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Honduras: il colpo di stato continua

Dal colpo di stato del 28 giugno, all’insediamento di un presidente illegittimo, passando per l’inutile teatrino dell’ONU e delle Organizzazioni internazionali. In Honduras continua il colpo di stato. Da Caracas, l’analisi del politologo Attilio Folliero

Honduras: il colpo di stato continua

 
 

Porfirio Lobo Sosa, lo scorso 27 gennaio ha assunto ufficialmente l’incarico di presidente dell’Honduras. Oggi è un politico di estrema destra, appartenente al partito Nazionale, sostenitore della dittatura di Micheletti, esponente di rilievo del suo stesso partito conservatore.

Negli ultimi 15 anni il neo presidente honduregno ha cercato di occultare il suo passato e a quanto pare fino ad oggi ci era riuscito abbastanza bene, se è vero che neppure Wikipedia nella sua edizione in spagnola ne parla (1); nella edizione inglese di wikipedia dedicata alla biografia di Porfirio Lobo c’è un fugace accenno al suo passato (2).

Porfirio Lobo negli ultimi 15 anni ha cercato di nascondere il suo passato comunista (3). Da giovane, quando era presidente dei giovani comunisti, sognava la rivoluzione e mirava ad installare la dittatura del proletariato nel suo paese. Fu anche a studiare a Mosca, all’Università Lumunmba, fondata nel 1960 come “Università per l’amicizia fra i popoli”, di fatto una vera e propria scuola di formazione di quadri comunisti provenienti da tutto il mondo. Oggi Porfirio Lobo parla dei suoi studi a Mosca come di una escursione turistica! Evidentemente non deve aver appreso molto bene le lezioni di comunismo impartitegli a Mosca ed in testa deve aver una grande confusione. Chissà avrà pensato che tra dittatura del proletariato e dittatura di Micheletti non c’è differenza, dittatura una dittatura l’altra, sempre dittatura è.

Ironia a parte, anche se ha un passato da comunista, che cerca disperatamente di occultare, non significa assolutamente niente. Intere generazioni, in tutto il mondo hanno avuto la stessa metamorfosi: da giovani comunisti a politici di estrema destra, difensori del liberismo più sfrenato. In Italia non mancano certo gli esempi di questi giovani comunisti, come quel giovane direttore del giornale ufficiale del partito comunista (che comunque già niente aveva a che spartire coi principi di Marx), oggi diventato difensore del liberismo più spinto, delle privatizzazioni e delle multinazionali.

Porfirio Lobo, l’ex comunista, eletto in una elezione legittimata solo dalla dittatura golpista di Micheletti, ha dunque assunto il potere e quindi formalmente ha rimesso il suo paese sulla strada della democrazia, violentata dal suo stesso partito col colpo di stato ai danni del presidente costituzionale Manuel Zelaya.

Il povero Zelaya, non certo un comunista, ma un liberale come i suoi due successori (Micheletti il dittatore e Lobo democraticamente eletto con il sostegno della dittatura) all’alba del 28 giugno, dal suo letto in cui si era infilato per dormire la sera prima, si è letteralmente ritrovato in mutande su una pista dell’aeroporto di San Jose, in Costa Rica! Infatti, quel 28 giugno, all’alba, un gruppo di militari incappucciati assaltò la casa presidenziale, prelevò in mutande, dal suo letto, il presidente Zelaya e dopo averlo caricato su un’auto militare, lo hanno portato all’aeroporto, montato su aereo e dopo un’ora di volo, letteralmente scaricato su una pista dell’aeroporto di San Jose in Costa Rica. In seguito si sarebbe scoperta l’implicazione dei militari statunitensi nel golpe: i militari che hanno sequestrato Zelaya erano probabilmente incappucciati per nascondere la propria nazionalità; l’aereo che ha condotto Zelaya in Costa Rica è partito dalla base statunitense di Soto Cano, conosciuta anche come Palmerola.

Zelaya non era certo un comunista e non ha mai sognato la rivoluzione e la dittatura del proletariato, come l’attuale presidente, ma aveva avuto il coraggio di portare avanti alcune politiche di giustizia sociale. Innanzitutto aveva cominciato a sostituire le importazioni di petrolio delle multinazionali USA col petrolio di Chávez, più economico, motivo per cui era entrato nell’ALBA, il gruppo di paesi con al centro Venezuela e Cuba; aveva cercato di emulare il presidente Rafael Correa dell’Ecuador, che era riuscito a cacciare dal suo paese gli statunitensi che occupavano la base militare di Manta. Zelaya, infatti, aveva cercato di iniziare delle azioni politiche per allontanare i militari statunitensi dalla base di Soto Cano, senza ovviamente riuscirci.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso e convinto l’oligarchia del suo paese, alcuni politici del suo stesso partito di governo ed una parte importante del governo di Barack Obama a liberarsi definitivamente di lui attraverso un golpe, è stato un decreto legge emanato la vigilia di Natale del 2008, con il quale veniva aumentato il salario minimo dei lavoratori; ovviamente niente di eclatante e l’aumento non era neppure pari alla richieste dei lavoratori, che anelavano un salario minimo di 6.200 Lempiras, 330 dollari circa al mese, equivalente al costo del paniere alimentare di base.

