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 Home page > Attualità > Cultura > Hobbes: la retroattività della legge è atto di ostilità

Hobbes: la retroattività della legge è atto di ostilità

Thomas Hobbes, 1588 - 1679, è considerato a ragione, ancor più che Machiavelli, il fondatore della concezione politica dello Stato moderno.

Una concezione eminentemente laica, anche se in essa trova posto pure la religione, e spesso invisa ai religiosi, a cominciare da quelli del suo tempo. Amato Hobbes non fu neppure dai laici e dai monarchici "strictu sensu" per una concezione della realtà che, come per tutti i grandi, Machiavelli compreso, andava oltre quella del suo tempo.

Nondimeno, i concetti hobbesiani circa la retroattività della legge si ritrovano già nientemeno che in San Paolo. Già il celebre cittadino romano originario di Tarso affermava infatti che è per mezzo della legge che si conosce il peccato, ovvero il divieto e la colpa, e che prima della legge, non essendoci la legge, non possono esistere neppure il divieto, il peccato e la colpa. In proposito San Paolo non innova invero nulla, derivando la sua concezione da due filoni culturali a lui connaturati: la legge ebraica ed il diritto romano, entrambi da lui rivendicati con orgoglio.

Thomas Hobbes riprende la questione tra l'altro ne "Il Leviatano" nella sessione a ridosso di quella dedicata alle leggi civili, e, significativamente, immediatamente precedente quella dedicata alla dissoluzione dello Stato.

"Un crimine - scrive Hobbes - è un peccato che consiste nel commettere (con fatti o con parole) ciò che la legge vieta o nell'omettere ciò che comanda. Cosìcché ogni crimine è un peccato, ma non ogni peccato è un crimine. (...) Da questa relazione del peccato alla legge, e del crimine alla legge civile, si può inferire in primo luogo che, ove cessa la legge, cessa il peccato. Ma per il fatto che la legge di natura è eterna, la violazione dei patti, l'ingratitudine, l'arroganza e tutti i fatti contrari a qualunque virtù morale, non possono mai cessare di essere peccato. In secondo luogo, che, quando cessa la legge civile, cessano i crimini, perché, non rimanendo altra legge che non sia quella di natura non c'è posto per l'accusa, dato che ogni uomo è giudice di sé stesso, è accusato solo dalla sua coscienza e questa è prosciolta dalla rettitudine della sua intenzione. Perciò, quando la sua intenzione è retta, quello che fa non è un peccato; se è altrimenti, quello che fa è un peccato ma non è un crimine." 

È da queste premesse che Hobbes ricava la non retroattività della legge: "Nessuna legge costituita dopo che un fatto è stato compiuto può renderlo un crimine, perché se il fatto è contro la legge di natura, la legge c'era prima del fatto; se altrimenti, non si può prendere cognizione di una legge prima che sia fatta e perciò non può essere obbligatoria."

Dunque, parallelamente a San Paolo, anche per Hobbes la pretesa della retroattività della legge è un atto prevaricatore della legge stessa e perciò un atto di ostilità

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.34) 13 settembre 2013 17:40

    parliamoci chiaro: l’articolo allude - ma senza nominarlo- al delinquente berluscone e alla sua pretesa di restare in parlamento contro la decenza e contro la legge che esclude i condannati.

    Sua è la ridicola "pretesa che la legge verrebbe applicata in forma retroattiva".

    Hobbes invece si riferiva a chi davvero avrebbe preteso di fare delle leggi retroattive, quindi non c’entra niente: non c’era proprio bisogno di disturbarlo con quest’articolo.

    non ha nessuna rilevanza ma, tanto per portare un sorriso in tanto squallore, val la pena di ricordarci che il berluscone stesso ha contribuito a legiferare una legge che poi lui -ridicolmente- accusa di essere retroattiva: poverino, è proprio un perseguitato, perseguitato perfino da se stesso!
    Hobbes ci dice che, se davvero quella legge avesse la colpa di essere retroattiva, il berluscone sarebbe ostile al berluscone.
    Che scoperta!
    GeriSteve

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 14 settembre 2013 12:35
      Fabio Della Pergola

      Sono d’accordo con il senso "primo" che consiste nel pretendere che la legge Severino non possa essere applicata retroattivamente, sorvolando bellamente che "La decadenza non è nè una sanzione penale nè amministrativa e pertanto non si pone il problema della retroattività e la legge Severino è assolutamente in linea con la Costituzione e il diritto europeo" (Casson)

      Ma mi piacerebbe aggiungere che anche la lettura di Paolo (quando non c’era la Legge non c’era la colpa) sorvola sull’aspetto fondamentale del cristianesimo paolino: tutti siamo colpevoli per la colpa di Adamo. Negando validità alla Legge di fatto affermò la colpa originaria che sta nella natura umana, quello che poi è stato chiamato "peccato originale", definito dal Concilio di Trento anche come la "morte dell’anima" con cui ogni essere umano nascerebbe per via della trasgressione adamitica.

      La Legge sanciva le colpe degli uomini, Paolo definì colpevole la natura umana in sé. Bel progresso !

  • Di (---.---.---.221) 13 settembre 2013 17:46

    Veramente quando è stato compiuto l’atto in questione esso era già reato, altrimenti non ci sarebbero stati 3 gradi di giudizio in parte precedenti alla legge Severino.


    Era già reato, era già nel codice penale.

    Qual è il senso di questo articolo?
  • Di (---.---.---.211) 13 settembre 2013 18:58

    Filoso e sociologo il tuo giochino è chiaro, stai correndo in soccorso del delinquente.

    Ma il tuo argomentare, facendo ricorso alla filosofia, c’entra poco o nulla con la legge "Severino". Questa afferma molto semplicemente che chi ha avuto condanne superiori a tre anni non può stare in parlamento, stop. La retroattività non c’entra nulla dopo che la legge è entrata in vigore il tuo amico è stato condannato a 4 anni .

    Ti è chiaro quindi filosofo? la legge non fa riferimento ai reati ma alla condanna emessa, quindi non c’è alcuna retroattività.

    Io non ho fatto studi di filosofia e sociologia come te ma qualche esame di diritto l’ho fatto anch’io all’università e uno dei principi fondamentali è che la retroattività di una legge penale si applica solo nel caso sia più favorevole all’imputato, ma non è questo il caso del tuo amico delinquente. Questo sproloquio sulla inciviltà della retroattività in senso lato te lo potevi risparmiare

  • Di (---.---.---.85) 13 settembre 2013 22:16

    Questa è l’ultima volta che leggo un articolo di questo tizio.

    E, di conseguenza, è l’ultima volta che ne commento uno, anche perché sospetto che li scriva non perché crede veramente in ciò che dice, ma perché ha capito che in questo modo accumula (ingiustamente) punteggio presso la Redazione di Agoravox. In buona sostanza, si fa sentire.
    Trovo veramente riprovevole che vengano riproposti articoli, ed approvati da chi deve valutarne la pubblicabilità, contenenti sotto altra forma tesi chiaramente indegne che già hanno ricevuto una giusta cattiva valutazione da parte dei lettori (si veda l’articolo http://www.agoravox.it/La-tradizion..., dello stesso autore)
    Resta purtroppo sempre valido il motto: "calunniate, calunniate, qualcosa resterà!"

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