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Grillo non è Hollande

Dopo la Spagna anche la Francia ha cambiato la sua leadership, tutto è avvenuto in modo tradizionale.

Le elezioni italiane non sono invece nulla di paragonabile alle elezioni francesi perchè riguardano le amministrative ma lanciano un segnale, potremmo fra un anno ritrovarci con una frammentazione partitica peggio di quella della prima Repubblica.

I risultati della Grecia sono li a dimostrarli, un Paese praticamente fallito, ora anche ingovernabile.

La vittoria di Hollande (nella foto) ha scatenato uno strano fenomeno in Italia, tutti i nostri politici a destra e sinistra stanno applaudendo la vittoria del candidato socialista.

Sicuramente nel centrodestra avrà pesato la risatina di scherno di Sarkozy con la Merkel, ma come scrive Boldrin sul Fatto Quotidiano, forse è semplicemente il risveglio del ‘partito della spesa’, dove i socialisti Bondi, Brunetta, Tremonti si allineando alla sinistra italiana.
 
Il problema dei nostri politici è ragionare con la tecnica del copia incolla, come ho scritto anche nel post di venerdì, non si può ragionare in assoluto dicendo che una ricetta che va bene per un paese necessariamente va bene per tutti gli altri.

Beppe Grillo
La vittoria di Hollande è sicuramente una novità ma la Merkel ha fatto già fa sapere che il fiscal compact’ non si tocca.
 
C’è un parallelismo che si può fare fra l’Italia e l’Europa ragionando in un ottica Nord-Sud, negli anni passati l’Italia del Sud, attraverso la Cassa del Mezzogiorno e strumenti simili (Fondi UE) ha sprecato svariati miliardi, prima di lire e poi di euro.
 
Questo perché i soldi non sono stati ‘investiti’ in attività produttive ma 
concessi quasi a fondo perduto, alla fine chi ne ha tratto vantaggio sono stati gli speculatori e la malavita.
 
Flavio Tosi
Lo stesso è accaduto in Europa dove i paesi del Sud, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, hanno bruciato la rendita dell’Euro, non hanno approfittato dei bassi tassi di interesse per ristrutturarsi e riposizionarsi nel mercato globale, hanno solo aumentato spesa pubblica clientelare o nel caso della Spagna alimentato una bolla immobiliare inutile.
 
Quindi attenzione, la spesa pubblica dei francesi non è come la nostra o quella greca.
 
In ogni caso il successo di Hollande è la vittoria della politica ‘tradizionale’, da noi il risultato delle amministrative invece va in senso completamente opposto.
 
Leoluca Orlando
Il PDL ha subito una debacle, così come la Lega, lo stesso PD ha vinto ma con candidati non suoi Orlando, Doria. Tosi a Verona quasi può considerarsi un esterno alla Lega.
 
Ma la grande novità di questa tornata elettorale è il Movimento 5 Stelle di Grillo, forse è l’inizio di una piccola rivoluzione, ma il problema è proprio questo, come dicevo qualche giorno fa, saprà questo movimento coordinarsi a livello nazionale e diventare forza di governo?
 
La Francia ha saputo cambiare in modo tradizionale, noi, ma anche la Grecia per certi versi, stiamo scegliendo strade diverse, il pericolo è che dopo la ‘rivoluzione’ possa arrivare la ‘restaurazione’.
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.148) 9 maggio 2012 20:06

    Effetto repulsione >

    Il governo Monti ha potuto contare finora sul voto di oltre il 70% di Deputati e Senatori.
    Una maggioranza senza precedenti.
    Alle amministrative i rispettivi partiti raccolgono il consenso di appena il 45% del corpo elettorale. Percentuale che non vince il confronto con il popolo degli astenuti e dei “protestatari”.
    Il divario tra il “sentire” del paese e la rappresentanza “istituita” è ormai di tali dimensioni da paventare il rischio di una “involuzione” della democrazia.
    Più crescerà il senso di “ripulsa” per il sistema politico in essere e più aumenterà lo spazio “agibile” da parte di forze “alternative” propugnatrici di soluzioni dirompenti e tetragone.
    Scongiurare tale nefasta prospettiva non solo è nell’interesse dei partiti, ma è anche la prima “responsabilità” che hanno verso il paese.

    Cosa fare?
    Bastano tre mesi per dare “corpo” alla spending review, per sistemare la riforma del lavoro, la legge elettorale ed i “rimborsi” ai partiti. C’è altresì tutto il tempo per tornare alle urne entro ottobre.
    Per i partiti la “chiamata alle urne” è l’unica vera sfida “politica” delle loro capacità progettuali e propositive.
    Basta un semestre per tornare a “scegliere” una rappresentanza “politica” e, insieme, una ricetta di uscita dalla crisi.
    Risultato per certo acquisito sarà liberarsi di quella casta “nominata” di Primi Super Cives attenta a …

    • Di (---.---.---.4) 10 maggio 2012 12:36

      Siamo tornati indietro di vent’anni, anche dopo tangentopoli i partiti cosiddetti ’tradizionali’ non si sono accorti di quello che stava accadendo, si sono arroccati su se stessi e hanno preso legnate inimmaginabili.


      Anche io credo nella politica ’tradizionale’, visto che funziona in tutti i Paesi a democrazia compiuta, non capisco perché non dovrebbe funzionare da noi.

      La questione fondamentale è se i partiti prendono spunto dal fenomeno Grillo per darsi una svegliata e non ripetere gli errori del passato.

      Già in un altro post sul mio blog avevo paventato che la Lega potesse fare la fine del PSI, perdendo quindi anche quel poco di buono che ha questo movimento, ovvero una spinta verso una tassazione più locale e quindi più vicina al cittadino.

      Purtroppo quando arriva la tempesta molte volte è tardi per correre ai ripari

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