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I centurioni di Mourinho

Per Mourinho la propria squadra è come una legione dell’antica Roma: c’è lui che è il tribuno per antonomasia, sempre deciso in battaglia e nella difesa dei suoi uomini. Ci sono poi i centurioni che lo accompagnano sempre in ogni impresa. Tra i centurioni poi c’è il Primus pilus, una sorta di generale di brigata che fa riferimento direttamente al tribuno. Nell’Inter i centurioni sono i suoi fedelissimi, che Mou non metterebbe in panchina mai: Julio Cesar, Maicon, Maxwell, Cambiasso, Zanetti. Ibrahimovic è il Primus pilus, il giocatore sempre presente e più vicino all’allenatore.


Al di là di questa schiera di fedeli, c’è poi tutta una serie di collaboratori, bravi in mansioni particolari, come il Signifer, il Cornicen, il Deganus. Nell’Inter Muntari, Adriano, Quaresma, Cruz, Materazzi, Mancini e altri hanno questo ruolo, di calciatori buoni quando serve un determinato approccio alla partita e per definire uno sviluppo particolare.

Tutto questo a cosa porta? Porta alla necessaria indispensabilità dei centurioni in tutte le battaglie del tribuno, fuor di metafora al sovrautiizzo dei giocatori considerati fondamentali in tutte le partite che il Buon Dio dà all’Inter.

La sconfitta con il Panathinaikos è dovuta alla stanchezza psico-fisica del dopo Juve, alla difficoltà di superare i muri difensivi dei greci, alla confusione del secondo tempo, quando Mourinho ha giocato con cinque punte, ma la partita è stata persa soprattutto per questa netta e ormai consolidata definizione di ruoli in squadra. In un team contemporaneo di alto livello, non riuscire a tenere sulla corda emotiva almeno 18 giocatori porta a sconfitte inopinate. Pensare di cavarsela sempre con gli stessi uomini è pura utopia. Troppe partite ravvicinate, ma soprattutto impossibilità di tenerli su di giri come contro la Juve. I calciatori che vengono portati al massimo della tensione emotiva in una partita hanno una fase di scarico a volte violento in quelle successive. È in questa fase che servono altri giocatori all’altezza e motivati come i primi per il nuovo incontro. Schierare di nuovo la stessa formazione crea overload emotivo ai titolari e mancanza di stimoli alle riserve. E si perde contro il Panathinaikos.  

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