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Grecia, “impossibile formare un governo”. Samaras si arrende, rischio di nuove elezioni

Il Segretario della Sinistra radicale di Syriza già ha preannunciato che non intende coalizzarsi con chi ha accettato di varare le misure anti-crisi di Novembre 2011. Crolla la Borsa.

ATENE - Antonio Samaras, leader di Nuova Democrazia, centrodestra, ha rinunciato a formare un Governo: "impossibile formare un governo con le forze sostenitrici delle misure di austerity imposte dal piano di salvataggio europeo". Il presidente della Repubblica gli aveva concesso tre giorni per trovare in Parlamento una maggioranza, cioè centocinquantuno seggi su trecento, ma già stasera ha rinunciato all'incarico e ha rimesso il mandato.

Il compito, a seguito del terremoto elettorale di ieri, era assolutamente improbo, quasi impossibile, eSamaras ne era consapevole. Dopo il voto era tramontata anche l'ipotesi "Grosse Koalitionen" tra Pasok e Nuova Democrazia, cioè socialisti e liberalpopolari, che assommati portano a casa un misero trentatre per cento scarso ed in Parlamento non possiedono la maggioranza dei membri. Giunto al primo posto ma lontano da quel venti per cento, che già sarebbe stato considerato alla vigilia come un mezzo fiasco, il Partito del centrodestra dispera ormai di riuscire a dar anima ad una coalizione che salvi la Grecia dallo spettro, tra due mesi, di nuove Politiche anticipate. Uno scenario più da repubblichetta nata dalle ceneri dell'ex Unione Sovietica, come la Moldavia, che da nazione dell'Unione europea.

Ora che Samaras ha fallito nel suo tentativo, da prassi dovrebbe essere conferito l'incarico di formare il nuovo governo al leader del partito secondo classificato e cioè ad Alexis Tzipras della sinistra radicale di Syriza che ha conseguito il sedici e mezzo per cento dei voti validi. Tzipras, però, avendo già annunciato di non voler avvallare assolutamente le politiche di rigore draconiano richieste alla Grecia dall'Unione europea adottate lo scorso Novembre da Pasok e Nuova Democrazia non avrebbe alcuna possibilità di riuscire nell'opera. D'altronde neanche l'ultimo e disperato tentativo che la Presidenza della Repubblica greca sarebbe indotta ad esperire, e cioè l'affidamento dell'incarico al leader del terzo Partito del Paese, il Pasok, Venitzelos che ha riportato il 13,5%, dovrebbe riuscire.

A quel punto un ritorno alle urne sarebbe inevitabile. D'altronde, è la stessa dinamica del voto di Domenica che ha premiato i movimenti politici anti-rigore ed ideologicamente estremi come i comunisti del Kke, oggi al nove per cento, ed i neonazisti di Alba Dorata, al 6,5%, che in un momento di crisi economica epocale che ha ridotto alla fame un buon numero di appartenenti alla classe media impiegatizia o bottegaia propugnando l'espulsione dei molti immigrati che approdano nel Paese, ed in gran parte sono d'origine o albanese o medioorientali, anche con le cattive, ad impedire la formazione di un Governo potabile per comunicare alle Nazioni sorelle dell'Unione europea tranquillità.

Solo il sei per cento di Sinistra Democratica potrebbe venire utilizzato da Nuova Democrazia e Pasok per dar vita ad un governo leale con Bruxelles ma non basta. La Grecia, quindi, si trova ancora lontana dal vedere la luce del sole alla fine del tunnel e il voto di ieri ha ingarbugliato le cose ancora di più. Non sorprende che questa mattina la Borsa-Valori di Atene sia crollata del 6,8%.


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