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G7: Trump e l’Europa divisa

Il G7 ha preso atto della situazione esistente senza cambiarla. Porte chiuse agli immigrati, sospesa la questione del clima ,il terrorismo si combatte cotro l’Iran e finanziando gli amici dell’ISIS. Questi i risultati veri del vertice, il resto è fuffa.

E sapete perché? Perché mancavano le basi politiche, i progetti concreti ,statisti, all'altezza delle sfide imposte dalla società di oggi. Non c’erano politici degni di questo nome, al tavolo delle decisioni, ma gente in balia delle lobby e del potere finanziario, incapaci di avere una visione programmatica, di coltivare valori, di lottare per la gente e per un’idea, ma solo per i voti, per il business, per la conservazione del potere.

A dare le carte è stato il califfo di Bagdad che ha dettato l’agenda, anche con l’attentato di Manchester, per dividere i 7, e le lobby del petrolio e delle armi, che hanno segnato la direzione di marcia nella lotta al terrorismo e sul clima. Hanno arrancato i leader delle sette potenze mondiali: Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna, Canada, Giappone, Italia ,senza costrutto e risultati. Nessun accordo sulla questione immigrazione, nessun accordo sul terrorismo, nessun accordo sul clima sospeso .

Viviamo in una società globale regolata dalla interdipendenza, dove il mondo è la casa di tutti, la terra è casa nostra, la società mondiale la nostra famiglia, il mondo è mercato interno e per questoche clima, migrazioni, terrorismo e sicurezza sono temi sempre più intimamente legati.

Il riscaldamento della terra, l'inquinamento dell’aria e del suolo, che nascono dall’economia del profitto, si traducono, non solo, in un ridimensionamento della qualità della vita che riguarda tutti, ma in un‘accentuazione delle disuguaglianze tra paesi ricchi e paesi poveri. Il degrado della terra danneggia tutti, specialmente i più poveri, che per sopravvivere sono costretti ad affrontare il dramma, il rischio e la speranza dell’emigrazione, le cui problematiche si ripercuotono sull’occidente, in termini economici e di sicurezza.

Questo c'è scritto nell’enciclica “laudato sii”, regalata dal papa a Trump anche come messaggio, per i membri del g7. Questa la dimensione in cui essi avrebbero dovuto affrontare le tematiche in agenda, ma non c'è stata volontà politica, sensibilità e conoscenza, per una loro comune gestione.

Non c'è coesione solidarietà fra gli stati in Europa sul tema immigrazione e così succede che la questione che più sta a cuore all'Italia, sortisce un ben misero risultato. Nella bozza finale, dopo una formale ipocrita dichiarazione di sostegno per i diritti umani dei migranti e rifugiati, il G7 riafferma “i diritti sovrani degli Stati di controllare i loro confini e fissare chiari limiti ai livelli netti di immigrazione, come elementi chiave della loro sicurezza nazionale e del loro benessere economico".

Viene formalizzata la fine dei corridoi umanitari e la legittimità dei muri. Viene formalizzato il principio di “frontex”, che regola i salvataggi in mare dei profughi: l’immigrazione è invasione e come tale, non è una questione di integrazione, ma di sicurezza, di difesa dei confini. 

E allora, con queste premesse, l’intesa per una partnership diretta ad “aiutare i Paesi a creare nei loro confini le condizioni che risolvano le cause della migrazione" è una pura finzione. Del resto quale accordo è possibile senza un progetto concreto? E’ assurdo chiedere al Trump protezionista una politica globale per l’immigrazione che l’Europa non ha.

E d'altra parte nessuna intesa è possibile sul clima, mentre in Usa le lobby del petrolio e del carbone fanno sentire la loro voce per strappare gli accordi di Parigi sul clima. E la questione immigrazione, la guerra al terrorismo?Z”zero carbonella”.

Il fatto è che l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati, che smentiscono la propaganda antioccidentale dell’isis e sviluppano l’alleanza con gli islamici moderati hanno scarso appeal, perché fanno perdere voti. Grande appeal hanno invece gli accordi finanziari, la fornitura d’armi,di imprese occidentali ai paesi amici dei terroristi come il Qatar.

Il G7 rinuncia ad una delle armi più efficaci nella guerra contro il terrorismo, preserva nelle mani del califfo un’arma contro l’occidente. Ma di questo non si è parlato. Un suicidio per l'Occidente, una vittoria per il califfo. Del resto, su quali basi reali dovrebbe poggiare l’accordo contro l’Isis, sulla lotta all'Iran o sull’alleanza con i sauditi che sono i principali finanziatori del califfo?

Trump è andato a chiedere agli amici dei terroristi di combattere i terroristi, dice di combatterli per conservare i voti, ma poi li aiuta per avere appoggi politici e finanziamenti elettorali. Silenzio dell'Europa. Perché? Perché così ha deciso Trump, e la lobby delle armi americane? Vogliono combattere il terrorismo o fornirgli armi attraverso l’Arabia saudita? E’ più importante sconfiggere il califfo o fare affari con i Paesi che lo finanziano? I leader veri decidono, per l’una o per l’altra soluzione, ma decidono e se assumono la responsabilità.

I leader europei, invece, lasciano tutto nell’incertezza, mettono un piede in due scarpe, in bilico tra le lobby che li finanziano e gli elettori che li votano. L'Europa dice di combattere il terrorismo ma è incapace di individuare una politica condivisa dai suoi membri, per l'accoglienza e l'integrazione che pure sono armi formidabili contro il califfo, mentre tace di fronte a Trump che disdice gli accordi con Theran .

Hanno detto di condividere i dati delle intelligence ma quale condivisione é possibile mentre sale la tensione tra Usa e Regno unito, per la fuga di notizie riservate sulle indagini di Manchester e la loro divulgazione sui media USA. Quali i dati che condivideranno, quelli contro l'Iran o contro l'Arabia saudita?

Resta sospesa la questione del commercio internazionale, che rappresenta un altro motivo di scontro tra i leader europei favorevoli al multilateralismo e libero scambio e Trump fautore di barriere, dazi e protezionismo.

In questo contesto, first USA, dice Trump, seguito dai fascistelli nostrani che gridano contro gli immigrati, first Italia, first Francia, ecc... senza accorgersi che accogliere questo principio, significa accettare, sul piano economico, il dominio del più forte e quindi degli Stati Uniti . Diventa evidente quindi l’intreccio tra la questione emigrazione e quella economica nella versione protezionistica. 

Ma questi sono aspetti trascurati dal G7 che incastrato nell'impasse nazionalismo/globalizzazione, non tiene conto che il nemico non è la globalizzazione, il rimedio non è il nazionalismo, ma la gestione liberista della globalizzazione.

In una società globale, una politica nazionalistica non trova spazio perché impraticabile.
Nessuna barriera nazionalistica, può frenare l'interdipendenza tra gli stati, nessuna censura può fermare il contagio tra culture e civiltà che naviga su stampa e TV, ma soprattutto sulle reti.

 (Foto: Palazzo Chigi/Flickr)

 

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