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I black bloc a Milano

Le ragioni di una protesta sono una cosa, i modi con cui essa si manifesta sono un’altra.

Gli scandali dell’Expo, le sue contraddizioni, le infiltrazioni mafiose diventano ragioni meno valide e meno gravi se sono state stuprate dalla violenza dei black bloc?

Mettere sullo stesso piano ragioni e modi della protesta significa fare confusione, per insabbiare scandali e contraddizioni dell’Expo. Il fatto è che nei talk show e sulla stampa si parla giustamente di vetrine devastate, ma ingiustamente si tace sugli scandali e sulle infiltrazioni mafiose.

Mentre resta senza risposta l’interrogativo su quelli che hanno tratto vantaggio da questa violenza, chi voleva denunciare le infiltrazioni mafiose, gli scandali le contraddizioni o chi voleva occultarle.

E, d’altra parte, i danni e le ingiustizie provocati da quella rabbia non possono farci dimenticare le ragioni da cui essa è nata.

E’ la violenza prodotta dagli scandali, dalla voglia esibizionistica e di protagonismo, di figli di papà, è la violenza nichilista, la violenza per la violenza, oppure la rabbia incontrollata di giovani stressati perché sfruttati, perche senza lavoro e senza prospettive, o ancora è una cortina fumogena su scandali ed infiltrazioni criminali?

E, in questo clima emergenziale di accuse e critiche sacrosante contro i black bloc, succede che ai politici e commentatori si consente tutto. E così gli errori nella gestione della sicurezza diventano l’occasione per giustificare Diaz e Bolzaneto, per dire no alla targhetta identificativa, per giustificare la violenza ingiustificata di alcuni poliziotti passata e futura.

Mentre resta senza risposta l’interogativo sul perché i black bloc, a Milano come a Genova, non sono stati fermati, quando era possibile farlo.

E la testimonianza e l’accusa, sull'Huffington post, del giovane poliziotto che denunciava il no del funzionario ad una sua richiesta di bloccare le tute nere viene relegata in un cantuccio, come cosa senza valore.

In questo modo la violenza dei black bloc è ad uso e consumo di chi vuol coprire contraddizioni e scandali e di chi vuole infangare i movimenti di protesta pacifici, ad uso e consumo di chi vuole una polizia come quella della Diaz.

C’è la violenza di chi devasta vetrine e brucia macchine. C’è la violenza di chi devasta movimenti pacifici e le ragioni della loro protesta.

Quello che manca sono la volontà e l’organizzazione per fermare i black bloc.

La polizia non li ferma, ma anche il movimento pacifico non li ferma. Un movimento pacifico non deve pensare solo alle ragioni della protesta, ma anche alla sua organizzazione, per evitare infiltrazioni di violenti, specie se esse servono ad infangarlo e coprire le ragioni della protesta. Certo i manifestanti non possono sostituirsi alla polizia. Una volta esistevano i servizi d’ordine, che funzionavano. Non è possibile pensare ad una cosa del genere anche per i movimenti pacifici? E perchè escludere forme di collaborazione con la polizia?

Se si chiede giustamente la targhetta identificativa per i poliziotti, non si può protestare con i caschi e le biglie.

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