Peccato che nelle stesse ore in cui essa maturava, dall’altra parte dell’oceano, in Nevada (Usa), prendeva il via un’altra maxi-esercitazione aerea, Bandiera Rossa (Red Flag 2020-02), con la partecipazione dei reparti d’eccellenza dell’Aeronautica Militare provenenti dalle basi di Pisa, Grosseto, Gioia del Colle, Trapani-Birgi, Pratica di Mare e Amendola (Foggia). “Con i primi decolli degli assetti italiani, il 9 marzo è ufficialmente iniziata la Red Flag, una delle esercitazioni aeree più complesse e realistiche organizzate a livello internazionale che vede coinvolte presso la base americana di Nellis anche le forze aeree statunitensi, spagnole e tedesche”, riporta enfaticamente il comunicato emesso dallo Stato Maggiore della Difesa. “Per la prima volta dal 1989, l’Aeronautica Militare partecipa con ben tre tipologie di velivoli: gli Eurofighter del 4°, 36° e 37° Stormo; il CAEW (Conformal Airborne Early Warning) del 14° Stormo di Pratica di Mare e gli F-35 del 32° Stormo di Amendola, entrambi alla prima presenza in questo particolare scenario. Si tratta del più importante evento addestrativo del 2020 per l’Aeronautica, un’esercitazione nella quale i piloti consolidano le capacità d’impiego dei sistemi d’arma in dotazione e la validità delle rispettive tattiche, mediante l’organizzazione ed il coordinamento di pacchetticostituiti da un elevato numero di velivoli, consolidando nel contempo la capacità di operare congiuntamente con altri Reparti, sia della Forza Armata sia di altre nazioni”.
 
Niente pericoli coronavirus dunque per Bandiera Rossa che si concluderà il 20 marzo. Del resto nessuno dei protagonisti armati poteva perdere l’occasione di sperimentare dal vivo i nuovi sistemi d’intelligence e per le cyber war acquistati: le simulazioni delle future guerre aerospaziali e cibernetiche si svolgeranno in un enorme poligono del Nevada che sorge a ridosso della base aerea di Nellis, una delle più grandi installazioni militari del mondo. Nel poligono sono stati testati più del 75% di tutte le munizioni e delle bombe a disposizione delle forze armate Usa e Nato. Dalla sua prima edizione nel 1975 sino ad oggi, Red Flag ha ospitato le forze aeree di 29 paesi e più di 506.000 militari. “Il deployment operativo e logistico in Nevada per l’esercitazione aerea è stato portato avanti dalla nostra Forza Armata come pianificato, nonostante i concomitanti sforzi organizzativi in campo nazionale nell’ambito delle attuali azioni di contrasto e gestione dell’emergenza COVID-19”, conclude la nota dello Stato Maggiore. Chissà se dopo l’irresponsabile missione negli Usa, sarà decretato nei confronti di tutto il personale partecipante l’isolamento obbligatorio domiciliare, come misura preventiva all’ulteriore diffusione del coronavirus in tutta Italia…
Foto di WikiImages da Pixabay 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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