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INPS al collasso

Ho già trattato l'argomento INPS, ma le notizie che coinvolgono l'Istituto di previdenza non smettono di preoccupare di giorno in giorno. Nel 1965 il rapporto lavoratori/pensionati era 5/1 (5 al lavoro ed 1 in pensione), dal 1995 in poi sono state previste una serie di riforme infinite sulle pensioni per mantenere il rapporto a 2/1 senza, però, riuscirci.

Attualmente i pensionati sono 16.237.000 che, invero, ricevono 23.300.000 pensioni, quindi, qualcuno ne prende più di una mentre il numero degli occupati è di 22.947.000. Siamo praticamente al collasso e con l'invecchiamento della popolazione le cose peggioreranno ancora più velocemente.

Il CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS), analizzando i dati, fa emergere due ragioni che stanno portando l’INPS al collasso:

  • connubio mal riuscito tra pubblico e privato, a causa della fusione tra INPS e INPDAP (con annessi 10 miliardi di debito all’INPS ereditati dall’INPDAP);
  • un buco da 30 miliardi di euro creato dalla P.A. negli ultimi anni a causa del mancato versamento dei contributi pensionistici a moltissimi dipendenti. Ciò significa che lo Stato è moroso nei confronti dei suoi dipendenti e di se stesso.

Infatti, va sottolineato il fatto che un anno fa è stata varata l’ennesima riforma delle pensioni, fortemente voluta da MontiFornero & Co. per “salvare” l’Italia dal baratro fallimentare. Tale riforma, di fatto, rende improbabile, se non quasi impossibile, che un giovane possa mai ricevere una qualsivoglia pensione. Sempre un anno fa il presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua dichiarava che l'Ente previdenziale aveva raggiunto l’attivo del pareggio di bilancio; un fatto, questo, che rendeva incomprensibile la necessità di una riforma come quella varata dal governo, tra l'altro, così gravosa e pesante. Nello stesso periodo venne deciso lo smantellamento dell’INPDAP (Ente previdenziale dei dipendenti pubblici e del parastato quali Ministeri, Regioni, Province, Comuni, etc.) trasferendo la gestione del fondo all’INPS per il quale si prefiguravano risultati eccezionali e un maggior stato di salute, proprio per merito della riforma Fornero. E' stato questo uno dei primi atti ufficiali del governo Monti quando, a dicembre 2011, ha deciso di fondere gli enti previdenziali INPDAP e ENPALS all'interno dell'ente previdenziale INPS. Tutto questo per "convergenza e armonizzazione del sistema pensionistico attraverso l'applicazione del sistema del metodo contributivo".

Perché allora smantellare due Enti previdenziali importanti come l'INPDAP e l'ENPALS?

Ora non ci sono più dubbi in proposito: l’INPDAP e l'ENPALS erano un disastro previdenziale che, di fatto, hanno così contribuito a dare la "spallata" finale all'INPS, ora in pieno dissesto economico. Infatti, solo pochi addetti ai lavori conoscevano il fatto che le amministrazioni centrali dello Stato non hanno mai versato i contributi all’INPDAP da diciassette anni a questa parte, cioè fin dal lontano 1996 (da allora vi sono state tre riforme pensionistiche, tanto per chiarire). Da tale anno lo Stato e gli Enti Locali hanno versato “solo e sempre” la quota della contribuzione a carico del lavoratore (circa il 9%) e non la quota a loro carico (circa il 25%). Va sottolineato e fatto notare che il 25% è proporzionalmente due terzi della percentuale che solitamente pagano tutte le aziende private. Anche in questo caso, quindi, lo Stato si agevola da solo pagando meno di qualsiasi altra azienda, creando inspiegabili privilegi quando riconosce pensioni da favola ai dipendenti pubblici, a volte anche superiori dell’ultimo stipendio.

L’INPDAP e l'ENPALS erano ormai al tracollo e, per questo, il Governo Monti ha deciso di sostenere il “fondo” (nel vero senso letterario) facendolo confluire a “mamma” INPS così da riuscire a mantenersi senza causare danni eccessivi. Invece il danno è bello che fatto! Dieci (10) sono i miliardi di euro di buco che i due Istituti previdenziali hanno portato all’INPS. Quest'ultimo, che a inizio 2011 aveva un patrimonio di 41 miliardi, oggi vede ridotto il proprio capitale a soli 15, tutto questo in poco più di 24 mesi. A seguito di ciò, è ormai chiaro che le Amministrazioni statali sono in uno stato grave di insolvenza certificata mentre l'INPS è fortemente sotto-capitalizzata.

