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Gioele Magaldi: “Massoni. La scoperta delle Ur-Lodges”. Qualche considerazione di metodo

E’ recentemente uscito un libro di Gioele Magaldi, già maestro venerabile della loggia Monte Sion di Roma, che sta avendo un discreto successo e che rivela l’esistenza di una quarantina di logge massoniche internazionali nelle quali militerebbero (o avrebbero militato) quasi tutti i ”potenti” della Terra: da Obama a Putin, da Al Baghdadi a Bush, da Agnelli a Deng Xiaoping, da Napolitano a Chavez, dalla Merkel ad Amartya Sen, da Mandela a Draghi (questi affiliato a ben 5 Ur lodges), da Cuccia a Craxi, da Gorbacev a Ciampi, da Rumsfeld a Bin Ladin, da Hollande alla Lagarde e potremmo andare avanti a lungo con un elenco di “pagine gialle del potere mondiale”. 

Anche per i due secoli e mezzo precedenti non manca la galleria dei nomi illustri: alcuni già noti come Garibaldi, Bolivar, Burke, Paine, Mazzini, Totò, Chaplin ecc, altri meno noti o di affiliazione massonica assai discutibile come Lenin, Gandhi o Giovanni XXIII.

Il libro è il primo di una trilogia cui ne succederanno altri due di documenti, quindi, alla fine i volumi saranno cinque per migliaia di pagine (questo presente ne conta oltre 600), un’opera davvero ponderosa.

In queste logge (o nelle similari che le hanno precedute) si sarebbero decisi tutti i principali corsi della storia dalla fine settecento in poi, dalle rivoluzioni francese e americana al Risorgimento italiano, dalla rivoluzione russa (promossa dal massone elitario Lenin contro il massone progressista Kerenskij –sic!-) all’affermazione di fascismo e nazismo, dall’avvio della globalizzazione e crollo dei regimi comunisti alla nascita del Califfato di Al Baghadi, dalle guerre del Golfo al New Deal ecc. ecc.

Queste logge si dividerebbero fra un filone democratico e progressista (cui apparterrebbe lo stesso autore) ed uno elitario e conservatore e la dialettica (a volte molto aspra) fra questi due filoni spiegherebbe gran parte dei conflitti svoltisi nel mondo profano.

Il libro, come dicevamo, sta avendo un certo successo: è stato recensito favorevolmente dal “Fatto” ed ha meritato persino una menzione in un editoriale di Repubblica.

Sul merito di quanto vi si afferma torneremo in un altro pezzo, qui ci interessano alcune considerazioni preliminari di metodo.

Il libro non fornisce alcun documento a supporto delle sue affermazioni: Magaldi dice di avere moltissimi documenti che pubblicherà negli ultimi due tomi della sua fatica libraria, e che, nel frattempo, si riserva di produrre quanto necessario in caso di querele. E, siccome gli archivi da cui proverrebbero questi documenti sono inaccessibili a chiunque non appartenga ai rispettivi sodalizi massonici, la stessa curatrice del volume, Laura Maragnani, avverte: “Per un profano… è impossibile verificare negli archivi delle logge i nomi di chi rispettivamente è stato iniziato… il lettore profano può solo credergli o non credergli”. Insomma, un atto di fede.

Essendo miscredenti e poco inclini agli atti di fede, potremmo chiudere qui il discorso: prenderemo in considerazione il libro e le sue affermazioni quando avremo i documenti e ci sarà possibile esaminarli.

Ma vogliamo proseguire nel ragionamento di metodo. Per uno storico i documenti devono essere sottoposti ad una triplice critica: della provenienza, della autenticità e della veridicità.

La provenienza: l’autore di un testo deve non solo fornire un documento ma indicare da quale fonte archivistica proviene e come sia riuscito ad entrarne in possesso. Ovviamente può capitare che un documento provenga da un archivio privato che lo storico può aver consultato per concessione di chi lo detiene, ma che l’accesso sia precluso ad altri. E’ una situazione piuttosto difficile che riduce molto l’efficacia del testo, ma che può trovare conforto in un supplemento di attestazioni: ad esempio chi detiene l’archivio ne conferma la provenienza, pur negando l’accesso ad altri, oppure altri (un ex addetto a quell’archivio ad esempio) possono confermarne la provenienza o, anche il successivo ritrovamento in un altro archivio di un documento che contenga informazioni simili o comunque convergenti ecc. Ma qui tutto tace, le logge citate non confermano e non smentiscono, ma semplicemente ignorano Magaldi (e non sappiamo neppure se tutte quelle citate esistano davvero o no), mancano anche conferme indirette e lo stesso Magaldi non cita altra documentazione a supporto delle sue affermazioni; siamo di fronte ad un testo puramente autoreferenziale: “lo dico io”.

Per di più, ci sono aspetti che, semmai indeboliscono il racconto che Magaldi fa sulla provenienza dei suoi documenti. In primo luogo, Magaldi afferma di essere stato membro di una di queste logge internazionali e neppure di questo ci fornisce alcuna prova. E la cosa appare poco verosimile: Magaldi, all’epoca della sua cooptazione (verso la fine del decennio scorso, sembrerebbe) era solo il maestro venerabile di una loggia romana, non ancora quarantenne, non ha mai rivestito incarichi politici di rilievo, non è docente universitario, non ha mai collaborato con le Forze armate o la polizia in lavori di analisi, non è magistrato, non risulta far parte di alcun think tank nazionale o internazionale, non ha posizioni di rilievo nel mondo della finanza o in quello dell’informazione. All’epoca della sua presunta cooptazione aveva pubblicato alcuni libri, ma questo è il primo in una casa editrice nazionale. Un po’ poco per spiegare a quale titolo abbia avuto accesso ad un cenacolo di così alto livello. Forse una motivazione può esserci in qualche aspetto taciuto della sua biografia, ma, sino a quando ciò non emerge, resta poco spiegata questa sua ascesa.

