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I giochi "democratici" del Nepal

Gli eventi si succedono in fretta. Lunedì 4 Maggio il Primo Ministro nepalese Pushpa Kamal Daha, detto Prachanda, nome di battaglia che si porta ancora dietro dalla guerriglia e che significa terribile, o feroce, ha ordinato al comandante dell’esercito di dimettersi. E’ accusato di violare gli accordi in quanto non vuole integrare i guerriglieri nell’esercito regolare. Egli si è giustificato dicendo di non poterlo fare, perché essi sono "politicamente indottrinati".

 

Il Presidente nepalese Ram Baran Yadav ha negato l’assenso e ha detto al generale di rimanere al suo posto. Martedì Prachanda si è dimesso, non è chiaro se su pressione del Presidente stesso. Alla stampa l’ex Primo Ministro ha dichiarato che è stato per salvaguardare la democrazia.

Mercoledì il governo a maggioranza maoista cade. I guerriglieri, solo in parte integrati nell’esercito e sorvegliati in particolari campi dalle Nazioni Unite, minacciano di riprendere le armi se le trattative fallissero.

Il Nepal, prima formalmente una repubblica monarchica, dal 2006 è diventata una democrazia a pieno titolo, grazie alla guerriglia maoista che ha deposto le armi solo quando il re ha deciso di abbandonare il trono. I maoisti hanno accettato di condurre un regolare processo di pace, che in questi giorni si sta rivelando onesto solo a metà. Alle elezioni che sono seguite nel 2008, il Partito comunista maoista ha trionfato.

Quella che ora è l’opposizione si è trovata sbandata, senza organizzazione né presa sulla popolazione, laddove invece i maoisti erano, e sono tuttora ben strutturati, con numerose iniziative di sostegno alla popolazione povera, la maggioranza.

L’accordo era che, dopo le elezioni, le parti si fossero trovate insieme per scrivere una nuova costituzione, eliminando ogni cenno della monarchia. Tuttavia, colta di sorpresa e relegata in secondo piano nel governo, l’opposizione si è rifiutata di mantenere i patti. Da allora l’azione si è bloccata.

Le proteste dei filo-maoisti

I maoisti infatti, anche se hanno il doppio di rappresentanti al parlamento rispetto al principale partito di opposizione - Partito del Congresso nepalese (Nc) - si tratta comunque di un esiguo 38%, mentre servirebbero i due terzi della camera per cambiare la costituzione.

Ora il Presidente è stato accusato da Prachanda di aver minato la debole e nuova democrazia nepalese, usando un potere di cui non avrebbe diritto. Yadav ha ribattuto dando cinque giorni alle forze di partito per formare un nuovo governo.

Anche grazie alla vicina India, che dapprima aveva fomentato il processo di pace non volendo problemi ai confini, e ora ostacola invece la stabilizzazione dei maoisti al potere.

Intanto si sviluppano le ovvie reazioni delle popolazione. Gruppi della società civile e a loro vicini hanno iniziato a protestare nelle strade di più località del paese: a Kathmandu la polizia ha fatto sgomberare un ‘sit in’ non autorizzato davanti al palazzo presidenziale Shitwal Niva arrestando una cinquantina di attivisti.

Martedì il partito di opposizione Nc ha offerto un’alleanza al Partito comunista unito marxista-leninista (Cpn-Uml), considerato moderato, per formare un governo di unità nazionale ed estromettere i comunisti maoisti.



Mercoledì 6 Maggio dopo un meeting in Kathmandu, i membri dell’Uml hanno accettato l’incarico di governo. I

maoisti hanno disertato gli incontri perché, dicono, non parteciperanno alle funzioni parlamentari finché non riceveranno delle scuse dal Presidente.

Le Nazioni Unite avrebbero dovuto incontrarsi settimana prossima per fare il punto della situazione sul processso di pace. C’è stato bisogno, invece, di una riunione di emergenza proprio Martedì. Se i componenti politici si impunteranno e daranno prova di non sapere come funziona una democrazia, la pace potrebbe interrompersi in un attimo, e in questo piccolo paese dove risiedono le montagne sacre dell’Himalaya scoppierebbe un altro, inutile spargimento di sangue.

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