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Giorgio Bocca, riflessione sociale di uno stile giornalistico

La morte del grande Giorgio Bocca ci offre lo spunto per una breve riflessione di carattere sociale sulla controversa figura dell’illustre giornalista, il quale partecipò alla fondazione del quotidiano “la Repubblica”, insieme ad Eugenio Scalfari...

In poche parole, lo stile giornalistico di Bocca si poteva – volendo – anche non condividere. Ogni giornalista, quando scrive un articolo, ci mette sempre un po’ di quella che si può definire l’identità stessa dell’autore dell’articolo, cioè ogni giornalista che scrive un articolo ci mette sempre “del suo”, come si potrebbe dire in parole povere.

Giorgio Bocca era proprio uno di questi giornalisti: aveva una sua visione particolare del contesto sociale nel quale viveva, e possiamo dire che, nel bene e nel male, era un bravissimo descrittore di certe fasce della società italiana, fasce che sapeva disegnare in maniera forse, a volte, anche un po’ troppo feroce. Però c’è da dire che quella ferocia usata da Giorgio Bocca spesso corrispondeva a una certa “realtà cattiva” esistente davvero nella fasce sociali della nostra nazione, dell’Italia. Non a caso, infatti, certe sue prese di posizione non erano molto gradite a quei lettori di giornali moderati che intravedevano nei pezzi di Bocca un’analisi dei fatti e delle circostanze un po’ troppo “pungente” per gli anni in cui Bocca scriveva quel tipo di articoli a lui molto cari.

Senza dubbio è stato comunque un grande giornalista, che resterà nella storia del nostro Paese, perché ha avuto tante volte il coraggio di affondare il coltello in certe piaghe della società dove forse altri giornalisti del suo stesso calibro non hanno avuto il coraggio di fare. Spesso i giornalisti che affondano il coltello nelle piaghe della società sono odiati, vengono visti sotto un’ottica cattiva da parte di un certo pubblico che non vuole che certe cose vengano a galla. Giorgio Bocca, negli ultimi anni, aveva anche lottato con tutte le sue forze di attento conoscitore dell’argomento il fenomeno del Berlusconismo imperante, facendo capire ai suoi lettori che lo seguivano fedelmente sulle pagine dell’Espresso quanto fosse “distruttivo” per la società italiana l’avanzare del potere di Silvio Berlusconi nello scenario politico e sociale italiano.

Ci resterà una grande tristezza per la sua perdita, soprattutto sentiremo una grossa mancanza per i suoi articoli che riuscivano a entrare nel cuore della società italiana. Malgrado si potesse, appunto, anche non condividerlo.

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