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Francia: l’omicidio di un ecologista riapre il dibattito sulla violenza delle forze dell’ordine

Tragedia in Francia nella notte tra sabato e domenica. Un giovane di 21 anni, Rémi Fraisse, è morto durante le manifestazioni di protesta contro la costruzione di una diga a Sivens, nel dipartimento di Tarn nel sud-ovest dell'Esagono.

Descritto inizialmente come un attivista, sembra, dalla testimonianza della findanzata e di alcuni amici, che Rémi non militasse in nessun movimento politico organizzato e che fosse sul posto per caso. 

Il ragazzo, la notte di domenica 25 ottobre, stava prendendo parte ad un'iniziativa del movimento ecologista che si oppone alla realizzazione dell'opera infrastrutturale e che tenta di impedire attivamente l'avanzamento dei lavori del cantiere, che hanno seriamente danneggiato l'habitat della zona umida di Trestet.

A raccontare l'accaduto a LCP, il canale televisivo dell'Assemblea Nazionale francese, è stato Victor Belle, un giovane militante ecologista che era presente al momento dell'accaduto. Insieme ad altri cento si era avvicinato, di notte, ad un'estremità del cantiere presidiata dalle forze dell'ordine, disposte a difesa degli alloggi degli operai impegnati nell'opera di disboscamento dell'area.

Volevamo fare in modo che non ci fossero più gendarmi nella zona e fermare il cantiere (…). Hanno cominciato a tirare dei lacrimogeni. Faceva caldo. Si era tra le due e le due e mezzo di notte quando abbiamo visto un compagno cadere a terra. I poliziotti anti-sommmossa hanno provato subito a portarlo via”. Vicino alla macchia di sangue, ancora presente il giorno dopo l'accaduto, si distinguevano alcune linee che fanno pensare ad un corpo trascinato di peso nel fango.

“La cosa è andata avanti fino alle 4 – prosegue il giovane nell'intervista – e il mattino dopo abbiamo saputo che c'era stato un morto. Abbiamo capito subito che si strattava del nostro compagno”.

Claude Dérens, procuratore di Albi, nelle ore immediatamente successive alla tragedia ha offerto una ricostruzione della dinamica dei fatti piuttosto fantasiosa. I gendarmi, attaccati da un centinaio di manifestanti violenti, che lanciavano molotov al di là delle reti del cantiere, avrebbero notato un ragazzo a terra e si sarebbero allontanati dall'area presidiata e sotto attacco per prestargli il loro soccorso.

La morte di Rémy ha ovviamente innestato una serie di reazioni e contro-reazioni molto intense. I membri del movimento ecologista chiedono giustizia, accusano il governo e rilanciano la propria lotta contro la costruzione della diga. La sinistra francese chiede le immediate dimissioni del Ministro degli Interni Bernard Cazeneuve, che però resiste. E' stato anche lanciato sul web un sito interattivo, Occupy Sivens, attraverso cui è possibile esprimere il proprio sostegno al movimento e alla causa ecologista, attraverso l'hashtag #OccupySivens. In meno di 24 ore si sono contate 1500 adesioni.

Intanto l'inchiesta sull'accaduto va avanti, per ricostruire con precisione la verità dei fatti. Anche il procuratore Dérens ha dovuto fare marcia indietro ed ora punta il dito contro i gendarmi. Rémi sarebbe morto a causa dell'esplosione di una granata:

“Abbiamo trovato tracce di TNT sui vestiti della vittima – ha annunciato il magistrato. Questo ci porta a ritenere che sia stato utilizzato un esplosivo di tipo militare”. L'inchiesta, dunque “Non può oggi escludere il ruolo di una granata offensiva lanciata dalla postazione dove si erano barricati i gendarmi nella notte tra sabato e domenica”.

L'inchiesta, come dichiarato dallo stesso Dérens, è destinata a passare nelle mani della giustizia militare, come previsto dal codice di procedura penale per i casi che coinvolgono membri delle gendarmeria, un corpo di polizia sotto il controllo del Ministero della Difesa francese.

Anche il presidente Hollande è dovuto intervenire sull'accaduto, facendo appello alla responsabilità di tutti e promettendo il chiarimento della verità sulle circostanze del dramma. Il Primo Ministro Valls ha invece deciso di difendere l'operato del suo esecutivo, ribadendo il proprio sostegno al guardasigilli Cazeneuve e alle forze dell'ordine sotto accusa. Lo stesso Cazeneuve ha riferito in parlamento sui fatti di Sivens, esprimendo il proprio dispiacere per la morte del giovane e per la tragedia che ha investito i suoi cari. “Questo dolore ci obbliga ad un dovere morale. quello della verità. Farò di tutto perché la si possa conoscere”, ha concluso.