Un fallimento "realmente" insanabile ogni giorni di più.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.126) 10 aprile 2013 15:27

    Articolo estremamente interessante.

    Sarebbe così gentile da comunicarci le fonti delle sue informazioni in modo da poter approfondire la ricerca?
    Grazie.
    • Di (---.---.---.250) 10 aprile 2013 21:36

      Sono citate le fonti, una è il CIV (Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS), le altre fonti sono i rendiconti del comitato di controllo Inps e l’Istat. Per rispondere anche ad altri, il problema che forse "sfugge" è che Stato/Regioni/Comuni e Enti a partecipazione pubblica NON versano i contributi pensionistici dal 1996, cioè 17 anni per circa 3,5 milioni di dipendenti pubblici e del parastato. Tutto il resto è niente al confronto.

  • Di (---.---.---.172) 10 aprile 2013 15:28

    La fusione è stata fatta per risparmiare sui costi amministrativo-burocratici.

  • Di GeriSteve (---.---.---.117) 10 aprile 2013 17:13

    Nel caso di un ente previdenziale il solo parlare di "pareggio di bilancio" equivale a imbrogliare chi ti ascolta.

    Un ente previdenziale ha un "debito previdenziale", cioè il debito contratto con i pensionati e i pensionandi che dovrebbe essere compensato da "capitale accantonato".

    Dire invece che "quell’ente è in attivo" significa soltanto che in questo momento incassa in contributi più di quanto spende in pensioni, ma i contributi corrispondono a nuovo debito previdenziale, non coprono il vecchio.

    Per chiarezza: il debito previdenziale è tutto ciò che nei prossimi decenni l’INPS dovrà pagare a tutti i pensionati e a tutti i pensionandi ipotizzando che da oggi questi cessino di versare ulteriori contributi (più le inevitabili spese di gestione dei prossimi decenni).
    Tutto ciò fino a quando non muore l’ultimo attuale pensionando o avente diritto per reversibilità, cioè per circa un secolo. Non credo che basterebbe il PIL di un anno.

    GeriSteve

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.48) 10 aprile 2013 19:15
    Damiano Mazzotti

    A mio parere la fusione è stata fatta per far pagare le pensione dei "ricchi" ai "poveri". E soprattutto far pagare le pensioni degli statali ai privati. Infatti lo Stato non assume più e quindi non ci sono abbastanza giovani o semplicemente ci sono troppo spesso troppi anziani con pensioni troppo alte (vedi i 30.000 euro al mese di Amato che vorrebbe pure diventare presidente della Repubblica per garantire tutti quei furboni parasocialisti come lui).

     I gestori dei fondi dei ricchi hanno investito male, in azioni, obbligazioni e schifezze varie. Più soldi hai, più soldi vuoi fare e così il più delle volte ti fai fregare (più alto è l’interesse, più alto è il rischio).

     Quella del risparmio organizzativo è una scusa, ma un fondo di verità c’è: c’è qualche risparmio, ma dopo una fusione i dirigenti che sopravvivono guadagnano di più. Soprattutto il direttore. Di solito il vero motivatore delle fusione sono le maggiorazione degli stipendi dei capi. In Italia saranno sempre i cittadini senza nessun potere, a pagare per tutti gli altri.

  • Di (---.---.---.13) 29 aprile 2013 20:24

    Nonostante l’inpdap abbia fatto confluire nei conti INPS un deficit così’ alto, come mai continua a indire bandi per borse di studio e alloggi in convitti universitari costosi, corsi di formazione e master, e vacanze a favore dei figli di dipendenti pubblici? Chi pagherà’ tutto questo spreco? Mara 163

  • Di (---.---.---.180) 4 febbraio 2014 15:52

    Il banco sta’ per saltare o forse e’ gia’ saltato !
    Lascio questo paese come avevano fatto i miei nonni 60 anni fa’ !!!

    Politici al rogo !!!

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