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 Home page > Attualità > Media > Governo Monti: la nomina dei #ministri si fa su Twitter

Governo Monti: la nomina dei #ministri si fa su Twitter

Era già avvenuto per le amministrative che avevano portato all’elezione diGiuliano Pisapia a sindaco di Milano, per i referendum di giugno e per le dimissioni di Berlusconi. Ma forse mai come oggi, per la formazione del governo Monti, Twitter è stato al centro della cronaca politica italiana.

Qualche spunto di riflessione.

1. Mentre scrivo, tutti i temi di discussione più ‘caldi’ (i trending topic) in Italia riguardano la formazione del governo Monti:

Non ricordo (ma posso sbagliarmi, naturalmente) sia mai avvenuto prima.

2. Sempre più giornalisti utilizzano Twitter (e non le homepage dei loro giornali, né i loro account sul servizio di microblogging) per fornire indiscrezioni, retroscena e anticipazioni. Era già avvenuto per le dimissioni di Berlusconi, con il famoso tweet (poi rivelatosi errato, anche se solo di qualche giorno) di Franco Bechis. Ma in queste ore i casi si sono moltiplicati. Eccone alcuni:

 

 

 
(Ezio Mauro è direttore di Repubblica. Salvatore Merlo è cronista parlamentare del Foglio. Marco Castelnuovo è giornalista della Stampa.)

3. In un caso, è proprio su Twitter che sono stati diffusi segnali concreti che Lorenzo Ornaghi, di lì a poco, sarebbe diventato ministro della Cultura. Alcuni suoi studenti lo hanno raccontato in tempo reale in 140 caratteri: Ornaghi ha ricevuto una telefonata, «sbiancando», poi ha dovuto «chiudere in anticipo le lezioni per ragioni a voi note».

 

Il primo ad accorgersene è stato Marco Bardazzi, caporedattore della Stampa:

Da quel momento, la notizia ha fatto il giro di giornali e telegiornali, rivelandosi poi corretta. Insomma, agenzie battute.

4. I media ‘tradizionali’ non solo sono sempre più rapidi a raccogliere gli spunti (satirici, ma anche di cronaca e commento) comparsi su Twitter, ma – come nel caso di Repubblica.it – chiedono esplicitamente ai loro lettori di commentare l’accaduto attraverso il social network. In particolare,suggerendo un proprio hashtag.

5. Diverse, da ultimo, le cronache su Twitter che hanno coperto l’intera crisi di governo. Per esempio quelle del Fatto Quotidiano e de Linkiesta:

 

Resta naturalmente ancora tutto da valutare l’impatto dell’uso sempre più massiccio di questo strumento da parte di giornalisti, blogger, cittadini. Categorie, tra l’altro, che sempre piùinteragiscono e contribuiscono a dare vita all’ecosistema dell’informazione. Quando i tempi e gli spazi si restringono, e contemporaneamente il potenziale di condivisione si moltiplica, la probabilità di diffondere notizie inesatte sale. Ciò che non cambia, tuttavia, sono le dinamiche che portano a garantirsi autorevolezza e credibilità. E, anche su Twitter, chi ha fonti migliori ed esercita al meglio la propria professionalità ha modo di dimostrarlo.

A ogni modo, impossibile oggi non avere provato la sensazione che perfino le homepage dei quotidiani fossero troppo lente per seguire il flusso dell’informazione, dei commenti, dei giochi costruiti sugli hashtag. Io, per esempio, oggi non ci sono proprio andato, se non a giochi fatti. Un altro dato inedito, per la mia esperienza personale.

(Foto: Afp, da Repubblica.it)

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