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I diritti umani in Egitto sono sacrificabili nell’asse tra Francia ed Egitto

Macron lo ha fatto intendere a chiare lettere. I diritti umani per quanto importanti, non possono sacrificare la cooperazione militare ed economica con quello che viene considerato come un partner determinante, quale l'Egitto. Al Sisi è stato accolto come una star in Francia. Bandiere dell'Egitto ovunque, certo, ci sono state alcune proteste, c'è stata l'iniziativa del Sindaco di Parigi con la quale ha bacchettato Al Sisi sui diritti umani, però, alla fine, ha prevalso la coerenza francese. 

La Francia nata dalla rivoluzione francese non esiste più da un pezzo. Incrementeranno i rapporti su più fronti. Da quello dell'istruzione pre-universitaria, all'istruzione superiore, dalle applicazioni di intelligenza artificiale, alla sicurezza informatica, dalla digitalizzazione, alla salute, alle infrastrutture, alla cooperazione militare che ne uscirà ancora più rafforzata. Hanno raggiunto accordi sul fronte turistico, sulla via di Hurghada, Sharm el Sheikh, Luxor e Aswan. E addirittura Al Sisi ora si sta elevando a paladino dei diritti umani. Non è uno scherzo. Nel comunicato ufficiale si legge che "Sisi ha esaminato la prima strategia nazionale globale per i diritti umani che si sta preparando in Egitto, con la partecipazione di diverse organizzazioni non governative. Ha invitato la comunità internazionale a resistere alle politiche aggressive e provocatorie perseguite da alcune potenze regionali che non rispettano i principi del diritto internazionale". E si è parlato anche di quel sassolino nella scarpa che sta tormentando Al Sisi da tempo, la grana della diga del Rinascimento. "Sisi ha anche esaminato gli sforzi dell'Egitto per raggiungere un accordo legale vincolante ed equilibrato per il riempimento e il funzionamento della diga rinascimentale Grand Ethiopian che tenga conto degli interessi di Egitto, Sudan ed Etiopia". Insomma l'Egitto ne esce con le tasche piene, meglio di così non poteva che andare. Ha prevalso la coerenza francese, piuttosto che il teatrino meschino italiano, che comunque alla fine hanno entrambi lo stesso obiettivo, continuare a considerare Al Sisi come un faro irrinunciabile di quell'area e contrastare i fratelli musulmani. Sarà così anche con l'avvento di Biden? Tra qualche mese lo scopriremo.

mb

Foto: Wikimedia

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