Con questo decreto il salario minimo è aumentato di circa il 60%, ma continua ad essere comunque insufficiente per soddisfare i bisogni alimentari di base dei lavoratori. Dal primo gennaio del 2009, il salario minimo in Honduras è passato a 5.500 Lempiras per le aree urbane, circa 290 dollari, e 4.055 Lempiras per le aree rurali, circa 210 dollari.

Questo semplice strumento di giustizia sociale è stato oggetto di forte avversione da parte della classe dominante, che con ogni mezzo legale ha cercato di contrastarlo. Ad aprile la Corte Suprema dell’Honduras stabiliva definitivamente la legittimità del decreto che prevedeva l’aumento.

Il 28 giugno è arrivato il colpo di stato con il quale l’oligarchia honduregna, con l’aiuto degli statunitensi (4), si è liberata di Zelaya. Se i veri motivi che stanno alla base del golpe sono da un lato i contrasti del Governo di Zelaya con le multinazionali USA del petrolio ed il Pentagono e dall’altro i contrasti per motivi economici con l’oligarchia interna che non voleva cedere assolutamente niente del suo immenso potere alle classi più necessitate, la scusa ufficiale del golpe è stata la violazione della Costituzione da parte di Zelaya.

Il presidente della Repubblica aveva indetto, per il 29 giugno, un referendum consultivo per chiedere al popolo se fosse d’accordo ad indire un referendum per modificare la Costituzione! Se il popolo si fosse pronunciato favorevolmente in questa consulta, il referendum con il quale si sarebbe chiesto al popolo se fosse d’accordo o meno per la modifica della Costituzione si sarebbe svolto congiuntamente all’elezione presidenziale del novembre 2009. In sostanza Zelaya non stava violando nessuna norma della Costituzione e la procedura scelta era fin troppo “democratica”!

Dopo la sceneggiata del presidente lasciato in mutande in una pista dell’aeroporto di un altro paese, inizia il teatrino delle Organizzazioni internazionali, delle Nazioni Unite, dell’OSA, l’Organizzazione degli Stati Americani, dell’Organizzazione degli Stati Centro Americani, dei Paesi del gruppo di Rio e altre simili inutili organizzazioni. Il solito spettacolo patetico di riunioni infinite, con risoluzioni d’appoggio alla democrazia, condanna di ogni forma di violenza e del colpo di stato. In tutte queste sedi il colpo di stato in Honduras è stato condannato all’unanimità da tutti i paesi membri e sempre all’unanimità questi organismi hanno chiesto il ritorno di Zelaya al potere.

Tutti sanno, ormai, che le risoluzioni dell’ONU non gradite agli Stati Uniti, valgono come le possibili risoluzioni contro un qualsiasi governo del mondo, che potremmo prendere io, Tizio, Caio e Sempronio, riuniti a casa di Peppino.

L’ONU ha alle spalle una larga storia di direttive approvate e mai rispettate; basti pensare a quelle a favore dei Palestinesi o contro il blocco economico a Cuba. Anche questa risoluzione che condannava il golpe in Honduras e chiedeva il ritorno di Zelaya al potere è rimasta lettera morta. In poche parole, quando gli Stati Uniti, di fatto, non sono d’accordo (anche se magari votano a favore, come in questo caso) la decisione dell’Assemblea delle Nazioni Unite rimane lettera morta, non gliene frega a nessuno! Il solito teatrino televisivo per trasmettere le riunioni faraoniche, al Palazzo di Vetro di New York e risoluzione all’unanimità scritta su carta igienica.

Le patetiche ed inutili lunghe riunioni di questi organismi internazionali che non decidono niente e se decidono qualcosa non vengono rispettate, hanno avuto lo stesso effetto anche per l’Honduras. Insomma, dopo il golpe per sette mesi il mondo ha assistito ad un teatrino, con condanne ed accordi mai rispettati.

Sembra scritto proprio su carta igienica l’accordo intervenuto tra Zelaya e la banda del golpista Micheletti, con la mediazione del presidente Arias del Costa Rica! Quest’accordo prevedeva il ritorno di Zelaya al potere.

Il 22 settembre Zelaya è riuscito a tornare al suo paese, ma se non avesse fatto in tempo a rifugiarsi nell’Ambasciata del Brasile, sicuramente sarebbe finito male.

