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Guglielmo, la Calabria del caffè che vince contro crisi e ‘ndrangheta

Da Copanello a Seoul, viaggio in una delle realtà imprenditoriali più importanti del Mezzogiorno.

Roma, stazione degli autobus Tiburtina. Li vedi da soli o a gruppetti, l’accento tradisce subito la loro meridionalità. Un occhio attento li riconosce subito. Sono ragazzi tra i 18 e i 25 anni, studenti fuori sede per lo più calabresi. Non aspettano la fidanzata o la mamma, aspettano il “pacco”. Vale a dire borsoni con dentro salsicce, sughi e piatti preparati dalle loro mamme e nonne, sapori autentici della terra che hanno lasciato. Un giorno ad uno di questi il borsone si apre e il contenuto si rovescia. L’amico che lo aiuta a raccogliere tutto, sorpreso gli dice ridendo “dai, ti fai mandare addirittura il caffè?”. “Vuoi scherzare – gli risponde quello -. Questo è Caffè Guglielmo!”. E tanto basta per chiudere il discorso.

Per i calabresi Guglielmo non è sinonimo solo di buon caffè, ma anche di Calabria, cioè di casa, come la nduja o il peperoncino. E al pari di tali prelibatezze, Guglielmo è ormai azienda ambasciatrice della Calabria in Italia e nel mondo.

Eppure i problemi non mancano, la crisi, innanzitutto. Quello del caffè è un mercato da sempre ritenuto poco esposto alle fluttuazioni economiche, ma negli ultimi due anni la domanda è calata vertiginosamente, soprattutto in Italia e in Spagna, paesi tradizionalmente legati al caffè quale tradizione che pareva irrinunciabile. Nel 2011 nel nostro paese il consumo è diminuito di ben 5,68 chilogrammi per persona, scendendo secondo i dati dell’Organizzazione internazionale del caffè al livello più basso degli ultimi sei anni. Il calo dei consumi ha messo in seria difficoltà i colossi del settore, figurarsi una piccola azienda come Guglielmo. Eppure Guglielmo non ha mai ridotto la produzione, non ha mai licenziato nessuno, e piano piano ha conquistato nuove fette di mercato, espandendosi nel Sud e in tutto il territorio nazionale. Tra dipendenti e impiegati Guglielmo dà lavoro a più di 60 persone, in una terra affamata di lavoro come la Calabria.

Ma la crisi non è l’unico problema, soprattutto, e fa male dirlo, quando si svolge attività d’impresa in Calabria. A Copanello, periferia di Catanzaro, sede di Guglielmo Spa, nella notte tra il 30 e il 31 agosto scorso due camion dell’azienda parcheggiati nel cortile della torrefazione sono stati dati alle fiamme. Un atto intimidatorio della ‘ndrangheta, a riprova che la criminalità, come la crisi, non guarda in faccia nessuno. Ma nessuno a Copanello ha voluto gettare la spugna. Da quel maledetto 30 agosto gli operai della Guglielmo hanno deciso di lavorare a ciclo continuo, giorno e notte, 24 ore su 24. Una risposta alla ‘ndrangheta e alla crisi globale. Li hanno chiamati “le sentinelle del caffè”. Lavorano senza sosta, un occhio alla catena di montaggio, un altro alla videosorveglianza. Gli scheletri anneriti dei camion sono ormai un ricordo, e da quelle ceneri l’azienda ha tratto nuovo slancio per rilanciarsi nonostante la crisi economica.

Guglielmo è già presente in Europa, Stati Uniti e Australia. Da qualche settimana l’azienda è sbarcata in Corea del Sud, città nella quale verranno aperti una serie di Coffee Shop a marchio, in un mercato in piena espansione e ricco di prospettive come quello asiatico.

L’aroma del caffè Guglielmo continuerà ad accarezzare l’aria di Copanello, per espandersi in Calabria e in tutta l’Italia, fino a Seoul, in barba alla crisi e alla ‘ndrangheta

Tappa d’obbligo, ovviamente, la Stazione Tiburtina, e le case di tutti i calabresi sparsi per il mondo che potranno ancora sentire, e offrire, a casa o al bar, un po’ della propria terra.

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