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 Home page > Tribuna Libera > Il 25 Luglio di Benito Mussolini

Il 25 Luglio di Benito Mussolini

Roma, 24 Luglio 1943. Sono le ore 17 di un caldo pomeriggio estivo. Da oltre tre anni l’Italia fascista è coinvolta nel secondo conflitto bellico mondiale. Una guerra che non ha portato nulla di buono per tutti gli italiani, e sono ormai in molti, sia nei vertici militari quanto politici, a volerne al più presto la fine. A Palazzo Venezia, nella sala del Pappagallo, si riunisce il Gran Consiglio del Fascismo.

Un'evento che non si verificava da quasi 4 anni, dal lontano 7 dicembre 1939, quando il massimo organo politico del Regime Fascista aveva decretato la “non belligeranza” dell’Italia. Una decisone che verrà poi sconfessata circa 6 mesi piu’ tardi, il 10 giugno 1940, quando Benito Mussolini, in persona, dichiarò guerra alla Francia ed alla Gran Bretagna, ponendosi cosi al fianco della Germania nazista. Il tutto non era stato altro che la naturale conseguenza del “ Patto D’Acciaio” tra Italia e Germania, siglato a Berlino il 22 maggio 1939 dai ministri degli esteri italiano e tedesco, Ciano e Von Ribbentrop.

Da quel giorno, però, molte cose sono cambiate, soprattutto per Benito Mussolini. Francia, Gran Bretagna e Unione Sovietica stanno avendo la meglio nella guerra, con il loro alleato di ferro, gli Stati Uniti d'America, che sono riusciti a far sbarcare le proprie truppe direttamente sul suolo italiano, in Sicilia, quindici giorni prima, il 10 luglio. Ora a salire sul banco degli imputati tocca proprio a lui, a Benito Mussolini, il Duce. Molti esponenti del regime gli rimproverano di aver trascinato tutta l'Italia nel baratro sanguinoso della guerra, portando la nazione sull' orlo della distruzione, della fame e della sofferenza. Ed è proprio il Duce l'uomo che quel giorno viene messo sotto accusa dai suoi stessi gerarchi. In molti, tra di loro, gli erano stati strenuamente fedeli duranti gli anni del ventennio fascista, condividendo con lui il potere assoluto e facendo man bassa di tutti gli oppositori.

                                     

Chi punta per primo il dito contro Mussolini è Dino Grandi, presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, ex Guardasigilli ed ex Ministro degli Esteri. E' lui a proporre l’ ordine del giorno in cui vengono richieste, senza esitazioni e senza mezze misure, le dimissioni del Duce dalla guida del governo italiano. Grandi chiede anche a Mussolini di lasciare nelle mani del Re, Vittorio Emanuele III, il comando supremo delle forze armate , secondo quanto previsto dall’ articolo 5 dello Statuto Albertino del Regno d’ Italia. Nel suo discorso, Grandi formula un preciso “j' accuse” contro Mussolini, accusandolo aver voluto l'entrata in guerra dell' Italia solo per pure ambizioni personali. I nervi sono abbastanza tesi , e la riunione  si protrae per ben dieci ore, terminando solo alle ore 02.40 del giorno dopo, 25 luglio. 

                                   

La mozione "Grandi" viene approvata con 19 voti favorevoli, 7 contrari ed un astenuto: il regime fascista è finito. Vota a favore anche suo genero Galeazzo Ciano, il quale pagherà con la vita questa sua decisione, a Verona, nel gennaio 1944. Dopo aver conferito le dimissioni al Sovrano, alle ore 18 dello stesso 25 luglio Benito Mussolini viene fatto arrestare. Sarà detenuto sino al mese di Settembre, quando grazie ad un blitz delle forze armate tedesche, ordinato da Hitler in persona, sarà liberato dalla prigione del Gran Sasso. A Mussolini non servirà a nulla fondare la Repubblica Sociale Italiana, che cesserà di esistere il 25 aprile 1945.

Tre giorni più tardi, il 28 aprile, il dittatore sarà fucilato da Walter Audisio, da tutti conosciuto come “ colonnello Valerio”. Un pezzo di storia d’Italia se ne era andato cosi, per sempre. 

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