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 Home page > Tribuna Libera > I rincari dei pedaggi autostradali

I rincari dei pedaggi autostradali

I rincari dei pedaggi autostradali introdotti dall'inizio di quest'anno stanno giustamente provocando l'ira degli utenti.
In un momento in cui la crisi non appare per nulla alle spalle, tale incremento unito ad altri (gas, luce, sacchetti di plastica, ecc...) provocherà una contrazione ulteriore del potere di acquisto delle famiglie e di conseguenza una riduzione delle previsioni di aumento (troppo ottimistiche dell'esecutivo in carica) del Pil.
E' mai possibile che ogni governo in carica debba sempre far cassa sui cittadini ricorrendo a tasse indirette su servizi a cui questi ultimi non possono (o difficilmente) rinunciare?
Non ci vuole certo un indovino per capire che questa tirannia finanziaria assoluta e indiscriminata mina (o quanto meno rallenta) sensibilmente l'uscita dalla crisi del nostro paese!
 
Tornando ai rincari dei pedaggi autostradali, l'esecutivo nasconde ovviamente un fatto importante, ossia che su ogni centesimo di aumento, oltre la metà vanno nelle sue casse e quindi è parte interessata a tale operazione (come lo è in modo analogo in tutti i rincari di beni e servizi!).
Patetica è la difesa dell'esecutivo che giustifica tali aumenti sostenendo che servono alle società concessionarie (private, fra cui figura il magnate Benetton) per assicurare la manutenzione dei tratti autostradali di loro competenza. 
A parte il fatto che non si nota che vi siano investimenti così importanti delle stesse su tali infrastrutture, con tutti gli incassi che percepiscono giornalmente tale giustificazione risulta davvero scarsamente credibile.
Ma ancor meno credibile è la versione fornita dal Ministero dei Trasporti il quale ha dichiarato che lo Stato è vincolato da diversi lustri da contratti capestro con le società concessionarie e che l'unica strada per invertire la tendenza di questi rincari è stata quella di ricorrere alla magistratura.
Risulta davvero difficile credere che ci fosse soltanto questo mezzo dato che il governo, godendo di una maggioranza in Parlamento, avrebbe potuto legiferare su questo tema ponendo dei limiti e dei vincoli nuovi se non ai vecchi contratti almeno a quelli futuri.
Quando ha voluto, specie nei casi in cui erano in gioco gli interessi diretti della casta o delle entità di cui è al servizio, la nostra classe dirigente è stata estremamente celere nella approvazione di normative a riguardo.
Quando invece si tratta di difendere gli interessi della gente comune, invece i tempi sono sempre molto lunghi e appaiono sempre scogli insormontabili.
Chissà come mai?!
Ah...Forse ho capito!
A lor signori, noi comuni cittadini contiamo soltanto per il nostro voto e i fatti sono lì a dimostrarlo ogni giorno!
Yvan Rettore
 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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