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Gambia, all’ergastolo per 100 magliette
con la scritta “Fine della dittatura”

Avevamo già parlato, all’inizio di questo blog, di una delle più allucinanti vicende giudiziarie degli ultimi tempi: quella di Amadou Scattred Janneh, ex ministro dell’Informazione del Gambia, arrestato nel giugno 2011 per aver stampato e distribuito 100 magliette su cui era scritto “Fine della dittatura, adesso”.

Janneh, che ha doppio passaporto gambiano e statunitense (è stato per molti anni professore associato all’Università del Tennessee), dopo la breve esperienza governativa ha contribuito a fondare un’Organizzazione non governativa, la "Coalizione per il cambiamento".

Accusato di “cospirazione per rovesciare il governo del Gambia con metodi illegali” e di “aver promosso odio, disprezzo e disaffezione nei confronti del presidente del governo del Gambia”, nel gennaio di quest’anno Janneh è stato condannato all’ergastolo e ai lavori forzati. Per 100 magliette.

Ironicamente, appena quattro giorni fa, il 22 luglio, il presidente del Gambia Alhaji Yahya Jammeh ha autocelebrato la “Giornata della libertà”, con cui egli festeggia ogni anno il colpo di stato militare che lo portò al potere, nel 1994, nel piccolo stato-enclave dell’Africa occidentale.

In precedenza, il 22 maggio, Jammeh aveva lanciato l’Operazione bulldozer (nome da lui creato) per liberare il paese da tutti i criminali, secondo una variegata lista comprendente pedofili e autori di frodi informatiche, trafficanti di droga e omosessuali. In quell’occasione, Jammeh aveva ordinato alle forze di sicurezza e all’Ispettore generale di polizia di applicare questa sua politica: “Prima spara e poi fai le domande!”

Jammeh, piuttosto che rimanere al potere, dovrebbe essere sul banco degli imputati di qualche organo di giustizia internazionale (quelli nazionali li controlla lui personalmente).

Qui, potrebbe rispondere anche della “caccia alle streghe” (sarebbe meglio togliere le virgolette in questo caso) ordinata all’inizio del 2009, quando si era convinto che una sua zia fosse morta per un maleficio. Assoldò esorcisti e “medici” (qui le virgolette ci stanno tutte) per individuare le streghe e gli stregoni colpevoli del decesso della zia. Come andò a finire, potete leggerlo qui.

L’Ecowas (l’Unione degli stati dell’Africa occidentale) brilla per la consueta inazione, ma anche dalle parti di Washington non risulta ci si stia dando granché da fare per salvare un connazionale del presidente Obama condannato all’ergastolo. Per 100 magliette.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.5) 26 luglio 2012 21:08

    Non guardate l’africa con distacco...anche i paesi industrializzati come l’italia pagheranno il prezzo molto caro di aver dormito sugli allori piuttosto che essersi accorta che il mostro della Massoneria stavo organizzando la dittatura mondiale...Altro che magliette..quando saranno pronti, numerosi e operativi personaggi come i militari dell’Eurogendfor vedrete che le risate vi passeranno...e la parola d’ordine sarà sopravvivere alle pallottole...

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