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Golpe in Turchia: ma allora, che succede?

Situazione confusa e difficile quella turca, per cui cerchiamo di procedere con ordine individuando le poche cose su cui si può fare ragionevole affidamento.
In primo luogo questo è il colpo di stato più patacca che si possa immaginare: forze limitatissime, nessuno pensa ad arrestare o uccidere Erdogan, ordini confusi e con militari impreparati che non vogliono sparare sulla gente, soldati respinti nella sede radiotelevisiva da pochi poliziotti e dagli stessi giornalisti e personale dipendente come se si trattasse del tentativo di irruzione dei ragazzi dei centri sociali ed, alla fine, una cosa che si conclude in quattro ore. Neanche se il colpo di stato lo avessero tentato i ragazzi della via Pal sarebbe andata così; e persino Hollande l’avrebbe fatta meglio.

Ma, siccome quelli che vi hanno preso parte ora se la vedranno brutta (e non si esclude nemmeno il plotone di esecuzione) è evidente che non stavano fingendo e sono caduti in una trappola: qualcuno gli ha assicurato una partecipazione che non c’è stata, magari proprio quello che si era preso il compito di togliere di mezzo Erdogan.

In secondo luogo, chi ha bloccato i militari golpisti salvando Erdogan? Più che il resto dell’esercito, sembrerebbe la polizia ed una certa reazione popolare. Mai visto un golpe fermato dalla polizia, di questo passo basteranno i vigili urbani e i pompieri. Vero è che Erdogan aveva dotato la polizia di armamento pesante con la scusa del terrorismo, facendone una sorta di milizia, però questo può succedere solo se il resto dell’esercito resta con l’arma al piede, perché altrimenti non c’è storia. Allora il popolo? Erdogan è stato salvato dalla rivolta popolare? Veramente, sappiamo di diverse migliaia di persone nella capitale e poco di più: nella gran parte del paese non si hanno notizie di movimenti popolari né piccoli né grandi.

Che Erdogan abbia consensi nel paese si sa, come dimostrano i risultati elettorali ma quello che colpisce, più che il numero dei manifestanti (non mi pare che le immagini parlino di cortei di centinaia di migliaia di persone) è il carattere organizzato della reazione. Da quello che si vede a me parte ci si tratti di squadre organizzate (del partito di Erdogan?) e c’è da chiedersi come, in così poco tempo abbia potuto formarsi un simile dispositivo squadristico.

Siamo pratici: chi ha salvato Erdogan sono stati i militari che non si sono mossi e fra cui, forse, c’è quel qualcuno che ha invitato gli altri a muoversi secondo la ben nota tattica del “vai avanti tu che me viene da ridere”. Un po come quando da ragazzi invitavamo uno a sedersi e poi gli toglievamo la sedia di sotto facendolo finire di sedere per terra.

Quindi direi che le uniche due certezze sono che il golpe è stato una trappola per dare il via alla epurazione dell’esercito, della magistratura e della burocrazia dagli ultimi kemalisti e dai ben più numerosi seguaci di Gulen (che come si sa è favorevole ad una versione moderata e modernizzante dell’Islam ed è filo occidentale) e che chi ha salvato Erdogan è l’esercito che ha lasciato soli i quattro gatti che poi sono restati nella rete. Poi c’è una terza certezza: che il vero colpo di stato inizia ora.

Ma ci sono anche dei pezzi abbastanza evidenti ma che non sappiamo mettere a posto nel puzzle:la clamorosa rottura con gli Usa con il pretesto dell’ospitalità data a Gulen e che ha tutta l’aria di non essere una cosa passeggera. Perché, dopo che Obama si era schierato contro i golpisti? Per di più sino al mettere in crisi la base militare Nato da cui partono gli attacchi al Califfato.

