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I corsi e i ricorsi storici della monnezza in Calabria

Quando Silvio Greco, assessore all’Ambiente della Regione Calabria, ha annunciato in pompa magna lo scorso 21 aprile che stanno per essere bonificate 660 discariche in Calabria (l’operazione, dice, è in atto già dal 1 gennaio scorso) nessuno ha alzato un dito. Nessuno ha alzato un dito per chiedere: “Che fine hanno fatto le 696 discariche censite nel Piano di gestione dei rifiuti pubblicato sul Bur del 2002?"

Quando ha dichiarato che “ci sono risorse utilizzabili per 70 milioni di euro” nessuno ha alzato un dito per sapere: “Ma i 673 miliardi e 494 milioni e 8 mila e 55 lire e gli altri 250 miliardi previsti per le attività di bonifica e ripristino ambientale delle aree industriali delle 5 provincie si sono spesi, alla fine, o hanno preso strade alternative, o tortuose, tanto da fermarsi di qua e di là senza aver raggiunto l’obiettivo?”.

Il Piano di gestione dei rifiuti dell’ex commissario Chiaravalloti è fatto molto bene. Denuncia senza tanti giri di parole, che su 696 discariche solo 65 (sic!), cioè il 9,3 per cento del totale, sono state attivate con autorizzazione regionale. 268 hanno usufruito del Ddr 915/82. E ben 270 non hanno avuto nessuna autorizzazione. Mentre delle rimanenti 72 non è stato possibile risalire al tipo di autorizzazione (!)

Di queste, poi:
140 non rispettano la distanza dei 250 metri dai centri abitati;
435 non rispettano la distanza dei 150 metri dai corsi d’acqua.


In particolare, ancora, per quanto riguarda la distanza dai corsi d’acqua:
145 sono ubicate a meno di 10 metri (sic!),
102 a una distanza fra i 10 e i 50 metri,
e 188 a una distanza compresa tra i 50 e i 150 metri.

Le discariche che insistono – si legge nel Piano – determinano un inquinamento delle acque, la potenziale distruzione degli ecosistemi acquatici, nonché il generale degrado di un sistema ambientale che necessariamente va tutelato”.

Alla luce di queste rivelazioni, il totale dei costi previsto, secondo il Piano, era di un numero a 12 zeri, (1.200.542.210.472 lire, vecchio conio), cioè mille e duecento miliardi e 542 milioni, 210 dieci mila e 472 lire.

Oggi, a 7 anni di distanza, l’assessore Greco comunica un investimento “solo” di 70 milioni di euro, occhio e croce un quinto di quelli previsti, e non si sa se sono stati poi "riciclati" per altre destinazioni, nel 2002.

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