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Grasso, non solo Cucchi è morto nelle mani dello stato

Il Presidente del Senato Pietro Grasso è intervenuto dopo l’assoluzione di tutti gli imputati nel caso di Stefano Cucchi ed ha dichiarato: “Vorrei fare un appello. Ci sono dei rappresentanti delle Istituzioni che sono certamente coinvolti in questo caso. Quindi, chi sa parli. Che si abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, perché lo Stato non può sopportare una violenza impunita di questo tipo”. 

Sono parole condivisibili, ma non bastano. Un uomo delle istituzioni, un uomo che ha ricoperto il ruolo di magistrato dovrebbe fare di più: dovrebbe ricordare che le vittime nelle mani delle forze di polizia sono state diverse ed ogni volta ha vinto l’impunità.

Ha vinto l’impunità anche quando ci sono state delle condanne: Bolzaneto insegna, Diaz insegna, Federico Aldrovandi insegna, Riccardo Rasman insegna. Ci sono tanti casi in cui non si è archiviato come suicidio: Niki Aprile Gatti insegna, Stefano Frapporti insegna, Katiuscia Favero insegna. Casi in cui le verità sono parziali: Aldo Bianzino insegna. Tanti altri casi per i quali ancora non si concludono tutti i gradi di giudizio: Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, Dino Budroni, Riccardo Magherini e tanti altri.

La Costituzione garantisce la tutela del corpo, la salvaguardia del diritto alla vita, se ci sono tante morti sospette nei luoghi dove dovrebbe esserci la massima tutela, qualcosa non va. Quello che non va l’ha spiegato Haidi Giuliani nel libro “La pena di morte italiana” che nel corso di questi anni ha incontrato tanti uomini in divisa che si sono scusati, ma nessuno ha fatto nomi, c’è un velo di omertà spaventoso che non fa altro che danneggiare gli stessi corpi di polizia perchè molte persone così facendo hanno pregiudizi.

Ben venga la proposta di legge del senatore Marco Scibona per identificare con numeri le forze di polizia che esercitano funzioni di ordine pubblico, ma non basta. Occorre introdurre il reato di tortura, occorrono pene più severe per chi presta giuramento sulla Costituzione e sulle leggi italiane, occorrono meno omertà e meno coperture dai vertici.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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