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Giurin giuretta

Mancano ormai poche ore al primo incontro del presidente incaricato dal mandato esplorativo del Quirinale, Roberto Fico, con la delegazione probabilmente tutta maschile (e Towanda?) del Partito Democratico. Si rincorrono dichiarazioni di ogni tipo da ogni esponente: dai più possibilisti (Emiliano) ai speranzosi (Franceschini) agli esplorativi (Martina).

Un sottile fil rouge sembra comunque accomunare le varie posizioni: la necessaria presa di distanze, con una severa autocritica da parte di Fico, della lunga sequela di insulti, calunnie e diffamazioni che il Movimento 5 stelle ha vomitato sul PD in tutte le sedi pubbliche, a partire dalle aule parlamentari, per tutta l’intera legislatura passata. Pur ritenendo la proposta più che legittima, anzi doverosa, sorgono al contempo alcune perplessità su aspetti più complessi e potenzialmente pericolosi insiti nel Movimento stesso. L'assoluta mancanza di una struttura realmente democratica al suo interno: i vertici del Movimento e le decisioni che prende sono prese dai vertici di una Srl esterna, verso la quale ogni eletto ho dovuto sottoscrivere un esoso contratto che multa il parlamentare nel caso di posizioni non consone alle direttive centrali. La richiesta dovrebbe essere di preservare la libertà di mandato prescritta dalla Costituzione, unico baluardo al voto parlamentare orwelliano.

Non sottovalutare poi la capacità comunicativa del Movimento nel giustificare a proprio vantaggio ogni ripensamento politico, e tutti sanno quanti siano stati, nella scorsa legislatura, gli improvvisi cambi di voto dei grillini. Un reale contratto fra le parti, firmato con il sangue, potrebbe non bastare a garantire il partnerariato, ma forse è l'unica strada percorribile. L'abiura dell'obiettivo supremo "il Movimento solo al comando", recentemente trascurato ma mai sconfessato. Prima di legittimare con un governo votato dalle Camere un Movimento il cui principale obiettivo sia lo scomparsa degli altri partiti, soprattutto dopo il tracollo elettorale, può diventare un modo inelegante di stringersi il cappio intorno al collo. Potrebbe quindi bastare un "giurin giuretta"? Riteniamo di no.

Il voto popolare è il passaggio più importante del gioco democratico. Solo attenti che non ne diventi la pietra tombale.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.55) 25 aprile 2018 19:14

    Approdo >

    Sono almeno 20 giorni che scrivo che sarà il Presidente MATTARELLA a giocare la carta risolutiva.

    ACCERTATO che i più consistenti gruppi politici non riescono o non intendono convergere su una pattuita formula di maggioranza, MATTARELLA, pur memore dei segnali emersi dalle consultazioni, potrà procedere ad incaricare un soggetto “terzo” della costituzione di un Governo che, con tanto di programma, vada a ottenere la fiducia del Parlamento.


    A parte la ricezione di eventuali sensati “aggiustamenti”, il sostanziale presupposto dirimente sarà il fatto che, se mancasse la doverosa fiducia, unica alternativa sarebbe l’immediato scioglimento anticipato delle Camere.

    Prospettiva quanto mai “nebulosa” per la credibilità delle forze politiche e delle evanescenti promesse ascoltate, ma, soprattutto, “deleteria” per le urgenti esigenze del Paese.


    Codicillo.

    NON serve tornare alle urne finché sussiste un “vincolo” di sistema da affrontare e sciogliere. Quello della “persistenza” del fascino mediatico di certi leader carismatici e accentratori presenti sulla piazza.

    Gestire la cosa pubblica ha senso e valore se è preludio di un Ritorno alla Meta

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