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Grillo scomunica il Parlamento Elettronico degli attivisti M5S Lazio?

Le cose stanno così. Dopo più di un anno di lavoro, gli attivisti del M5S Lazio realizzano una piattaforma online – molto avanzata e interessante – di democrazia partecipativa, il ‘Parlamento Elettronico‘. La presentano in fase di test in Senato, ai senatori del movimento proprio oggi, come si evince da questo post su Facebook di Emanuele Sabetta, tra i coordinatori del progetto:

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Gli attivisti sanno di muoversi su un terreno scivoloso: quella ufficiale deve provenire dallo staff di Casaleggio, e anche se è in lavorazione da tempo immemore tra annunci e ritardi bisogna attendere che sia pronta. E poi l’ambizione è rivolgersi ai gruppi locali, non all’attività dei parlamentari del M5S. I due siti su cui proporre e discutere leggi, insomma, sono complementari. Il consigliere regionale del Lazio, Davide Barillari, me lo ha ripetuto più di una volta: l’ultima, non più di un paio di mesi fa in un pezzo per l’Espresso:

«Non c’è alcuna contrapposizione con Grillo e Casaleggio su questo progetto. Lo abbiamo ripetuto all’infinito chiedendo anche rettifiche ai giornalisti che affermavano il contrario».

Sarà. Ma i fatti sono che proprio nel giorno in cui l’iniziativa varca ufficialmente la soglia di Palazzo Madama e raggiunge le orecchie dei senatori a Cinque Stelle, Beppe Grillo (o meglio, Gianroberto Casaleggio) se ne esce con un post in cui annuncia che la tanto agognata piattaforma sarà a pieno regime tra settembre e fine anno. Ma anche, e soprattutto, che si chiude con il solito, spiacevole post scriptum:

Ps: Si ricorda che non esistono applicazioni certificate al di fuori di quelle del blog.

E quali altre «applicazioni» sarebbero in lavorazione oltre a quella dello staff di Casaleggio se non, appunto, il ‘Parlamento Elettronico’? E poi, che sia un caso una simile precisazione proprio nel giorno della presentazione in Senato?

Direi proprio di no. Dunque i fatti sono che gli attivisti prendono alla lettera Grillo, si mobilitano per cambiare loro stessi le cose nel senso indicato dal loro «capo politico» (che infatti citano ovunque come fosse il Vangelo – si vedano homepage e documenti descrittivi del progetto) senza attendere che sia qualcun altro a cambiarle per loro; e lo fanno mobilitando le loro intelligenze, «dal basso», coinvolgendo esperti della materia e cittadini. Proprio come piace a Grillo e, devo dire, con risultati davvero notevoli.

E Grillo che fa in tutta risposta? Prima non li degna di una sola parola pubblica di apprezzamento, e poi – quando il progetto rischia di commettere una invasione di campo raggiungendo gli eletti in Parlamento – pubblicando quel post scriptum che tutto sembra fuorché un incoraggiamento.

Barillari, interpellato nel gruppo di discussione del ‘Parlamento Elettronico’ su Facebook, nicchia: «Non conosciamo la piattaforma di Casaleggio per poterla giudicare», scrive. E, incalzato: «La nostra è per il livello regionale, la sua per il nazionale. Nessun problema su questo».

Ma non leggo nelle parole di Grillo – le uniche mai pronunciate pubblicamente al riguardo – un endorsement dell’iniziativa che Barillari giustamente difende anche solo a livello locale. Quella di Grillo sembra una scomunica e basta. La parola è del resto quella usata per distinguere chi ha diritto di cittadinanza nel movimento e chi no: certificata. Se Grillo non la certifica, che ne è della piattaforma e degli sforzi che è costata?

Se queste sono le premesse della «democrazia diretta del MoVimento 5 Stelle», c’è poco di cui essere fiduciosi per lo svolgimento.

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