Meno ancora si spiega come mai sia stato consentito a lui, ultimo venuto, di accedere ad un archivio che pensiamo logicamente riservatissimo e, per di più, di trarre copia di questa documentazione e il tutto per ben 4 anni. Che scopo può aver dichiarato per avere quell’accesso? Ricerche storiche? Ma, in quel caso, ed a tutto concedere, gli sarà stato mostrato l’archivio storico, non quello corrente ed in tempo reale, al punto che gli sarebbe stata mostrata l’affiliazione di Al-Baghdadi che dovrebbe risalire al 2010. E per farne cosa? Una pubblicazione? Non ci risulta che la Massoneria sia così sollecita a rivelare i suoi segreti più intimi.

Come se non bastasse, Magaldi avrebbe trovato (non si capisce come) altri cinque affiliati a diverse Ur-logge (sia progressiste che elitarie) disposti a condividere la sua passione per l’eresia e la trasparenza, che avrebbero avuto anche loro accesso ai rispettivi archivi e, sempre avendo la possibilità di fotocopiare. Se così fosse, la Massoneria internazionale sarebbe quasi una sezione di Trasparency. Solo che noi non sappiamo chi siano questi misteriosi collaboratori (Magaldi, non solo non ne rivela i nomi ma non fornisce neppure alcun dettaglio che possa far almeno immaginare di che tipo di persone si tratti) e, a dirla tutta, non sappiamo neppure se esistano, siano cinque o tre o ventisei, siano davvero affiliate a queste logge ecc.

Infine, dando per buona la collaborazione di queste cinque persone e considerando anche Magaldi, dovrebbe esserci stata la consultazione di sei archivi, forse qualcuno in più, magari, in caso di doppia o tripla affiliazione di tutti sei i personaggi considerati. Ma la documentazione offerta riguarderebbe una quarantina di logge, per cui non si capisce come abbiano avuto accesso agli archivi di quelle in cui nessuno di essi era affiliato.

Tutto ciò considerato, al confronto, l’archivio Mitrokhin, che era carta straccia, è una fonte solida come la roccia.

E veniamo alla critica dell’autenticità, cioè al fatto che la documentazione offerta appartenga davvero a queste logge e sia stata effettivamente prodotta dalle persone cui è attribuita e nel tempo dichiarato. Ovviamente, per stabilirlo, dovremmo avere a disposizione i testi che, per ora, sono solo promessi. Ma possiamo anche qui fare qualche considerazione di merito su quale possibile documentazione possa esserci e quale valore possa avere. Ovviamente, se si trattasse di documentazione scritta, ad esempio un piedilista su carta intestata della rispettiva loggia e con qualche timbro e firma, dovremmo avere quantomeno il riconoscimento da parte della loggia in questione o testi analoghi certamente attribuibili alla loggia per confrontare intestazione, timbri, eventuali firme, elementi protocollari ecc. In mancanza dell’una e dell’altra cosa (peraltro di per se non del tutto sufficienti a suffragarne l’autenticità) questo tipo di documentazione potrebbe avere lo stesso valo9re che ha un volantino pubblicitario, perché tutti possiamo stampare carta intestata, far fare un timbro, similare un numero di protocollo e mettere uno scarabocchio in funzione di firma. Potrebbe avere qualche valore il documento con la firma di un personaggio noto di cui conosciamo la grafia, anche se l’eventuale perizia grafologica di confronto non sarebbe molto persuasiva, dovendosi svolgere su fotocopie. Magari si potrebbe fare una perizia fonica su registrazioni (ma sarebbe davvero una notizia che si registri una seduta di loggia, se ne conservi la registrazione e la si faccia consultare e riprodurre da un Magaldi di passaggio), oppure foto di una qualche riunione di loggia in cui i personaggi siano riconoscibili (ma poi dovremmo accertarci che non si tratti di fotomontaggi) ma non ci pare che nel libro si faccia riferimento a questo tipo di documentazione “tecnica”.

Insomma, aspettiamo di vedere, ma è molto probabile che l’attesa possa essere delusa dalla produzione di documenti inautenticabili e, quindi, di nessun valore probatorio.

Infine la critica della veridicità, perché un documento può essere autenticissimo ma falso nei contenuti. Ad esempio, un piedilista potrebbe effettivamente appartenere alla tale loggia che lo conferma, ma includere persone che non si sono mai sognate di affiliarvisi ed inserite al solo scopo di dar lustro alla loggia in questione. Anche qui dovremmo avere la documentazione e fare raffronti con altra documentazione: ad esempio il tale documento afferma che la Merkel il giorno 16 marzo 2004 ha partecipato ad una riunione della sua loggia Parsifal, in cui si è deciso che la Germania avrebbe fatto la tal cosa, ma poi si verifica che la Merkel all’epoca non era ancora Cancelliera e che, in pari data, era ad una riunione dell’internazionale democristiana da tutt’altra parte del Mondo.
Ed è ovvio che il documento non sia veritiero. Oppure, vice versa, che 2004 sia un errore di battitura in luogo di 2014 e che, in effetti, quel giorno si trovava in quella città per ragioni private, ma avrebbe potuto partecipare a quella riunione, non è una prova definitiva ma rende la cosa più attendibile. Anche qui, dobbiamo vedere di che testi si tratta.

Ma in attesa di poter vedere questa sospirata documentazione, possiamo tranquillamente non prendere in considerazione questo libro

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