Detto questo, restano molte zone d’ombra e partiamo dalla prima: come mai Erdogan è scappato in aereo verso Berlino? Se il golpe da operetta fosse stato organizzato da lui, sarebbe stato più logico che fosse restato ben protetto nel suo palazzo, facendo la scena del “capitano-che-non-abbandona-la-nave”. Invece, a quanto pare, in un primo momento ha preso il golpe molto sul serio, al punto di pensare a scappare.

Seconda cosa: come mai i tedeschi gli hanno rifiutato l’accoglienza? Va bene che di profughi ne hanno già troppi, ma, insomma, uno solo potevano anche prenderselo, vi pare? E perché Obama e la Merkel hanno attesso due ore prima di pronunciarsi (e che dichiarazione!) mettendo definitivamente a terra i golpisti?

In quelle due ore è successo qualcosa che non sappiamo. La sensazione è che ci sia stata una trattativa fra Erdogan e qualche altro che non individuiamo. Una ipotesi (per carità: solo una ipotesi) è che si tratti di qualcuno in divisa che gli ha dato le garanzie necessarie in cambio di qualcosa. Forse quello stesso che ha tirato in trappola i quattro scemi che poi hanno abboccato. Tutto molto oscuro: ci mancano troppe informazioni e possiamo solo formulare ipotesi che poi verificheremo man mano che nei prossimi giorni emergeranno comportamenti ed informazioni.

Ovviamente la maggior parte delle cose che possiamo congetturare ora sono destinate ad essere smentite dai fatti, ma non per questo è inutile cercare una chiave di lettura iniziale. E per cominciare formulo questa possibile traccia di ipotesi da riverificare e modificare man mano che se ne presentino le occasioni:
1.  l’esercito turco non è più il monolite di un tempo e non ha più la caratterizzazione laica che gli aveva dato Kemal
2.  pertanto è diviso sull’atteggiamento da avere verso Erdogan, in particolare su tutta una serie di singole questioni: l’atteggiamento da avere verso il Califfato, la questione curda, i rapporti con Israele, la crisi di ottobre con la Russia e la questione ucraina, la questione della via della seta, i rapporti con la Ue, l’appoggio ai fratelli musulmani ecc.
3.  E fra gli argomenti da decidere c’è anche quello della riforma costituzionale che Erdogan ha in mente e che investe anche lo spazio che i militari avranno nel futuro sistema politico
4.  Non è affatto detto che i militari abbiano una posizione univoca su ciascuna delle questioni sul tappeto, anzi è ragionevole che siano divisi in più gruppi
5.  Allora immaginiamo che un gruppo, magari un po’ più sveglio degli altri, ha una trovata: tessere un trappolone ai gulenisti e forse anche ai kemalisti, assicurargli il proprio appoggio e magari proprio l’eliminazione di Erdogan, al fine di avere un potere contrattuale con il Presidente al momento buono, insomma una variante parziale di intentona
6.  Poi, quando il presidente, spaventato, è in aereo che già si vede avviato ad un triste esilio, il qualcuno di cui sopra si fa avanti e tratta un pacchetto: ad esempio un atteggiamento diverso nei confronti della Russia, un allontanamento brusco dagli Usa, un certo peso nei prossimi assetti di potere, e vai a vedere cosa altro
7.  In cambio si offre a Erdogan di poter tornare, anzi si organizzano le squadre pronte ad intervenire, gli si consente l’appello alla nazione, si appoggia con discrezione la polizia. E gli si concede anche di poter fare l’epurazione di gulenisti e kemalisti (che evidentemente sono avversari anche del nostro Qualcuno) e di fare la sua riforma costituzionale, magari concordandola
8.  Erdogan accetta e torna indietro, dando inizio ad una forsennata epurazione che probabilmente non è che all’inizio, e rompe con gli Usa

Dunque un golpe finto per attuarne uno vero nel quale Erdogan appare come quello che ne esce più forte ma che probabilmente deve fare i conto con qualcuno che è nell’ombra e che intende condizionarlo.

Adesso vediamo cosa succede e verifichiamo in quali punti abbiamo preso ed in quali no.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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