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Gaza. Finchè c’è guerra c’è audience

Come succede sempre in Italia. Finchè un po’ di persone muoiono, c’è audience, c’è la notizia, quando a morire sono pochi, quando sembra possa profilarsi una pace sul filo del rasoio, l’audience scema. Molto meglio tornare a parlare di cronaca, di morti ammazzati, di incidenti del sabato sera o dei nuovi amori tra veline e calciatori. Questo fa audience.

Mi spiace doverlo dire, ma i media italiani, per quanto Riotta dica il contrario, non sono in grado di informare, di uniformare semmai.

A Gaza la situazione è tesa, tesissima. Dal cessate il fuoco del 18 gennaio abbiamo i primi tre civili feriti, israeliani, senza alcuna rivendicazione da parte di alcun gruppo. Si tratta di un ordigno esploso, ed immediata la risposta di Olmert: "La risposta potrebbe non essere proporzionata".

Ovvero, ad ordigno corrisponde bombardamento, piazza pulita. Viene da chiedresi: e quando mai è stata proporzionata la sua risposta signor Olmert?

A far capire quanto sia instabile il cessate il fuoco sono gli stessi dirigenti israeliani, che affossano di domande la tregua, di dubbi, come: Come farà Israele a controllare il traffico di armi di Hamas; questa tra un anno potrebbe addirittura colpire Tel Aviv senza problemi.



Meglio, allora, fare un po’ di guerra preventiva come la dottrina Bush ci ha insegnato.

"Alle minacce di Olmert di rispondere agli ultimi lanci di razzi palestinesi non sono seguiti fatti", ha notato Zwi Fogel, un ufficiale della riserva che vive nel Neghev occidentale. "Inoltre non abbiamo ancora capito come Israele saprà impedire il traffico di armi di verso Hamas, che tra un anno sarà prevedibilmente in grado di colpire Tel Aviv. Infine nessun progresso sembra essere stato compiuto per la liberazione di Ghilad Shalit", il caporale tenuto in ostaggio da Hamas dal giugno 2006. Nella imminenza delle elezioni politiche questo malumore potrebbe penalizzare i partiti di governo e rafforzare i partiti della destra nazionalista, che già sono dati in netto vantaggio negli ultimi sondaggi." (da rainews24, che sul sito internet un po’ di informazioni, ogni tanto, le dà).

Vik, Vittorio Arrigoni pubblica oggi una lettera in risposta a Giulietto Chiesa, che è anche una missiva indirizzata a Frattini. C’è paura, paura che veramente i cretini discepoli di Lee Kaplan continuino nella loro opera, che davvero facciano ciò che hanno promesso.

"Le reiterate e costanti minacce di morte rivolte a me e ai miei compagni dell’International Solidarity Movement se non destassero reale preoccupazione, le avremmo considerate trofei. Evidentemente a chi olia gli ingranaggi della macchina della morte israeliana dà estremamente fastidio chi da questa parte si impegna così estenuamente per la pace e i diritti umani." (da guerrilla blog, il blog di Vik)

La guerra non è finita, non lo crediate. Si potrebbe forse dire che non è mai finita, in tutti questi anni. E l’Italia, così prodiga a mandare i militari nelle città, così veloce a promettere estromissioni di civili extracomunitari, così blanda nel mandare forti contingenti in false missioni di pace, così istintiva nell’imparare la dottrina della guerra preventiva di Bush, cosa ha fatto per un suo civile a cui hanno sparato, che è stato rapito, incarcerato, e solo per essersi impegnato per la pace? Nulla. Il mio vuole essere un messaggio a tutti voi. Restiamo umani anche da questa parte di mondo e facciamolo quantomeno informandoci, leggendo tra le righe, cercando, scavando in seno alla verità. Restiamo Umani.

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