Mort de Rémi Fraisse : "Je ferai tout pour que... di LCP

La segretaria nazionale del partito Europe Ecologie-Les Verts, Emmanuelle Cosse, ha però rilanciato l'indignazione di molti, ribadendo l'eccezionale gravità dell'accaduto “E' dal 1977 che nessuno moriva durante una manifestazione ecologista e dal 1986, con Malik Oussekine, che non non si aveva un morto durante una manifestazione pubblica di protesta”.

Anche José Bové, storico rappresentante delle battaglie ambientaliste fracesi ed oggi europarlamentare, è intervenuto accusando direttamete il Ministro degli Interni per aver dislocato “deliberatamente dei gendarmi a protezione di una zona devastata senza alcun che da difendere, unicamente per creare tensione”.

Intanto i lavori del cantiere si fermano, come annunciato da Thierry Carcenac, Presidente del Consiglio Generale di Tarn. Secondo Carcenac la morte di Rémy Fraisse impone la riapertura del dibattito pubblico su un'opera che genera tensioni e contestazioni.

Mentre il principale partito di destra, l'UMP dell'ex presidente Sarkozy, esprime costernazione per l'accaduto ma attacca il movimento ecologista, colpevole di sostenere la “violenza politica” e di voler strumentalizzare il dramma contro le forze dell'ordine, in Francia si accende il dibattito sull'uso della forza pubblica da parte di un governo di ispirazione socialista.

Per l'avvocato William Bourdon, presidente dell'associazione Sherpa, che difende le popolazioni vittime dei crimini economici, “la differenza tra destra e sinistra è ormai solamente cosmetica”. Intervistato da Liberation, dopo l'arresto di alcuni giovani attivisti che erano scesi in strada a Parigi per ricordare la morte di Fraisse, Bourdon descrive una situazione “estremamente paradossale”:

“Nel momento in cui dovremmo avere un governo capace di ascoltare i movimenti dei cittadini che esprimono collera, protesta e indignazione, ci ritroviamo un governo che risponde con un approccio securitario e repressivo e che quando prende una decisione buona, lo fa in modo tardivo e dunque inutile. E' noto storicamente che un autismo di questo tipo provoca solo malintesi, radicalizza la sfiducia e nutre un circolo vizioso che col tempo diventa sempre più difficile da ribaltare”. L'avvocato ha poi criticato duramente il governo per il suo silenzio, nelle ore successive all'uccisione di Fraisse. Invece di esprimere vicinanza e dispiacere, il governo “ha preferito una logica cara alla destra, in queste situazioni: l'attendismo, l'indugio, la mancanza di trasparenza. Risultato: quanto successo contribuisce ad approfondire il fossato (tra i cittadini e le élite, ndr) che il governo aveva invece il compito di ridurre”. Si determina quindi una distanza sempre maggiore, secondo Bourdon, tra una sinistra dei cittadini e una sinistra di governo che, “invece di incarnare l'interesse generale, sembra prediligere gli interessi di categoria o le logiche a breve-termine e preferisce il cinismo all'etica, la negazione al coraggio della verità, il ripiegamento su se stessa all'universalismo”. E in relazione alla repressione del dissenso, la differenza tra destra e sinistra si riduce ormai, continua l'avvocato, ad una dimensione cosmetica: “Non c'è nessun cambiamento, nonostante molti giovani sperassero che la sinistra volesse lottare contro la cultura dell'impunità delle forze dell'ordine che nutre sentimenti di persecuzione e di reazione”.

Nelle parole di Bourdon si scorgono alcune somiglianze tra la realtà italiana e quella transalpina. La difficile gestione dell'ordine pubblico in Val di Susa e la risposta repressiva dello Stato alle istanze dei movimenti locali che si oppongono alla realizzazione dell'opera, ricordano da vicino le vicende francesi che hanno portato alla drammatica fine di Rémi. Anche in Italia, inoltre, un governo di centro-sinistra si trova sotto accusa per il comportamento delle forze dell'ordine nella gestione della piazza.

In un Europa in crisi dove i movimenti di protesta rischiano di radicalizzarsi a causa della mancanza di risposte da parte delle istituzioni, la sinistra deve trovare il modo di non rinunciare alla propria identità e di non tradire il mandato che i cittadini le hanno dato per governare. Non sarà affatto facile.

Foto: pagina Facebook Justice pour Rémi Fraisse

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