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 Home page > Tribuna Libera > I limiti del Fatto Quotidiano e l’addio di Telese

I limiti del Fatto Quotidiano e l’addio di Telese

«La mission di quel giornale si è esaurita. Non è passato dalla protesta alla proposta. Quando il governo Berlusconi è caduto, ci siamo chiesti: ora cosa dobbiamo cambiare? Travaglio ha detto: nulla. Io ho risposto: tutto. Ecco perché vado via. Perché non puoi continuare, a guerra finita, a mozzare le teste di cadaveri sul campo. Non puoi solo demolire. È il momento di costruire». Sono queste le parole piu’ significative con cuiLuca Telese sul Corriere della Sera ha ufficializzato la fine della propria collaborazione con il quotidiano di Padellaro e Travaglio.

Un addio sofferto che fa emergere platealmente i limiti dell’unico giornale italiano che vive senza contributi pubblici. I limiti sono facili da comprendere e basta aprirne una copia per rendersene conto: il Fatto Quotidiano non riesce ad andare oltre la stagione berlusconiana, non è capace di compiere quel salto che lo porti fuori dalla trincea entro cui ha combattuto negli ultimi anni.

L’avversione contro gli establishment dei partiti, i poteri forti finanziari, la classe dirigente berlusconiana ha in parte annebbiato la lucidità delle analisi di Travaglio & Co relegati al ruolo di guastafeste ad ogni costo anche se la festa è finita. Non è più tempo di bunga bunga, Arcore, Nani e ballerine: la situazione è drammaticamente più complicata di come era fino a qualche mese fa. I partiti sono spappolati, il pensiero politico è diventato poltiglia, ogni soluzione appare parziale e temporanea continuare a sparare sul mucchio, alzando la bandiera di un giornalismo massimalista, che non si accontenta di alcuna risposta e di nessuna prospettiva di “salvezza”, alla fine non poteva che spaccare la redazione del giornale romano. Da un parte quelli che nel marcio del “Palazzo” qualcosa di positivo cercano ancora di trovarlo, dall’altra quelli che “il Palazzo” lo vogliono radere al suolo.

Da qui nasce l’addio di Telese che si scaglia contro “il nichilismo” di Marco Travaglio, fautore di una guerra civile ideale permanente, che non accetta nessun compromesso con il nemico, e vede complotti, macchinazioni ed inciuci (da contrastare) dappertutto.

L’addio di Telese al Fatto rappresenta umanamente la metafora che vivono oggi molti italiani. Da un lato quelli che credono ancora in un rinnovamento possibile, partendo dalle forze in campo, dall’altra coloro che sono troppo delusi per credere in un rinnovamento se non si fa prima “piazza pulita” dei vecchi apparati.

Dando un’occhiata ai sondaggi sembra che in molti protendano per la “soluzione finale”. Beppe Grillo infatti continua a crescere nelle intenzioni di voto ed il Fatto Quotidiano gli tira la volata, fino al prossimo capopopolo, fino al prossimo regime da abbattere.

 

LEGGI ANCHE: Telese dice addio al Fatto e fonda il suo giornale

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.170) 8 giugno 2012 13:17

    lascia il fatto apre un nuovo giornale e noi paghiamo !

  • Di (---.---.---.119) 8 giugno 2012 13:29

    Ci sono diversi modi per fare giornalismo?
    Da cosa dipende?
    Forse da chi governa il paese?
    Credo che di giornalismo c’è ne solo uno.
    Il giornalista deve essere colui che controlla e denuncia ciò che di male c’è nella società senza strumentalizzare e senza scendere a compromessi.

  • Di (---.---.---.233) 8 giugno 2012 15:10

    Ma che dice D’Antrassi? Ma l’ha mai letta una copia de Il Fatto? Ma come fa a scrivere che praticamente il giornale non ha più ragione di esistere perché è finito il tempo del bunga bunga? Il Fatto è uno degli esempi di giornalismo critico che pure dovrebbe essere compreso da chi si fregia di un sito dal titolo roboante www.societacritica.wordpress.com. Telese poteva andarsene senza sputare tutto quel fiele, come gli ricorda oggi un richiamo nelle pagine interne del giornale di Travaglio. In fondo, gli fecero il grande regalo di toglierlo dalla redazione de "Il Giornale" (per chi non lo sapesse, infatti, Telese lavorava per Berlusconi prima di passare a "Il Fatto"). Credo che Travaglio e Padellaro pensino proprio che era meglio lasciarlo lì. E forse lo era.

