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Gli oceani: un patrimonio da salvaguardare

È stato il tema centrale dell’Expo ’98 di Lisbona, l’ultima Esposizione Mondiale del XX secolo. All’epoca, più di 45 miliardi di franchi belgi (all’incirca 1.800 milioni di euro) erano stati necessari alla realizzazione di questo progetto grandioso.

In questo inizio del terzo millennio, il “risveglio delle coscienze” politiche ed economiche, in vista di una reale protezione degli oceani, diventa irrinunciabile per l’avvenire dell’Umanità.

Durante l’Expo ’98, come in occasione della Conferenza di Rio nel 1992, i governanti avevano preso l’impegno solenne di applicare dei mezzi tanto concreti quanto efficaci per lottare contro i pericoli che minacciano quotidianamente il nostro pianeta.

Ora, bisogna constatare che, di anno in anno, in nostro ambiente si degrada sempre di più. Perché?

Il mondo in cammino, ma dove sta andando? 

Bisogna accettare il progresso tecnologico senza preoccuparsi delle conseguenze? Certamente no. Eppure, le catastrofi provocate dall'uomo sono troppo frequenti e in molti casi irreversibili.

 Alcuni responsabili non esitano a minimizzare, se non proprio ad occultare, le vere cause di certi disastri ecologici. Ai giorni nostri, il Giappone ne è purtroppo una prova.

Un tempo, i nostri antenati navigatori lasciavano in eredità, celati nelle stive delle loro caravelle naufragate, dei veri tesori. Ahimé, oggi le caravelle si chiamano superpetroliere e quando questi giganti del mare affondano non sono tesori quelli che ci lasciano in eredità, ma desolazione.

Maree nere, fusti contenenti rifiuti radioattivi e chimici, provocano così la distruzione inesorabile di migliaia di specie vegetali e animali.

Nondimeno, se la protezione dell’ambiente è un compito fondamentale di ogni governo, i cittadini stessi -compresi i più giovani- non possono ignorare i loro doveri.

Penso, ad esempio, ai rifiuti di ogni genere abbandonati regolarmente dalla gente, giovani e meno giovani, senz’alcuno scrupolo. Imballaggi usati, materassi, apparecchi elettronici, lattine di birra o di limonata, siringhe usate (e talvolta infette), persone che svuotano i posacenere delle auto ed altri rifiuti gettati subdolamente dai finestrini delle vetture, pannolini sporchi lasciati sulle panchine dei giardini, sulle spiagge e così via…

Scommetto già che la Presidenza danese dell’Unione europea riuscirà, nel corso del suo mandato semestrale, a concretizzare i suoi progetti nella ricerca di nuove “tecnologie verdi”, sola garanzia di uno sviluppo sostenibile.
La sorte delle specie animali e vegetali, delle falde acquifere sotterranee, dei fiumi e degli oceani, vero avvenire dell’Umanità, dipende da questo. Non dimentichiamolo!



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