L’ultimo atto della farsa

Nell’Ambasciata del Brasile, Zelaya è rimasto rifugiato, senza poter mai uscire, per oltre 4 mesi, fino a quando il 27 gennaio scorso, il nuovo presidente in un atto di grande generosità gli ha rilasciato un salvacondotto per abbandonare il paese e rifugiarsi nella Repubblica Dominicana. La sua fuoriuscita, questa volta, è stata mediata dal Presidente della Repubblica Dominicana, Leonel Fernández, col parere favorevole di Obama.

L’ultimo vero atto della farsa è stato il discorso dello stesso Zelaya all’arrivo a Santo Domingo. Come se niente fosse, Zelaya ha ringraziato il suo anfitrione che l’ha accolto come “ospite illustre”, dimenticando che il suo anfitrione Leonel Fernández aveva pattato con un presidente illegale e illegittimo e la sua presenza all’atto d’insediamento di Lobo, unico presidente presente a quest’atto assieme ai presidenti di Taiwan e Panama, non ha fatto altro che legittimare un presidente illegittimo. In questo suo discorso ha dimenticato quanti in questo periodo l’hanno appoggiato; ha dimenticato i media internazionali che hanno parlato della sua vicenda umana; ha dimenticato che la sua vicenda, in tutti questi mesi è stata al centro dell’attenzione internazionale solo grazie a questi media ed in particolare a Telesur, che da prima del golpe, ha dato ampio spazio agli avvenimenti dell’Honduras. Senza questa copertura, senza la presenza di questi media, il destino di Zelaya sarebbe stato ben differente, che quello di essere portato in mutande in un altro paese. La storia è piena di questi episodi e Zelaya se non fosse stato sotto i riflettori dei media avrebbe fatto la fine che hanno fatto tanti altri presidenti vittime di golpe in America Latina.

Nel suo discorso, Zelaya ha dimenticato soprattutto il suo popolo, che per il suo ritorno ha lottato ed ha pagato caro la sua lotta: sono oltre un centinaio le vittime della repressione, senza considerare i feriti, gli arresti, i maltrattamenti e quanti in nome di questa lotta per la democrazia ed il ritorno di Zelaya sono stati costretti ad abbandonare casa, lavoro, affetti e passare alla clandestinità, rifugiandosi in montagna. Lui, Zelaya ha potuto riparare all’estero, ma il suo popolo che aveva creduto in lui, è rimasto a soffrire.

Chiusa la parentesi Zelaya, con l’insediamento di Porfirio Lobo, l’Honduras è tornato alla “democrazia”. Per il momento sono pochi i paesi che hanno riconosciuto il nuovo governo democraticamente eletto in una elezione illegittima: oltre ai tre paesi che hanno partecipato alla cerimonia d’insediamento di Lobo con il massimo rappresentante, ossia Repubblica Dominicana, Taiwan e Panama, anche USA, Canada, Perù, Colombia e qualche altro paese hanno riconosciuto il nuovo mandatario. Sta di fatto che l’unanimità dei paesi che al teatrino dell’ONU aveva condannato il golpe non esiste più. In breve tempo, il golpe sarà dimenticato e l’Honduras del “democratico” Lobo tornerà a sedersi nei salotti dei paesi democratici, all’ONU, all’OSA ed in tutti gli altri consessi da cui è stato estromesso. Nessuno ricorderà che questo governo è nato da un’elezione illegittima. E’ la dittatura che continua sotto forma di democrazia.

Quando, presto, calerà il sipario sull’Honduras, nessuno più ricorderà il popolo honduregno, il più povero del continente americano, assieme a quello haitiano, tra i più poveri del mondo. Nessuno più ricorderà la disperata lotta di questo popolo per cercare di strappare condizioni di vita leggermente migliori ai propri padroni.

Attilio Folliero, Caracas, 08/02/2009

Fonte: http://www.folliero.it/02_articoli_attilio_folliero/2010/2010_02_08_honduras_continua_il_colpo_di_stato.htm

__________________

(1) La biografia di Porfirtio Lobo nell’edizione spagnola di wikipedia nulla dice dei suoi trascorsi comunisti e dei suoi studi a Mosca. Data di consultazione 28/01/2010, Url: http://es.wikipedia.org/wiki/Porfirio_Lobo

(2) La biografia di Porfirio Lobo nella edizione inglese di wikipedia accenna ai suoi studi a Mosca. Data di consultazione 28/01/2010, Url: http://en.wikipedia.org/wiki/Porfirio_Lobo

(3) Dei suoi trascorsi di comunista ne ha parlato il giornalista Walter Martinez nella trasmissione "Dossier" del 27/01/2010, andata in onda su Telesur

(4) Delle implicazioni della CIA nel golpe in Honduras ne parla Eva Golinger nel suo scritto "Il primo golpe di Obama", Url: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?lg=it&reference=7966. E’ anche possibile ascoltare una sua intervista su you Tube, Url: http://www.youtube.com/watch?v=VlDop92a624&feature=related

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