  • Di Zag(c) (---.---.---.126) 8 giugno 2012 15:11
    Zag(c)

    E’ uno starno modi di intendere il giornalismo, quello di Telese. Per carità ognuno è padrone di intendere e volere. Anche BelPietro ne ha uno tutto suo di giornalismo.
    Il giornalismo dovrebbe essere sempre di critica e di denuncia verso il potere costituito. Sia se questo si chiami Berlusconi, sia quando Berlusconi cade ( ma chi l’ha detto che il potere berlusconiano sia caduto?, ne siamo proprio sicuri?) Se Telese vuole un giornalismo propositivo allora che si faccia un bel partito, o diventi giornale di partito, ma questo è una altra cosa.
    E poi il giornalismo propositivo, così come lo intende lui, qual’è quello che fa a LA7 con Porro?
    Mi sa che ha le idee un pò confuse e che dietro questa sua decisione si nasconda qualche altra cosa.
    Staremo a vedere.

    P.S.
    E non sono un fan di Travaglio.

    • Di Piero Canzoniero (---.---.---.254) 8 giugno 2012 15:45

      vediamo se c’entra anche un’altra ipotesi... quella legata al possibile connubio mediaset-telecom auspicato da Passera e desiderato anche da Berlu per far fronte all’indebitamento degli ultimi anni. In questo modo la7, dove Telese è di casa, sarà una delle reti della nuova trama politica. ...e quindi ampio spazio per lui... Per quanto sia solo un’ipotesi a me pare plausibile. Lo vedremo dopo l’estate, con i nuovi(vecchi) partiti e i nuovi(vecchi) palinsesti

  • Di (---.---.---.102) 8 giugno 2012 16:46

    esiste un adagio da ripetere come una litania:"travaglio, senza berlusconi nn avrà motivo di esistere..." ripetiamolo mille volte, facciamolo ripetere alla tv...finchè diventa vero.solo che vero nn diventa e, se dovesse sparire silvio, sarebbero i berlusconiani a essere dispoccupati, nn essondoci piu motivo di esistere del giornali-galoppini.

    a me pare che travaglio, il fatto ma anche santoro abbiano continuato i loro lavoro, con lo stesso impegno e la stessa qualità, pur pronunciando una vota ogni tanto la parola berlusconi. e il vecchio santoro, nel "dopo"-berlusca nn è certo crollato come i suoi colleghi speravano.

    Inoltre il pdl è sempre il primo partito in parlamento e nelle recenti nomine si è fatto parecchio sentire: nn parlare del PDL sarebbe nn parlare dei fatti. non è "antiberlusconismo" ...

    le proposte? non sono i giornali a doverle fare.

  • Di Geri Steve (---.---.---.124) 8 giugno 2012 17:43

    "le proposte? non sono i giornali a doverle fare": io non vedo proprio il perchè, e fra l’altro Il fatto ha patrocianto diverse proposte: legge anticorruzione, recupero tasse da capitali in svizzera...

    Su Il fatto io ho trovato anche diverse critiche costruttive. Certo, anche a me preoccupa la troppa condiscendenza su Grillo-Casaleggio, ma anche su Telese qualche dubbio ce l’ho: vediamolo alla prova dei fatti.

    Un nuovo giornale è sempre un’ottima notizia, ma vorrei anche capire da dove vengono i soldi.

    Chiedo troppo?

  • Di (---.---.---.151) 9 giugno 2012 00:33

    1) 80 anni di "compromessi con il nemico" hanno portato il paese sull’orlo del fallimento;

    2) un giornale non è un’impresa edile, non deve " costruire " proprio nulla, ma solo fornire informazioni su quelli che invece costruire dovrebbero 
    3) non condivido il " grillismo " del Fatto, ma non si può accusare il giornale di voler solo " demolire " : negli anni si sono succedute numerose iniziative concrete, pragmatiche ( proposte di legge, referendum etc " )
    4) se si pensa che un giornale debba cambiare atteggiamento o modo di fare a seconda di chi governa...... allora non si è capito nulla del ruolo dell’informazione ed hanno ragione quelli che accusano gli anti - berlusconiani di vivere di sola demonizzazione: cambiare atteggiamento sarebbe la prova di un accanimento " ad personam " ( tradotto: persecuzione bolscevica ).

  • Di paolo (---.---.---.151) 9 giugno 2012 17:06

    Telese conferma di essere un militante politico ,mentre Travaglio fa il giornalista ,"check the difference" .

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