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Hashtag #Hikikomori

Il Web è un fenomeno magnetico che attira in modo irresistibile tutti noi, troviamo con agio opportunità sociali e psicologiche, giochiamo con le emozioni e reperiamo sollievo da ansia e depressione, ci si può conoscere, interagire ed accedere ad ogni tipo di conoscenza in uno spazio “altro” del tutto diverso da quello fisico, uno spazio di suggestioni caleidoscopiche e potenti che trasfigurano le proiezioni future e il senso stesso della vita.

I flussi di bit ci risucchiano in un luogo ibrido chiaroscurale dove vengono meno le tradizionali distinzioni tra dentro e fuori tra pubblico e privato, dove mutano il senso del corpo, del tempo, la costruzione della memoria e dell’identità, un inebriante sollievo che sostiene il vivere quotidiano problematico e scontato.

Isolarsi è la parola che ci accompagna in dosi sempre maggiori, compromettendo progressivamente la sfera sociale e relazionale, assorbita dall’esperienza virtuale, che altera i comportamenti fino a una vera e propria dipendenza.

Ci aspetta una immigrazione di massa verso l’oro internet, come coloni del terzo millennio a caccia di una vita migliore che ormai forse è solo fuori dalla realtà.

Gli hikikomori sono pionieri di futuri modelli esistenziali che ora ci fanno paura ma che saranno la norma, cavalieri dello stato di coscienza, acrobati della identità personale, che da anonimi viaggiatori spazio temporali vivono nel sogno.

L’opera grafica Hikikomori ci mostra la sagoma di un individuo che ignora la natura e da uno spazio rifugio vive perennemente connesso al Web, l’artista intuisce un futuro fatto di nuovi territori psicologici dove l’uomo “Homo Ludicus” può proiettare fantasie e vissuti distopici, in una odissea virtuale che fatalmente prevaricherà le nostre vite reali.

 

Valdo De Weiss

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Marina Serafini (---.---.---.134) 7 maggio 2018 00:01
    Marina Serafini

    E speriamo proprio di no!!! Ci presenta uno scenario apocalittico come previsorio, certo, ma non necessario. Le alternative esistono sempre, basta non credere alla necessità del fato e ricordarsi della capacità creativa dell’essere umano. E della sua voglia di vivere. Non tutto e’ macchina: ci sono ancora, vivaddio, i viventi!! Un saluto. :)

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