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Guinea Equatoriale: la dittatura scende a patti?

Con la prospettiva ormai tangibile delle prossime elezioni presidenziali, il pugno di ferro della dittatura in Guinea Equatoriale morde il Paese con modalità sempre più feroci, ma forse è arrivato il momento di negoziare.

In questo momento tutto induce a pensare che il presidente della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, ininterrottamente al potere dal 1979, sia in forte affanno per le sommosse che minano alla base il suo disegno di insediare uno dei suoi figli sullo scranno presidenziale. Il favorito è Teodorin Nguema Obiang, primogenito prediletto, con al suo attivo denunce pendenti in mezzo mondo, dalla Francia agli Usa, per riciclaggio, corruzione, distrazione di fondi pubblici. Vale la pena ricordare che mentre esponenti della famiglia Obiang figurano ai primi posti nelle classifiche dei personaggi più ricchi del mondo, la popolazione equatoguineana occupa invece quelli più bassi quanto a parametri di qualità della vita.

Nel Paese la persecuzione della dissidenza è sistematica e arbitraria; gli stranieri vengono incarcerati a retate, molti di loro subiscono torture e vessazioni. I maggiori rappresentanti dei partiti di opposizione sono perseguiti e confinati in modo coatto, come è successo proprio in questi giorni a Guillermo Nguema Ela, figura di spicco di Fuerza Demócrata Republicana (Fdr), uno dei maggiori partiti di opposizione proscritto dal governo, quindi costretto a operare dall’estero. Nguema Ela, prelevato forzosamente dalla polizia, è stato confinato nel suo paese natale Nkodejñe-San Carlos e minacciato di morte se contravviene all’ordine di fermo.

Ma la ribellione, forse per la prima volta in Guinea Equatoriale, sta sollevando le coscienze e pare scuotere il granitico fondamento dell’acquiescenza rassegnata del popolo. Si comincia ad alzare la testa. Se attraverso il web la parola d’ordine è non solo acqua e luce ma anche democrazia e libertà, la protesta dei giovani è quanto di più significativo contraddistingue questo momento politico e sociale. Gli studenti della UNGE, unico istituto universitario del Paese, sono da giorni in rivolta, braccati da uno Stato che ha messo in campo perfino l’esercito per imporre il silenzio.

Molte le scelleratezze della gestione universitaria che gli studenti denunciano: dall’assenza di internet, libri e materiale didattico al sistema di selezione dei beneficiari di borse di studio da parte del Governo. L’attribuzione delle borse di studio agli studenti meritevoli è una delle possibilità di accesso allo studio più importanti per i giovani universitari, che sono meno dell’1% di una popolazione molto giovane; ma è anche uno dei settori in cui è più evidente la manipolazione del meccanismo di selezione con lo scopo di distribuire ulteriori benefici economici ai “figli di Obiang”, i giovani adepti del regime incaricati del controllo politico dentro l’università e della delazione dei compagni “facinorosi”. Eppure per la prima volta nella giovane storia guineana c’è un altro importante primato da registrare: le donne decidono di assumere le redini della rivolta e tra i manifestanti le ragazze sono in prima linea per rivendicare il diritto allo studio.guinea2

Questi giorni saranno decisivi per capire come evolverà la situazione. Il Governo – messo alle strette – ha infatti deciso di scendere a patti con i giovani manifestanti e di ascoltare le loro rivendicazioni. Secondo l’opinione comune si tratta di uno stratagemma per confondere e dividere i giovani che andranno all’incontro con le forze governative in rappresentanza del gruppo. Vedremo gli sviluppi e ci auguriamo che non sfocino nella violenza temuta da più parti. In questo momento cruciale la società statale delle comunicazioni GECOSA, presieduta dal ministro della Sicurezza nazionale Nicolas Obama Nchama, fratello del presidente, ha oscurato l’accesso internet alla popolazione, per isolarla e arginare l’eco della protesta nel mondo.

Per questo ringraziamo Diario Rombe, testata web di informazione gestita da equatoguineani stanziati in Spagna, che sta lavorando in modo eccelso per garantire, per quanto possibile, un’informazione ininterrotta sugli eventi in Guinea Equatoriale.

Valeria Magnani per Segnali di Fumo

 

Foto: Wapster/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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