• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Giochi europei di Baku, altra occasione persa per migliorare la situazione (...)

Giochi europei di Baku, altra occasione persa per migliorare la situazione dei diritti umani

Si sono chiusi domenica 28 a Baku, capitale dell’Azerbaigian, i primi Giochi olimpici europei.

Invano, alla vigilia della cerimonia finale, Amnesty International aveva sollecitato le autorità azere a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i dissidenti in carcere. Solo in quel modo, l’evento sportivo sarebbe stato ricordato positivamente.

Invece, gli almeno 20 prigionieri di coscienza (giornalisti, avvocati, attivisti dei movimenti giovanili, oppositori e altri ancora, i cui casi sono illustrati nell’ultimo rapporto di Amnesty International), in buona parte arrestati e condannati nei 12 mesi che hanno preceduto l’inizio dei Giochi europei, sono rimasti dietro le sbarre.

Non solo. La campagna repressiva lanciata dalle autorità azere per garantirsi un perimetro a “critiche zero” intorno ai Giochi europei è proseguita anche con l’inizio delle competizioni, Amnesty International si è vista rifiutare l’ingresso in Azerbaigian. Lo stesso è accaduto a giornalisti del Guardian, di Radio France International e della tedesca Ard.

Nonostante i media internazionali abbiano ampiamente dato conto della negativa situazione dei diritti umani in Azerbaigian, il Comitato olimpico internazionale, il Comitato olimpico europeo e la maggior parte dei Comitati olimpici nazionali (con l’eccezione di quelli della Germania e della Svezia) hanno taciuto.

Meno male che durante lo svolgimento dei Giochi europei due importanti organismi intergovernativi abbiano condannato la situazione dei diritti umani nel paese.

 Il 23 giugno l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato una risoluzione che chiede espressamente il rilascio degli attivisti e dei leader della società civile ingiustamente imprigionati.

Il 24 giugno, il Consiglio Onu dei diritti umani ha emesso una dichiarazione sostenuta da 22 paesi europei, da Australia, Canada e Usa, in cui esprime preoccupazione per la “chiusura dello spazio a disposizione della società civile e della libertà d’espressione” e chiede la fine della repressione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità